....continua dal post "Dio ti vede"
Chi davvero prega sa che è un’arte che
non si può imparare in tre giorni di week-end intensivo. Essa richiede un
impegno costante, una focalizzazione quotidiana in Cristo; il mettersi in
contatto con lui deve diventare la prima cosa che vuoi ottenere nella tua
giornata. Vedrai che col tempo sarai in grado di sentire la sua voce perché
avrai modificato il tuo apparato uditivo, togliendo il tappo della
superficialità, dell’arroganza, dell’ignoranza.
Man mano che ripulirai il tuo essere, a tutti i livelli, da
ogni grossolanità, sarai reso in grado di “vedere” il Cristo in molte più
circostanze del solito; sarà sul volto di quella donna che ti ha venduto dei
fiori al mercato, lo troverai nel volo magico di un gruppo di storni……, Quando
avrai orecchie per sentire lo ascolterai
costantemente che si esprime in te, con te e mediante te.
Gesù dice: “Tu, quando preghi, entra nella tua stanza
privata e, chiusa la porta, prega il Padre tuo che è nel segreto, allora il
Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà. Ma nel pregare non dite
ripetutamente le stesse cose, come fanno le persone delle nazioni” (Matteo 6:6,7)
Esaminando i versetti di Matteo, vediamo che anche le
persone delle nazioni del mondo pregano, ma esse, nel loro modesto stato di
coscienza, amano privilegiare anche in questo caso l’aspetto più grossolano,
quello quantitativo; essi infatti fanno uso di molte parole e dicono sempre le
stesse cose. Essi non sanno neanche cosa stanno dicendo, non sono lì presenti,
non stanno parlando con Dio ma semplicemente, come dei registratori, stanno
riproducendo qualcosa d’imparato a memoria, senza conoscerne il significato e
solo per farsi vedere dalle altre persone in modo che esse possano stupirsi
della loro presunta grande fede.
Gesù ci ricorda che in realtà potremmo anche stare in
silenzio quando preghiamo, perché il Padre conosce ciò che ci occorre ancora
prima che lo chiediamo.
Chi tra di noi ha un compagno o una compagna di cui è
ardentemente innamorato sa cosa questo significhi: infatti, quando tu ami sai
cosa l’altra desidera ancora prima che lei te lo dica, e sei desideroso di
accontentare con prontezza quella richiesta anche se inespressa. Questo è ciò
che Dio fa nei nostri confronti; lui ci ama molto e quindi è velocissimo nel
capire le nostre esigenze e desideroso di soddisfarle pienamente.
Quando si prega in una condizione di coscienza di mondo,
non possiamo chiedere cose che siano in armonia col proposito che il Padre ha
per noi. Non c’è fede, non c’è fiducia. Forse c’è a malapena un poco di
speranza ma di sicuro non c’è l’assoluta certezza che lui ascolta ed esaudisce
le nostre suppliche. In realtà, Dio ascolta ed esaudisce tutte le preghiere. Mi riferisco
al fatto che essendo creatori della nostra realtà, qualunque cosa chiediamo la
otteniamo; quindi è importante osservare cosa stiamo anche inconsapevolmente
chiedendo.
Proseguendo Gesù dice “Voi dovete dunque pregare così:
“Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo
nome. Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla
terra.
Dacci oggi il nostro pane per questo giorno, e perdonaci i
nostri debiti come anche noi li abbiamo perdonati ai nostri debitori.
E non ci condurre in tentazione ma liberaci dal malvagio”.
Meravigliose parole, pregne di significato.
Naturalmente il buon senso, ma anche il versetto 7 del
capitolo 6 ci fanno comprendere che non necessariamente dobbiamo sempre
ripetere le esatte parole della preghiera. E’ necessario piuttosto chiedere a
Dio stesso di permetterci di entrare nei vari concetti espressi per poterne
trarre gli insegnamenti più nascosti e imparare a pregare in un modo che
rispecchi i contenuti di quella preghiera modello.
Alla luce di quanto ho imparato nel corso della mia vita,
ma soprattutto grazie all’ispirazione che sento sempre più impregnare il
mio cuore, vorrei suggerirvi un altro approccio a tale preghiera; ovviamente
lungi da me l’idea di poter aggiungere o togliere qualcosa al Padre nostro
insegnato da Gesù, che è perfetto così com’è. Il mio suggerimento è di
percepire che il Padre sta già esaudendo
la nostra supplica nel momento stesso in cui gliela rivolgiamo e che quindi
“il suo nome è gia santificato sulla terra e il suo Regno è gia attivo in
ognuno di noi che ci sforziamo di eseguire sulla terra la sua volontà. Lui ci
provvede ogni giorno le cose necessarie al nostro mantenimento, e parlo non
solo del cibo solido ma di tutto il nutrimento spirituale cui abbiamo libero
accesso. Naturalmente, conoscendo la misericordia di Dio, so che quando sono in
buoni rapporti d’amore col mio prossimo, egli perdona immediatamente tutti i
miei errori, volontari e involontari. So, infine, che, il mio pastore amorevole
non permetterà mai che io sia messo alla prova oltre ciò che sono che mie
possibilità di sopportazione".
Quando ho cominciato a sentire questa realtà penetrare in
profondità nel mio cuore e permeare tutto il mio essere, ho compreso che forse
la preghiera più conosciuta al mondo potrebbe essere espressa in una maniera
che testimoni maggiormente la nostra completa e incrollabile fiducia, in
armonia con Marco 11:24 che dice “Tutte le cose che chiedete pregando, abbiate
fede di averle praticamente ricevute, e le avrete”.
E’ tempo che le nostre preghiere si trasformino sempre più
in un ringraziamento per qualcosa che già abbiamo, piuttosto che la
richiesta per qualcosa che pensiamo di non avere.
(vedi “Fede e preghiera”,
il post del 19 luglio 2012 di Salvatore Brizzi)
Questo concetto di ringraziare ancora prima di aver
ricevuto si ritrova in un altro passo della Bibbia, dove nel libro di Giovanni
al capitolo 11, versetti da 1 a 44 troviamo l’episodio struggente della
resurrezione di Lazzaro. Ancora una volta v’invito a leggere cercando di
entrare in uno stato di coscienza diverso da quello che vi serve per andare a
fare la spesa al supermercato; così vi sarà facile percepire la grandezza
dell’amore che Gesù aveva per il suo amico. Noterete anche come le persone con
cui Gesù interagisce, parlano e si comportano sempre a un livello di
consapevolezza molto più basso del suo: egli, infatti, parla e risponde sempre
cercando di portarle nella coscienza del Regno.
Ma il punto che vorrei mettere in risalto è al verso 41
dove leggiamo “Gesù alzò gli occhi al cielo e disse: Padre ti ringrazio di
avermi ascoltato.”
Il fatto degno di nota è che sebbene Gesù non abbia ancora
gridato a Lazzaro di venire fuori e il miracolo non sia ancora effettivamente
avvenuto, lui già ringrazia il Padre, perché la sua perfetta fede lo rendeva
sicuro di ottenere ciò che stava per chiedere. Troviamo conferma di questa fede
necessaria quando preghiamo, nel libro di Giacomo, al capitolo 1 versetti 6 e
7: “Ma continui a chiedere con fede, non dubitando affatto, poiché chi dubita è
come un’onda del mare mossa dal vento e spinta qua e là. Infatti, non supponga quell’uomo
che riceverà alcuna cosa dal Padre.”
E 1° Giovanni 5:14,15 aggiunge: “E questa è la fiducia che
abbiamo verso di lui, che qualunque cosa chiediamo secondo la sua volontà, egli
ci ascolta. Inoltre, se sappiamo che egli ci ascolta circa qualunque cosa
chiediamo, sappiamo che avremo le cose chieste giacché le abbiamo chieste a
lui.”
Enrico D'Errico
Enrico D'Errico