13 agosto 2013

Dell'attaccamento e altre perigliose manie

La scorsa notte, tra le zanzare che si nutrivano famelicamente col mio sangue e i motociclisti che sfrecciavano allegramente sulla Cristoforo Colombo, proprio non mi riusciva di dormire.
Allora, ripensando all'episodio della chitarra (vedi il post del 2 agosto) e a Clara (vedi il post del 9 agosto) ho pensato che il sottoscritto, per quanto riguarda l'attaccamento, ha materiale da vendere, tanto che, a volersene "approfittare", potrei scriverci sei o sette post!
Tu sei mia!
Per quelli fra voi che ancora forse hanno bisogno che spieghi cosa sia l'attaccamento, dirò che è una delle malattie più dannose e difficilmente curabili che affligge l'uomo; il malato in questione ha l'abitudine di legarsi in maniera morbosa a cose e persone al punto che la perdita di qualche bene da lui considerato irrinunciabile gli provoca dolori lancinanti e che si protraggono nel tempo.

Il senso del possesso ha, nella prima parte della nostra vita, lo scopo di sviluppare al meglio la nostra personalità, di strutturare bene i nostri corpi; ma se una persona, all'età di trent'anni, quando viene lasciato dalla fidanzata si comporta ancora piangendo e disperandosi come quando da piccolo gli rubavano le automobiline, ecco che si palesano evidenti i segni della patologia suddetta.
Gli esseri umani hanno il brutto vizio di identificarsi moltissimo con cose e persone e quando qualcosa va storto, sembra che sia stata strappata qualcosa dal  loro stesso corpo..... si sentono devastati.

E proprio questo fu il modo in cui mi sentii quando fui lasciato dalla mia prima moglie: mi sembrava che mi mancasse un organo vitale! Una cosa però ricordo altrettanto bene: il dolore fu fortissimo ma sentii anche chiaramente che il Padre si prendeva cura di me, mi "accarezzava il capo" come per consolarmi. 
Fu una delle prime volte che compresi che l'esistenza è costretta ad usare maniere molto forti per farti uscire dall'attaccamento, ma che al tempo stesso è amorevole e misericordiosa. 

Nello stesso periodo fu utilizzata un'altra sorta di rimedio per guarirmi dalla temibilissima malattia: il furto.

Avevo lasciato incautamente il mio gommone sulla spiaggia: nell'arco di un paio di notti sparì. 
Ma il rimedio del furto mi è stato somministrato molte volte nell'arco della vita; sono stato visitato spesso dai ladri sia in casa che in automobile, e molte volte sono stato truffato. Le ultime due volte sono ancora fresche e me le ricordo bene.
Un giorno un gruppo di africani mi propose un affare che mi sembrava allettante; dopo un po' capii che era una truffa ma nel frattempo mi avevano già spillato alcune migliaia di euro!
In un'altra occasione una persona dall'aspetto "tanto rispettabile" si offrì per farmi da mediatore nella vendita di una proprietà che  avevo acquistato in Liguria; fu molto abile nel portare avanti la trattativa e ad un certo punto mi disse che stava per concludere l'affare con un cliente e che la cifra pattuita era molto buona, ma disse che, visto che nel frattempo aveva dovuto sostenere molte spese, avrei dovuto anticipargli del denaro. Non esitai a consegnarglielo e fui anche tanto stupido da fargli vedere dove conservavo i soldi. Il giorno dopo lui venne da me e mi portò da assaggiare delle marmellate artigianali; da un certo punto di vista artigianali lo erano nel senso che il malandrino aveva personalmente aggiunto del Roipnol, un potente sonnifero, in dose massiccia! Mi addormentai profondamente e lui mi alleggerì dei soldi rimasti nel nascondiglio.

Effettivamente ora che sto scrivendo capisco che di materiale riguardo al morbo del possesso ne ho veramente tanto.

Quando avevo circa sedici anni mi ero comprato un motorino di cui andavo fiero e a cui ero molto affezionato.
In mia assenza, con la scusa che secondo i miei parenti il mezzo era vecchio e pericoloso e che inoltre bisognava fare posto nel garage, il motorino fu dato a un rigattiere.

Per bisogno di soldi fui addirittura costretto a vendere i miei strumenti musicali, cosa che per un musicista è decisamente doloroso.

Un'altra volta mi ero comprato un cavallo stupendo, bianco e maestoso; era ben addestrato e cavalcarlo era un piacere; dopo qualche giorno che lo avevo cadde in un dirupo dove perse la vita.

Ora, siccome potrei veramente andare avanti ancora per numerosi post ma mi sono anche un po' stufato di elencarvi "quanto sia stato sfortunato e come la vita sia stata tanto ingiusta con me", per finire vi racconterò della mia ultima bellissima fidanzata: capelli rossi di fuoco, corpo snello, occhi meravigliosi, oltre dieci anni meno di me, insomma, per farla breve, mi ero innamorato come un pazzo! E questo è accaduto solo circa due anni fa, quando ormai credevo proprio che in fatto di attaccamento non avessi più molto da imparare! Forse dentro di me pensavo che dopo l'addestramento ricevuto con la perdita di mia figlia non avessi bisogno di altro: si, ormai mi consideravo ben forte, temprato e superiore ad ogni affezione morbosa.


Storie! Ah, quanto ero bravo a raccontarmele!

Quando il mio dolce amore dai fulvi capelli mi lasciò dopo pochi mesi, io mi sentii letteralmente impazzire!
Non sapevo più come fare a vivere, mi sentivo veramente morire poco alla volta. E la cosa è durata molto a lungo senza riuscire a migliorare.
Allora ho capito che avrei dovuto ricominciare tutto daccapo; ricominciare ad osservarmi con impegno, sforzarmi di vedere bene il comportamento dei miei corpi, ammettendo la loro completa egemonia e accettando con dolcezza la situazione anziché lamentarmi e oppormi ad essa.

Ora ne sono fuori: l'amo molto e penso a lei ancora  frequentemente, ma quando accade non c'è più rimpianto o nostalgia ma solo un senso di gioiosa gratitudine per averla conosciuta e amata.

Ne ho avuto abbastanza? Avrò bisogno ancora di essere raffinato? Forse. Ciò che so è che ho fatto un grande progresso negli ultimi 40 anni e di questo sono molto grato al Padre che mi ha impartito le lezioni necessarie con sapienza e amore; ma so anche che nella vita è sempre una questione di livelli: quando ne hai raggiunto uno si passa a quello successivo.
Ora mi attacco meno alle cose materiali e sento che il mio amore per gli altri è molto più libero dal peso dei condizionamenti e le aspettative che lo aggravavano in precedenza.

Cosa mi aspetta nel futuro? Non lo so ma ora ho molta fiducia in più rispetto a prima e credo che, in qualsiasi circostanza mi dovrò trovare, il Padre non mi abbandonerà mai.


Per concludere, siccome ho cominciato questo post con presunzione e strafottenza affermando di avere materiale da vendere in fatto di attaccamento, ora tocca a voi e chiedetevi come vi sentireste: 

  • se stasera vostro marito uscendo di casa per andare a comprare le sigarette non tornasse più
  • se domani scopriste che qualcuno ha prosciugato il vostro conto corrente
  • se un terremoto demolisse la vostra casa

Alla prossima!

Enrico D'Errico