Nella
sua seconda lettera a Timoteo l’apostolo Paolo scrive: “Tutta la Scrittura è
ispirata da Dio e utile per insegnare, per riprendere, per correggere, per
disciplinare nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia pienamente competente,
del tutto preparato per ogni opera buona”.
Chi
è l’uomo di Dio? Non è il prete o la suora ma ogni essere umano che sta aprendo
il proprio cuore al Padre permettendogli di trasformarlo da cuore di pietra a
cuore di carne; è colei che chiede a Dio di essere utilizzata per i suoi scopi,
è colui che prega “sia fatta la tua volontà, venga il tuo regno”, toglimi dal
sonno della coscienza e aiutami a non esser più del mondo pur vivendoci.
L’uomo
e la donna di Dio desiderano essere competenti e preparati per ogni opera buona
e per questo usano anche le Sacre Scritture per conoscere più a fondo la
volontà di Dio e accrescere la propria consapevolezza. Noi tutti amiamo quindi
utilizzare la Bibbia e non solo i vangeli e le lettere ma anche il cosiddetto
vecchio testamento e, nell’accostarci alla lettura, chiediamo che il Padre
infonda il suo spirito su di noi.
Leggiamo
il libro di Esodo, al capitolo 20, i versi 4 e 5:
“Non devi farti immagine scolpita né
forma simile ad alcuna cosa che è nei cieli di sopra o che è sulla terra di
sotto o che è nelle acque sotto la terra. Non devi inchinarti davanti a loro né
essere indotto a servirle…”
Di
cosa sta parlando il Padre, cosa vuole dire a noi, uomini e donne del 2013 che oggi consideriamo questo comando?
Per
noi gli idoli di cui parlano i dieci comandamenti sono le cose che desideriamo
di più, tutto ciò cui immoliamo l’intera nostra vita, l’energia, l’attenzione,
ogni nostra risorsa.
Sono
gli oggetti materiali, le persone o le posizioni sociali cui aspiriamo. Essi ci
impediscono di vivere la bellezza del “qui e ora” perché noi aspiriamo a
qualcosa che forse avremo presto, in futuro, ritenendo che, una volta giunti a
quel traguardo, la nostra vita cambierà, saremo finalmente soddisfatti e
appagati.
Fanno
così i ragazzi quando desiderano tanto il primo telefonino o la prima moto, o
quando attendono la patente di guida.
Fanno
così le donne che aspirano a cambiare il mobilio o a rifarsi il seno.
Fanno
così le persone che cercano con trepidazione l’anima gemella.
Fanno
così gli uomini che vogliono la macchina nuova o aspirano a fare carriera.
I
desideri di queste e altre cose diventano fissazioni e occupano tutto il nostro
campo mentale ed emotivo.
Questi
idoli ci derubano della vita e ci impediscono di capire chi siamo e come
dovremmo impiegare la nostra esistenza.
Gli
idoli sono inoltre una strategia che attuiamo per anestetizzarci, per non
avvertire il dolore che proviamo dentro; ma il dolore è un dono di Dio, è un
campanello d’allarme per avvertirci che stiamo sbagliando qualcosa. Se noi
sopprimiamo il sintomo arriveranno dolori e disavventure più grandi fino a che
non prendiamo coscienza del significato delle nostre difficoltà.
Facendo
un collegamento con il capitolo 11 di Genesi scopriamo anche il significato più
profondo del racconto della costruzione della torre di Babele. Essa rappresenta
la nostra condizione di uomini che cercano a tutti i costi di farsi un nome;
ogni uomo spreca il suo prezioso tempo e la sua energia per ottenere una
posizione, un riconoscimento.
Il
Padre dice: “ma come, io ho fatto questo uomo perché abbia grandi progetti e
lui si dovrebbe accontentare di questi obiettivi meschini? Ah no, io adesso
scendo e gli confondo le cose, gli mando tutto a gambe all’aria!”
Anche
nel vostro caso, quante volte Dio è sceso, è intervenuto e ha scombinato tutto?
Se vi sembra non sia ancora successo preparatevi perché immancabilmente
succederà, deve succedere! Dio non può permettere che uno dei suoi figli non
viva da Uomo ma continui a razzolare nel fango e la ghiaia come un bipede
pennuto.
Un
consiglio quindi: in futuro non innamoratevi più dei vostri progetti, della
vostra volontà personale ma rimanete in ascolto della volontà di Dio affinché
sia lui a dirvi cosa fare della vostra, o meglio della sua vita.
Enrico D'Errico
Enrico D'Errico