......continua dal post "Fa che l'aurora..."
Questo e i prossimi post sono tratti dal mio libro “Io sono un’anima” e dai testi di Alphonse e Rachel Goettmann citati nel post precedente.
Perché siamo diventati così affamati di tutto ciò che possiamo gustare con i
cinque sensi? Quale è il vuoto che tentiamo disperatamente di colmare?
Naturalmente, giacché la fame che molti avvertono non ha
nulla a che vedere con la fame autentica che spinge a consumare il cibo che
garantisce la sopravvivenza, la cosa peggiore che si possa fare è proprio
mangiare o comunque focalizzarsi esclusivamente sul cibo come causa o soluzione
dei nostri disagi. In questo modo si può arrivare gradatamente, senza che
neanche ce ne accorgiamo, ai problemi definiti di tipo alimentare, come
l'anoressia, la bulimia e la superalimentazione compulsiva. Conosco molte
persone con difficoltà di questo tipo, ma ben poche che riescano ad ammetterlo
a sé stessi e agli altri.
Mai e poi mai si
potrà uscire da questo tipo d’inferno se non si capisce da cosa origina, se non
si comprende come colmare realmente il vuoto interiore che porta o a dimagrire
drasticamente lasciandosi morire d’inedia o a ingrassare a dismisura.
L'essere umano ha
come bisogno primario l'amore: esso è un vero e proprio alimento. I genitori
dovrebbero in teoria dare questo genere di alimento al bimbo almeno sin dal
concepimento, se non prima.
Poi dovrebbero,
con il loro esempio, aiutare ad amare lui per primo il prossimo e la natura
circostante e di conseguenza a cominciare a percepire l'amore di Dio. Questo è
in assoluto l'unico modo che potrà far crescere in maniera sana e produttiva il
bambino che in seguito, da adulto, continuerà a sentirsi al sicuro, amato e
sostenuto anche senza l'aiuto, l'amore e l'amicizia di altri esseri umani.
Naturalmente poiché la maggioranza di chi genera bambini non riesce a
comprendere la seria responsabilità da assumersi con gratitudine, il pianeta è
gremito di persone che si aggirano come anime perse che cercano di colmare le
proprie immense lacune dedicandosi con assiduità alle soddisfazioni del corpo fisico,
come il cibo, il sesso, il potere, la ricchezza, e altro ancora.
Ma cosa è
possibile fare in pratica per avere la meglio sul costante senso di fame,
l'ingordigia e la voracità in senso generale?
Prendersi un
periodo di riposo, staccando dal normale ritmo di lavoro e di vita quotidiana,
è sempre il primo importante passo da compiere. E' anche fondamentale lasciare
la propria abitazione e cercare un luogo tranquillo e isolato in cui soggiornare
da soli: l'ideale è trascorrere un periodo presso un monastero dove sarà
possibile beneficiare dell'energia del luogo e ricevere il sostegno di monaci
amorevoli. Appena vi siete ambientati cercate di osservare dei digiuni, a
cominciare dal saltare anche un solo pasto, fino ad arrivare, se le vostre
condizioni ve lo permettono, a un massimo di tre giorni, assumendo soltanto
della buona acqua di sorgente e, se volete, l'eucarestia in chiesa.
Durante il periodo
di digiuno riempite il vostro tempo con attività piacevoli e faticose come
camminare, lavorare a un orto o un giardino; quando sentirete la fame
sforzatevi di attenervi all'orario che avrete stabilito in precedenza per il
pasto, non prima: ciò creerà distanza tra la vostra pulsione ad assumere cibo e
il momento in cui effettivamente mangerete. Così riuscirete gradatamente a
riuscire a gestire il vostro corpo e non più a esserne controllato. Dopo il
digiuno, secondo le vostre condizioni, potrebbe essere indicato assumere succhi
di frutta o verdura, frutta o verdura cotta o cruda, per poi arrivare
gradatamente a prendere del brodo di verdura e in seguito dei cereali integrali
ben cotti.
Nei momenti di
riposo tra un lavoro e l'altro dedicatevi solo a letture realmente edificanti,
come i Vangeli, gli scritti dei Santi, o altro materiale sacro.
Quando state per
tornare a casa vostra non dimenticatevi di chiedere assistenza a qualche amico fidato perchè probabilmente avrete bisogno di molto aiuto per superare il momento di
passaggio. Ritornando alle vostre occupazioni abituali non dimenticate di
riscattare momenti di silenzio e quiete solo per voi; forse, pur assolvendo con impegno le vostre responsabilità, lo farete
con più leggerezza, senza perdervi completamente in ciò che fate ma conservando
una sorta di punto di vista più elevato, uno sguardo meno coinvolto. Questo potrebbe essere l'inizio dell'imperturbabilità di cui parlano i testi sacri di tutto il mondo;
ci vorrà del tempo, ma non scoraggiatevi e non rinunciate per nessuna ragione
al vostro cammino. Nessun tesoro al mondo è paragonabile al piacere di poter
finalmente sentire di essere un’anima e mettersi al servizio del nostro Padre
celeste.
Per quanto riguarda la quantità corretta di cibo da assumere, ogni individuo, abituandosi a
osservare le reali necessità del proprio corpo, troverà quanto mangiare, e sarà
sorpreso di costatare che è necessario ben poco cibo solido per vivere; si,
perchè, come ci ha insegnato Gesù Cristo, "non di solo pane vive l'uomo ma
di ogni espressione che esce dalla bocca del Padre". Vi assicuro che ciò
corrisponde al vero! E persino la richiesta che esprimiamo in una frase del
Padre nostro parla proprio di questo: "dacci oggi il nostro pane
quotidiano (o sostanziale)", riferendosi ovviamente al cibo più importante
per noi e cioè lo studio delle sacre scritture, la meditazione e la preghiera.
Quindi è certo che nella misura in cui ci alimentiamo spiritualmente, più
attenzione dedicheremo alla nostra relazione con Dio, minore sarà la quantità di
cibo da assumere, perchè il nostro vuoto interiore sarà colmato dallo spirito
divino.
(Altri
suggerimenti sono esposti nella parte del libro riguardante la masticazione)
Uno dei momenti più importanti per creare uno spazio
sacro di silenzio è proprio prima di consumare del cibo: bastano pochi minuti
in cui cercate di favorire la connessione con Dio tramite una respirazione
calma, osservando con gratitudine la bellezza del piatto che avete davanti, per
arrivare quindi a una piccola preghiera espressa con le vostre parole spontanee.
In questo semplice modo riuscirete a sentirvi soddisfatti anche mangiando poco
e non cadrete più nell'illusione di pensare che tanto cibo vi serva per non
avvertire quel senso di disagio e di vuoto.
In
effetti, la preghiera di ringraziamento che si faceva un tempo nelle famiglie e
tuttora nei monasteri e conventi serve proprio anche a questo.
Enrico D'Errico
Enrico D'Errico