17 dicembre 2014

Lo zen e l’arte di Ettore Petrolini



E’ da molti anni che conosco una simpatica filastrocca di Ettore Petrolini, uno straordinario artista del varietà nato a Roma nel 1884:
“Son contento di morire ma mi dispiace, mi dispiace di morire ma son contento”.
Ad un ascoltatore disattento potrebbe sembrare un sciocchezza qualsiasi, eppure qui è nascosto un significato "esoterico" prezioso, la lotta tra attaccamento e imperturbabilità, tra possessività e beatitudine: una visione della vita decisamente taoista!
Naturalmente sto scherzando e in realtà questa filastrocca ricorda più il comportamento di una persona schizofrenica, un individuo con due personalità o due modalità di comportamento in antitesi.

Forse questo è un atteggiamento comune alla grande maggioranza delle persone che vive nel mondo cosiddetto civilizzato.


Enrico D'Errico

 egosumanima

13 dicembre 2014

L’IMPORTANZA DELLE NOSTRE SCELTE QUOTIDIANE

Per iniziare quest’articolo prenderò spunto da 
un articolo di Salvatore Brizzi pubblicato quest’anno.


“Secondo le testimonianze presenti negli Atti di Pietro, durante la prima persecuzione contro i cristiani, quella ordinata dall'imperatore Nerone (37 – 68), l’apostolo Pietro (in origine si chiamava Simone, ma ricevette da Gesù stesso il nome di Kefa, che in aramaico significa per l’appunto "roccia") sta fuggendo da Roma per evitare il martirio, quando sulla via Appia gli appare la figura di Gesù, vestito da viandante, che cammina nella direzione opposta alla sua: verso la città.Quo vadis, Domine? (Signore, dove vai?) chiede l'apostolo.Eo Romam, iterum crucifigi! (Vado a Roma, per essere nuovamente crocifisso!) gli risponde Gesù.Pietro scoppia in lacrime e comprende che Gesù, con questo segno, gli chiede di non fuggire al suo destino, ma di ritornare a Roma e accettare il martirio. Secondo la tradizione, sarà crocefisso a testa in giù, su sua richiesta, non sentendosi degno di morire nello stesso modo del suo maestro.Questo è un episodio che fin da bambino mi ha sempre sconvolto!Pietro, pur essendo oramai impregnato degli insegnamenti del suo maestro, pur essendo diventato un iniziato a sua volta, pur avendo trasferito a migliaia di persone gli insegnamenti del Cristo, quando si accorge che la sua vita è in pericolo a causa delle terribili persecuzioni imposte da Nerone nella città di Roma, decide di fuggire, come è umanamente normale, come probabilmente avremmo fatto anche noi nei suoi panni.Ma gli appare Gesù, che non lo aiuta a scappare, né gli ordina di rimanere, ma con un gesto altamente simbolico, che ho sempre trovato di un’eleganza e di una forza immense, gli fa capire che A CAUSA DELLA SUA SCELTA lui adesso dovrà andare a Roma e farsi crocifiggere una seconda volta!”



Avete sicuramente notato che a causa della scelta di Pietro, Gesù si stava recando a Roma per farsi crocifiggere una seconda volta.
Non so se qualcuno di voi ha mai valutato le proprie azioni quotidiane pensando alle conseguenze che queste recano sul Cristo e su tutto il genere umano. Forse abbiamo in parte capito che ogni nostra scelta si riverbera sullo stato di salute del pianeta e dei suoi abitanti, ma abbiamo mai pensato che se rinunciamo al nostro compito, se non teniamo fede al nostro impegno come soldati di Gesù, egli sia costretto a farsi crocifiggere di nuovo ogni volta?

Quando l’esercito di una nazione è guerra, un soldato che diserta viene punito severamente, a volte con la privazione della sua vita.
Certo, se quando per viltà, incoscienza o ignoranza una persona comune non fa la volontà del Signore, forse nessuno gli potrà rimproverare nulla; ma noi non siamo nella stessa condizione delle persone del mondo: noi conosciamo la Verità. Chi più, chi meno, siamo dotati di una coscienza risvegliata e dovremmo sapere che, una volta “arruolati nell’esercito del Cristo”, una volta che conosciamo le regole non possiamo infrangerle senza conseguenze.

E quali sono queste conseguenze?
Per ciascuno di noi, ogni volta che rinunciamo all’impegno di proclamare ciò che abbiamo in cuore, ogni volta che, in circostanze difficili, non usiamo la nostra spada con la dignità necessaria per difendere la Verità o aiutare i nostri simili in difficoltà, quel che accade è un’immediata diminuzione di energia e di livello di coscienza. Lo stato di grazia in cui normalmente ci sentiamo, fino a che non è di natura stabile, fino a che non possediamo davvero un centro di gravità permanente, subisce fluttuazioni o addirittura può cessare se non accettiamo volentieri la nostra croce e non seguiamo di continuo Gesù (Luca 9:23).
Ognuno di noi deve rendersi conto che maggiore è lo stato di coscienza acquisito, maggiori sono le responsabilità che abbiamo e le prove cui verremo immancabilmente sottoposti.

Salvatore aggiunge:
“L’atteggiamento di Pietro/Kefa non è ancora quello del Monaco Guerriero. Ha ancora paura. Non vuole morire definitivamente. E solo chi è davvero morto può trasmettere la Vita, come insegnava Gesù. Se avete davvero deciso che esiste solo il Padre e non voi come entità separate, allora il martirio – fisico o psicologico che sia – è ciò che vi aspetta.Se la malattia o lo scandalo sono crocifissioni personali, la crisi economica e la guerra rappresentano crocifissioni nazionali, di massa. E questo è un periodo di crocifissione per la nostra intera società. Dobbiamo necessariamente passare tutti attraverso il martirio, per consumare e trasmutare ogni genere di attaccamento e paura. Questa società morirà, e morirà dopo un lungo martirio. Allora, e solo allora, potrà verificarsi la resurrezione di una società nuova.E se Pietro non ha compreso tutto questo, Gesù è costretto, pazientemente, a farsi crocifiggere di nuovo.”

L’invito di Gesù è quindi quello di perseverare nelle prove, anche quelle piccole della nostra quotidianità: solo così possiamo andare fieramente a testa alta in mezzo ad un mondo in disfacimento, solo così possiamo continuare a ricevere le benedizioni necessarie per proseguire il nostro cammino.

Enrico D'Errico
 egosumanima




11 dicembre 2014

PERSEVERARE NELLE PROVE



Siamo davvero alle soglie di un nuovo sistema di cose, il Regno in cui molti di noi, con la loro coscienza rinnovata, già stanno vivendo.
Ma come affrontare i pericoli e le trappole disseminate lungo il cammino verso il Risveglio?

Viviamo circondati da persone che sono permanentemente insoddisfatte, uomini e donne che trascorrono il loro tempo lamentandosi di continuo. Essi non si accorgono che facendo questo perdono energia e cadono sempre più in profondità in una spirale discendente, in un circolo vizioso dove effettivamente tutto sembra non funzionare come dovrebbe. 


Molti di noi vivono in contatto con familiari, amici, datori di lavoro la cui principale occupazione quotidiana è lamentarsi; abbiamo quindi un compito davvero impegnativo e mantenere desto il nostro sguardo verso il Regno non sempre è cosa facile.
State attenti fratelli a non cadere nella trappola, a non farvi intossicare dal veleno mefitico delle loro emanazioni emotive!
Le persone non capiscono il nostro stato di coscienza, ne sono turbate e le loro parole nei nostri confronti sono a volte molto incisive e scoraggianti. 
Come dice William Shakespeare "Quando siamo troppo coinvolti, la mente impazzisce."
Quindi, pur conservando uno sguardo empatico e compassionevole, cercate di mantenere una certa distanza e
non prestate ascolto a quel che dicono ma continuate a tenere lo sguardo alle cose del cielo.

Ultimamente ho imparato una cosa molto semplice: in molti casi le parole hanno un effetto controproducente. Cercate di osservarvi quindi, restando in silenzio. Il vostro tacere vale molto di più di mille parole; so che siete animati dalle migliori intenzioni ma, se potete, restate in silenzio e NON CONTRADDITE MAI!
Il comportamento di queste persone sprezzanti mi ricorda un passo tratto dai libri dell'Agni Yoga:
Hanno detto: "Da ogni parte c'è la luce di Dio". Ma gridano gli uomini tutti: "Dov'è quella luce?" L'ignaro guarda a ogni parte, a destra, a sinistra; ma dice una Voce: "Guarda soltanto, senza destra e sinistra!".
Fate allora questo: annegate la loro mediocrità nella vostra bellezza!
Il nostro caro amico Salvatore Brizzi pubblicò l'11 febbraio del 2011 il post "Al fast food con gli amici": rileggetelo perché è davvero illuminante...

So che a volte vi sentite molto frastornati e abbattuti; avete la sensazione che il divino sia molto lontano da voi e siete come smarriti, ma... 
..."Quando le voci in te parlano di fine, quando la mente dice che hai perduto, quando credi che sia impossibile… eppure prosegui, ti sollevi sulla tua spada e fai ancora un altro passo:                                                         Lì è dove termina l’uomo,                                                            Lì è dove comincia Dio"

Paolo, nella lettera ai Romani, al capitolo 12, dice: 
Quindi vi supplico per le compassioni di Dio, fratelli, di presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio, sacro servizio con la vostra facoltà di ragionare...
Con amore fraterno abbiate tenero affetto gli uni per gli altri...
Rallegratevi nella speranza. Perseverate nella tribolazione. Siate costanti nella preghiera.
Continuate a benedire quelli che vi perseguitano; benedite e non maledite.                                               Non rendete a nessuno male per male. Provvedete cose eccellenti davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, siate pacifici con tutti gli uomini. Non vi vendicate, diletti, ma fate posto all’ira; Ma, “se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli qualcosa da bere; poiché facendo questo accumulerai carboni ardenti sulla sua testa”. Non farti vincere dal male, ma continua a vincere il male col bene.

Concludo l'articolo con la scrittura di 1° Corinti capitolo 15, verso 58:
"Quindi, miei diletti fratelli, divenite saldi, incrollabili, avendo sempre molto da fare nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana riguardo al Signore."

Enrico D'Errico

5 dicembre 2014

LEGGERE




“Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.” Marguerite Yourcenar 
Davvero molto interessante questa considerazione ma... è davvero necessario “ammassare riserve”? Vi sembra forse che ci troviamo "nell'inverno dello spirito"?

Non c'è dubbio che la Yourcenar sia stata una delle maggiori scrittrici del '900: colta, intelligente, sensibile e grande conoscitrice della psiche umana.
Nelle pagine delle "Memorie di Adriano", il romanzo storico più noto, il suo modo di descrivere il carattere dell'imperatore romano è in grado di farci quasi dimenticare che lei, Adriano, non ebbe mai l’occasione d’incontrarlo di persona.

Tuttavia, anche solo considerando lo scritto riportato all’inizio di quest’articolo, è possibile notare uno spirito deluso, triste, incapace di cogliere bellezza anche nelle circostanze particolari in cui si trova il nostro pianeta.
Certo non v’è dubbio che, da un certo punto di vista, l’ignoranza e la grossolanità siano imperversanti in questo momento storico; come negare quindi che l’umanità stia attraversando un inverno dello spirito? Gli indizi ci sono tutti!
Ma un fenomeno va sempre considerato in un contesto ampio, sia nel tempo che nello spazio, altrimenti si rischia di avere una visione molto limitata e limitante.
Nell’arco dell’evoluzione della nostra terra, quanto attualmente sta accadendo era non solo prevedibile ma anche necessario per permettere la conclusione di un ciclo in cui arrivare al massimo grado possibile d’insensatezza e incoscienza.

In realtà, con uno sguardo diverso da quello utilizzato dalla scrittrice, è possibile cogliere gli indizi del sopraggiungere di un nuovo sistema di cose dove l’umanità sarà portatrice di arte,
bellezza e altre superbe qualità che già molti individui fra noi stanno manifestando, come la lealtà, l’audacia, la perseveranza, la compassione, la grazia, la longanimità, la lungimiranza, l’accoglienza, la pazienza, la fiducia, la tenerezza, la mitezza, la misericordia, l’imperturbabilità, la generosità e altre infinite e sublimi caratteristiche che impregnano ogni pensiero, ogni parola e ogni azione dei Guerrieri, Uomini e Donne al servizio dell’Opera Sacra.

Noi non abbiamo bisogno di “ammassare riserve contro l’inverno dello spirito”: esso non ci fa alcuna paura! Noi prendiamo atto che molti umani, fratelli e sorelle, sono persi nello spirito della scontentezza, della precarietà e della sopravvivenza; ma il nostro sguardo è fermo sulla luce che, sebbene ancora apparentemente debole, già illumina i cuori e li fa ardere di un fuoco inestinguibile. Con questo fuoco possiamo forgiare spade in grado di squarciare il velo dell’ignoranza e permettere alla Verità di inondare il pianeta.

Enrico D’Errico

 egosumanima

21 novembre 2014

L'insostenibile inutilità delle parole

Parole, sempre troppe parole abbiamo la tendenza a pronunciare, a colmare pause che ci sembrano imbarazzanti, ad annullare silenzi meravigliosamente eloquenti.



Negli ultimi mesi ho notato una sconcertante tendenza della gente a parlare, parlare a fiume, ininterrottamente, logorroicamente. Lo avete visto?
Noi che ci siamo fatti una certa idea su quel che sta accadendo, possiamo capire che tale tendenza è da collegarsi al fenomeno di cui ho parlato spesso in rete, e cioè la pazzia dilagante che sta colpendo coloro che non sono in grado di fare un lavoro su di sé, tutti quelli che trascorrono il tempo come schiavi lamentosi.

Parlare troppo non è solo inutile ma è anche dannoso perché fa scendere velocemente nella scala del tono, in una spirale discendente che ci porta a raffreddare sempre più il nostro cuore.
E se ho usato l'aggettivo "nostro" non è un caso; sì perché coloro che sono affetti dal virus letale della lamentela sono ancora nostri fratelli e sorelle. Li percepite così o ve ne distaccate egoisticamente?
Ciò che accade a ogni persona sulla terra è anche affar nostro; voi, come me - non dimenticatelo mai - siete Uno con tutto e tutti. Sforzatevi di restare svegli e non ricadere nell'ipnosi collettiva che avvolge il pianeta.

Come ci insegna la pratica di Ho-oponopono, quando incontrate una persona che manifesta dei disagi, avete il privilegio di assumervi al 100% la responsabilità di ciò che avete notato col vostro spirito compassionevole. Chiedete quindi sempre al divino, visto che la pace inizia con voi, di bonificare in voi le memorie e le esperienze traumatiche del passato, affinché ciò che pulite in voi possa essere ripulito anche negli altri.
La difficoltà di questo processo sta nel rimanere in uno stato empatico ma anche attenti a non identificarci col malessere altrui. Gesù stesso provava turbamento quando guardava le folle disperse come pecore senza pastore; tuttavia, ovviamente, per poterle aiutare manteneva una centratura perfetta ed era in grado di trasmettere il suo messaggio salvifico e impregnare la gente disposta ad ascoltare.

"E Gesù intraprese un giro di tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona notizia del regno e guarendo ogni sorta di malattia e ogni sorta d’infermità. Vedendo le folle ne ebbe pietà, perché erano mal ridotte e disperse come pecore senza pastore.  Allora disse ai suoi discepoli: 'Sì, la messe è grande, ma gli operai sono pochi. Implorate perciò il Signore della messe che mandi operai nella sua messe'."   Matteo 9:35-38
"E, sceso, vide una grande folla, e fu mosso a pietà verso di loro, perché erano come pecore senza pastore. E cominciò a insegnare loro molte cose." 
Marco 6:34

Enrico D'Errico
 egosumanima 

13 novembre 2014

Monsieur Grenouille




Certamente non ho ancora avuto modo di sviluppare il senso dell’olfatto quanto Grenouille, il criminale super dotato protagonista del romanzo di Patrick Süskind “Il Profumo”.
Una delle scene che maggiormente mi colpì al cinema vedendo il film tratto dal libro è quella in cui Grenouille, in età adolescente, era ormai in grado di percepire l’odore di una pietra immersa in una pozza d’acqua stagnante. 


L’olfatto, quando sono tra i fornelli, mi è di grande aiuto: con la mente divisa posso concentrarmi su varie pentole contemporaneamente e dosare così la quantità di fuoco necessaria, ma col naso, prima ancora che con la bocca, posso sentire se i legumi o i cereali sono pronti o ancora indietro di cottura, o percepire se manca sale.

Quando mi accingo a fumare, godo pienamente con tutti i miei sensi ben desti: col tatto sento la bellezza del legno della mia pipa e valuto se il tabacco è al giusto punto di umidità; dopo aver goduto del crepitio del fiammifero svedese, quando accendo il fornello mi beo del rosso vivo del tabacco ardente e del fumo che se ne sprigiona; col senso del gusto le mie papille godono per quel sapore sublime, e con l’olfatto contemporaneamente percepisco anche gli aromi delle volute dense che si sollevano dalla pipa e fuoriescono dalla mia bocca: ah, che meraviglia!

Tutto ciò è avvenuto anche stamattina, mentre mi accingevo a scrivere queste righe, al mio rientro da un paio d’ore dedicate a spaccare e segare tronchi di legno. Che cosa stupenda conoscere i diversi odori del legno! Alcuni ceppi erano molto bagnati, impregnati da mesi di pioggia quasi incessante e il loro odore era buonissimo, ovviamente indefinibile col mezzo verbale….
Ma il legno non comunicava soltanto qualcosa di percepibile con l’olfatto: c’era un che di gioia e sapienza in quel che vedevo, una grande e generosa bellezza fatta di splendide venature, di crescita anelante alla luce, alla virtù evolutiva del sole.

Niente a che vedere con la “voracità olfattiva” di Grenouille; bellissimo il brano tratto dal romanzo dove il bambino pronuncia per la prima volta la parola “legno”:

“Nel sole di marzo, mentre era seduto su una catasta di ceppi di faggio che scricchiolavano per il caldo, avvenne che egli pronunciasse per la prima volta la parola «legno». Aveva già visto il legno centinaia di volte, aveva sentito la parola centinaia di volte. La capiva anche, infatti d'inverno era stato mandato fuori spesso a prendere legna. Ma il legno come oggetto non gli era mai sembrato così interessante da darsi la pena di pronunciarne il nome. Ciò avvenne soltanto quel giorno di marzo, mentre era seduto sulla catasta. La catasta era ammucchiata a strati, come una panca, sul lato sud del capannone di Madame Gaillard, sotto un tetto sporgente. I ceppi più alti emanavano un odore dolce di bruciaticcio, dal fondo della catasta saliva un profumo di muschio, e dalla parete d'abete del capannone si diffondeva nel tepore un profumo di resina sbriciolata.
Grenouille era seduto sulla catasta con le gambe allungate, la schiena appoggiata contro la parete del capannone, aveva chiuso gli occhi e non si muoveva. Non vedeva nulla, non sentiva e non provava nulla. Si limitava soltanto ad annusare il profumo del legno che saliva attorno a lui e stagnava sotto il tetto come sotto una cappa. Bevve questo profumo, vi annegò dentro, se ne impregnò fino all'ultimo e al più interno dei pori, divenne legno lui stesso, giacque sulla catasta come un pupazzo di legno, come un Pinocchio, come morto, finché dopo lungo tempo, forse non prima di una mezz'ora, pronunciò a fatica la parola «legno». Come se si fosse riempito di legno fin sopra le orecchie, come se il legno gli arrivasse già fino al collo, come se avesse il ventre, la gola, il naso traboccanti di legno, così vomitò fuori la parola. E questa lo riportò in sé, lo salvò, poco prima che la presenza schiacciante del legno, con il suo profumo, potesse soffocarlo. Si alzò a fatica, scivolò giù dalla catasta, e si allontanò vacillando come su gambe di legno. Per giorni e giorni fu preso totalmente dall'intensa esperienza olfattiva, e quando il ricordo saliva in lui con troppa prepotenza, borbottava fra sé e sé «legno, legno», a mo' di scongiuro.

Così imparò a parlare.”


"Colui che domina gli odori, domina il cuore degli uomini."
Così viene presentato il romanzo, nella prima di copertina.
Io credo invece che agli odori dobbiamo lasciarci andare, senza controllare nulla: essi sono un dono meraviglioso ricevuto dal divino, e chissà se il vostro Risveglio non possa avvenire proprio così.

Enrico D'Errico
 egosumanima






10 novembre 2014

La storia segreta del nostro nemico più dolce: lo zucchero 2)


Come sapete mi sta davvero a cuore il problema dello zucchero; ne parlo nel mio libro, sulla pagina fb, e in due video youtube. Su questo blog il precedente articolo risale al 28 novembre 2013 e così mi accingo finalmente a parlarne nuovamente. Ribadisco ancora una volta che, pur essendo macrobiotico da molti anni, non ho un atteggiamento rigido nei confronti dei cibi che in genere in questo stile di vita non vengono considerati vantaggiosi per l'alimentazione quotidiana. E' evidente che quel che conta è soprattutto l'approccio che ho nei confronti del cibo: è impensabile che un uomo evoluto non sia libero di mangiare quel che gli pare. L'essere umano è in grado di sublimare, alchemizzare qualsiasi alimento e renderlo idoneo alle proprie necessità.
Ho osservato per molti anni l'effetto che diversi cibi hanno sul mio stato fisico, emotivo e mentale; conosco i miei bisogni e mi alimento di conseguenza ma so anche che se mangio pensando che un certo alimento possa farmi male esso effettivamente mi creerà danno; mentre se mangio non con la testa ma con il cuore, accettando come un dono del cielo qualsiasi cibo mi venga offerto, il risultato è sempre ottimo, anche nel caso abbia sulla mia tavola solanacee, uova, carne o formaggi, alimenti che in genere non consumo.


Tuttavia lo zucchero utilizzato nella produzione industriale di molti alimenti o quello che aggiungete alle vostre bevande ha qualcosa che lo rende diverso da altri nutrimenti disponibili: esso non esiste così in natura. C’è zucchero nella frutta e nei carboidrati come pasta, pane e cereali; c’è zucchero persino nel latte…..eppure l’uomo moderno ha pensato di creare una polverina bianca e magica da aggiungere un po’ dappertutto!
Il processo di lavorazione del succo della canna e della barbabietola da zucchero priva questi vegetali di tutte le sostanze che contengono naturalmente e lo rende più che un alimento una vera e propria sostanza chimica super concentrata. L’organismo fa una gran fatica a elaborarlo e questo semplicemente perché stenta a riconoscerlo dal momento che i vegetali “integrali” da cui è tratto contengono sostanze scomparse nello zucchero che acquistiamo e consumiamo. E dato che i minerali che la canna contiene in origine sono indispensabili per una sua corretta assimilazione, allora il sistema digerente li cerca nel corpo; ad esempio, visto che il succo della canna contiene molto calcio, il nostro organismo il calcio che manca lo va a pescare nei denti e nelle ossa. Questo la moderna scienza dell’alimentazione lo sa eppure la medicina di stato lo ignora caparbiamente, probabilmente non solo per mancanza di conoscenza ma anche per un meccanismo perverso per cui se ci ammaliamo creiamo un utile economico alla società che, dal momento che siamo supini fruitori di tutto ciò che ci propina, si arricchisce con le medicine e i nostri ricoveri ospedalieri.

Nel post precedente ho menzionato parti di un testo davvero importante: “Sugar blues, la storia segreta del nostro nemico più dolce”. Ora vi riporterò alcuni brani di un altro libro: “Puro, bianco ma nocivo” di John Yudkin.

- Dal capitolo 1:
“L’impiego dello zucchero è abbastanza frequente in tutte le nostre attività vitali, e quasi tutti ritengono che esso costituisca semplicemente un attraente dolcificante, uno dei numerosi carboidrati presenti nella dieta di numerosi paesi civilizzati. Lo zuccherò però in realtà è una sostanza del tutto particolare. Esso presenta caratteristiche chimiche peculiari per quanto riguarda la pianta che lo produce, per le sostanze che i chimici possono trarre da esso, e per il suo impiego nei cibi, sia sul piano familiare che su quello industriale. Soltanto ora le ricerche cominciano a dimostrare che è anche dotato di effetti del tutto peculiari nell’organismo umano, diversi da quelli di altri carboidrati. Poiché esso comprende circa un quinto delle calorie totali consumate nei paesi più sviluppati, è essenziale che si conosca in modo più approfondito quanto accade in chi lo ingerisce sotto forma di cibo e di bevanda.
E’ abbastanza curioso che non soltanto il profano, ma anche il medico e il ricercatore, abbiano ritenuto sino a epoca recente che non fosse necessario approfondire in modo particolare gli studi sullo zucchero. Sin da quando l’uomo ha cominciato a produrre il suo cibo, invece di raccoglierlo e di cacciarlo, la sua alimentazione si è arricchita di notevoli quantità di carboidrati: non sembra che alcuno abbia fatto differenza sul fatto che questo carboidrato derivasse quasi interamente dall’amido presente nel grano, nel riso o nel mais, oppure se l’amido venisse gradualmente sostituito da crescenti quantità di zucchero, come si è verificato negli ultimi 200 o 300 anni.

- Qui si parla delle malattie cardiovascolari in relazione al consumo di zucchero:
“Attualmente esistono poche persone che non sanno che le malattie di cuore e del sistema circolatorio, causa numero uno di morte, sono state associate alla presenza eccessiva dei grassi nel sangue; quasi tutti poi accettano l'affermazione successiva, avanzata da molti medici e specialisti dall'alimentazione, e cioè che l'alta concentrazione di grassi nel sangue è causata de un'elevata assunzione di grassi.
John Yudkin, docente di fisiologia presso il Queen Elizabeth College dell'università di Londra, specialista di alimentazione e di dietetica e ora professore di scienza dell'alimentazione, ha concezioni diverse sull'argomento. Le ha presentate in una serie di lavori scientifici raccolti nel suo libro Sugar; Chemical, Biological and Nutritional Aspects of Sucres (Lo zucchero: aspetti chimici, biologici e nutritivi del saccarosio), curato da Yudkin, Edelman e Hough (1971). Egli ha riassunto le sue scoperte per il pubblico comune nel suo libro Sweet and Dangerous del 1972 (Puro, bianco ma nocivo. Il problema dello zucchero, Vitalità, Torino). Yudkin si rifaceva alla teoria sui grassi, ampiamente diffusa, stampata in una pubblicazione di Ancel Keys, dell'università del Minnesota. "nel 1953", scrisse Yudkin, "Keys attirò l'attenzione sul fatto che in sei differenti paesi esisteva una relazione altamente significativa fra l'assunzione dei grassi ed il tasso di mortalità a causa di malattie coronariche. Questo è stato certamente uno dei più importanti contributi allo studio delle malattie di cuore. Da esso scaturirono valanghe di relazioni da parte di altri ricercatori di tutto il mondo; esso ha cambiato il regime alimentare di centinaia di migliaia di persone; e ha fatto guadagnare somme ragguardevoli ai produttori dei cibi previsti in queste diete speciali".
In contrasto con il fatto che il pubblico accettasse generalmente che le malattie coronariche sono causate da un'elevata assunzione di grassi animali (saturi) e di cibi contenenti colesterolo. Yudkin stesso ha dimostrato che, proprio negli stessi paesi, la correlazione fra le malattie coronariche e l'assunzione di zucchero è molto maggiore che non per l'assunzione di grassi. Egli aveva scoperto che le persone afflitte da malattie alle coronarie avevano ingerito una maggiore quantità di saccarosio - lo zucchero ordinario - di quelle che non ne erano affette e nel suo libro scrive: " Nessuno ha mai dimostrato qualche differenza nel consumo dei grassi fra le persone che soffrono di disturbi coronarici e quelle che ne sono esenti; questo fatto, però, non ha mai fatto desistere il dottor Keys ed i suoi seguaci dal sostenere le loro tesi". L'osservazione di Yudkin è stata confermata da uno studio epiedemiologico, su larga scala e di lunga durata, riguardante la popolazione di Framingham, nel Massachusett, condotto sotto gli auspici dell'Istituto Nazionale per la Salute, che non ha rivelato correlazioni fra l'assunzione di grassi e l'incidenza delle malattie di cuore. Nondimeno, forse a causa di grossi interessi economici, persiste una reciproca corrispondenza fra consigli dati dal medico e la volontà del pubblico, Questa idea è perciò dura a morire.
Le malattie cardiache, che circa un secolo fa erano rarissime, attualmente sono una delle cause principale di morte. Nel 1957, Yudkin riferì di uno studio, condotto in quindici paesi, sull'aumento del tasso della mortalità provocata dalle malattie alle coronarie in relazione all'assunzione media di zucchero. Il tasso di mortalità su 100.000 persone aumenta costantemente da 60 in seguito ad un'assunzione di 9 kg di zucchero all'anno, a 300, per un'assunzione di 54 kg. all'anno, e quindi, molto più bruscamente, a 750 per 77 kg. di zucchero all'anno.
Nel 1967, Yudkin ed i suoi collaboratori riportarono i risultati di due studi sull'assunzione media di zucchero (effettuati alcuni anni prima che la malattia si manifestasse) da parte di sessantadue pazienti maschi di Londra con infarto miocardio o malattie delle arterie periferiche, e su altri cinquantotto soggetti campione maschi, di cui alcuni erano sani, mentre altri erano ospedalizzati per altre malattie. Tutti i soggetti avevano un'età variabile fra i 45 ed i 65 anni, la media era di 55.
L'assunzione media di zucchero da parte degli uomini che soffrivano di malattie cardiovascolari era di 63 kg. all'anno, e quella dei soggetti campione in osservazione era di 36 kg. all'anno. Questa differenza ha un alto significato statistico, essendo il margine di sicurezza calcolato superiore al 99.999 per cento. Siamo portati a concludere che gli uomini che ingeriscono molto zucchero corrono rischi di gran lunga maggiori di ammalarsi di cuore, in un'età variante fra i 45 e 65 anni, rispetto a quelli che ne ingeriscono quantità inferiori. Il secondo studio diede essenzialmente gli stessi risultati.
Il lavoro di Yudkin è stato criticato perché il suo metodo per determinare l'assunzione di saccarosio (interrogando il paziente sulle sue abitudini alimentari entro le tre settimane successive alla sua ospedalizzazione) non è considerato affidabile. Egli condusse un'indagine per controllare questo punto e giunse alla conclusione che il suo metodo era altrettanto affidabile quanto quello tanto più elaborato degli alimentaristi.
Le malattie coronariche, inclusa l'angina pectoris che, a causa dei suoi sintomi impressionanti, non deve essere stata certamente ignorata dai medici dei secoli passati, sembrano essere tipiche dei tempi moderni. Sono state riportate nella letteratura medica soltanto negli ultimi cento anni, La loro incidenza in aumento va pari passo con l'aumentato consumo di zucchero e non è affatto correlata con il consumo di grassi animali (grassi saturi) o dei grassi in generale.
Yudkin cita parecchi studi che indicano chiaramente che il saccarosio, e non i grassi animali, fa la parte del "malvagio" nella storia delle malattie di cuore. Il dottor A.M. Cohen di Gerusalemme scoprì che gli ebrei yemiti che risiedevano in Israele da soli dieci anni o ancor meno presentavano scarsi disturbi coronarici, mentre coloro che abitavano in Israele da venticinque anni ne soffrivano in misura rilevante. Nello yemen, il loro regime alimentare era ricco di grassi animali e povero di zucchero, mentre in Israele avevano adottato la dieta comune ad elevato contenuto di zucchero. Questa affermazione mostra chiaramente che una dieta di grassi saturi non conduce necessariamente ad un'alta incidenza di malattie coronariche, ma conferma la conclusione di Yudkin, e cioè che un regime ricco di zucchero comporta malattie coronariche.

Inoltre, le tribù Masai e Sumburu dell'Africa Orientale si nutrono sopratutto di latte e carne e, di conseguenza, consumano una grande quantità di grassi animali, nondimeno presentano una bassissima incidenza di malattie di cuore.
In passato, la popolazione nera del Sudafrica ne era totalmente esente; durante gli ultimi dieci anni il loro consumo di zucchero è aumentato notevolmente e l'incidenza delle malattie coronariche è parallelamente aumentata in modo rapido. L'evidenza epidemiologica di una correlazione fra la quantità di colesterolo nel sangue, se non nella dieta, e l'incidenza delle malattie di cuore è del tutto convincente. Quando il livello del colesterolo sarà sceso, diminuirà anche l'incidenza delle malattie coronariche. Il procedimento consigliato per diminuire il livello del colesterolo è di limitare drasticamente l'assunzione di uova, carne e altri alimenti che lo contengono. Il colesterolo ingerito attraverso gli alimenti non va tuttavia direttamente in circolo. Potrebbe anche darsi che esista un altro sistema più efficace rispetto a quello di ridurre l'ingestione di colesterolo: si tratterebbe cioè di mutare l'assunzione di quegli alimenti coinvolti nella sintesi e nella distruzione del colesterolo. In modo molto convincente, Yudkin ha inserito il saccarosio in questa categoria.”

Detto ciò vi suggerisco caldamente di ridurre gradualmente il consumo di zucchero – e di tutti gli alimenti in commercio che lo contengono – fino ad arrivare a eliminarlo del tutto.
Esso è davvero un veleno per l’organismo e ve ne accorgerete solo quando non lo consumerete più. Avrete maggiore energia e lucidità, cose davvero indispensabili in un percorso in evoluzione verso il risveglio della coscienza.

Enrico D’Errico
 egosumanima

28 ottobre 2014

Il mondo ha bisogno di noi

Il fondamento su cui ho basato il mio recente lavoro è stato precedentemente edificato con materiale decisamente affidabile. Questi sono alcuni dei mattoni principali:
  • ·      Io sono un’anima
  • ·      Metto al primo posto il Regno e tutte le altre cose sono aggiunte
  • ·      Amo il mio prossimo come me stesso
  • ·      Il mondo è plasmato da me
  • ·      Il tempo, così com’è comunemente considerato, non esiste.

Dal 2013 ho pubblicato già numerosi articoli aventi lo scopo di destarvi dal sonno della coscienza e spronarvi all’azione. *

Esiste il pericolo di situarsi in una zona di “parcheggio” in cui ci si convince di essere al sicuro e liberi dall’angoscia esistenziale sperimentata per tanti anni quando “eravamo nel mondo e del mondo”.
Ma siete certi di esserne usciti? Se non vi sentite costantemente gioiosi e desiderosi di aiutare i vostri simili vi trovate probabilmente in zona franca, una sorta di mondo virtuale apparentemente privo di pericoli e della cui esistenza è molto difficile accorgersi.

“Non ho tempo, non ho abbastanza energia, tengo famiglia, non possiedo sufficienti risorse economiche per dedicarmi al prossimo, sono caduto dal seggiolone da bambino” sono tutte scuse puerili che non reggono di fronte all’urgenza di impegnarsi nel cammino della salvezza verso il risveglio della coscienza.
Questo non è il tempo di continuare a indugiare impastoiati nella sfiducia, il dubbio e l’incertezza sul da farsi.


Anestetizzarsi
Muovendosi su questo pianeta s’incontrano individui con stati di coscienza molto variegati: alcune persone risvegliate che conoscono esattamente il loro compito, molti altri sul cammino del risveglio e infine la stragrande maggioranza della gente completamente assopita e dedicata a una vita incentrata su se stessi.
Per i primi l’esistenza è una continua sorpresa dove gioia e avventura sono condizioni pressoché permanenti. Per gli ultimi la vita è un incubo impregnato di precarietà e angoscia esistenziale. E voi, che appartenete alla categoria centrale, come vi sentite?

Forse avete ancora paura e vi sentite in balia di eventi che non riuscite a gestire; le cose importanti le conoscete ma non siete ancora riusciti a viverle, a comprenderle, a lasciarvi andare al loro flusso armonioso. Molti di voi avvertono grandi pressioni emotive e mentali, alcuni si sentono soli, altri sono molto confusi. Probabilmente anelate da tempo alle condizioni di vita di cui avete sentito parlare dai Maestri nelle loro opere scritte, o da insegnanti nei seminari che seguite o da ciò che trovate in rete.
Eppure, nonostante tutto il vostro impegno, vi sentite in una sorta di limbo da cui non riuscite a uscire.

A mio avviso molti fra voi si comportano in realtà ancora come le persone che non frequentano più; magari le scelte quotidiane sono diverse ma il sentimento con cui le fate è ancora quello antico, impregnato di paura e rassegnazione.
Nella mia esperienza ho visto che l’uomo che dorme è impegnato in un’attività continua di distrazione dal vero sé e dal disagio interiore. Particolarmente ora, in questo momento epocale di passaggio, dove sono presenti energie particolari, le persone cercano rifugio in cose che sono in grado di dare solo sollievo temporaneo.
Tutti si dedicano ad attività o sostanze anestetizzanti: c’è chi si dedica compulsivamente al lavoro, al sesso o agli acquisti, c’è chi si distrae con la televisione, il computer, gli hobby o le vacanze; c’è infine – e di questo ho fatto maggiore esperienza nella mia pratica lavorativa – chi si allontana dalla sua angoscia, dai suoi rimorsi e rancori, con l’assunzione di sostanze voluttuarie, psicofarmaci e con l’abuso di cibo.


Alla ricerca dell’ebbrezza
Una cosa che continua a sorprendermi quando entro in una tabaccheria o un bar è la quantità di persone che si dedicano alle slot-machine o che acquistano dei “gratta e vinci”. Vi sarete accorti che negli ultimi anni questo fenomeno è cresciuto in modo esponenziale e questo perché è aumentato enormemente il disagio psichico.

Mi sovvengono due scene dal film Il Cacciatore, di Michael Cimino, incentrato sulla guerra tra Vietnam e Stati Uniti. Nella prima, un gruppo di soldati americani in mano ai vietnamiti vengono sottoposti a tortura e obbligati a giocare fra loro alla roulette russa; nella seconda scena, il gruppo di soldati e amici è rientrato in patria tranne uno che, rimasto in Vietnam, perso nel suo enorme disagio post-bellico, si sta rovinando la vita con l’alcol, le droghe e il gioco d’azzardo. Come un automa egli ripropone a se stesso il trauma vissuto in precedenza: ogni giorno ricerca l’ebbrezza in uno squallido locale dove, finalmente al centro dell’attenzione di qualcuno, rischia ancora la vita con la roulette russa. De Niro ritorna a cercarlo ed è disposto a tutto pur di salvarlo.
Questo è uno spezzone del film in questione:

Respiriamo e ci muoviamo in un mondo di morti viventi, persone smarrite che soffrono costantemente le pene dell’inferno; ora, siccome voi siete a conoscenza almeno in parte della verità che può renderle libere, è giunto il momento di mollare le vostre elucubrazioni mentali, le vostre emozioni disabilitanti e vi diate da fare, perché “Chi conosce il bene e non lo fa, commette peccato” (Giacomo 4:17)

“Non fare”
Già, ma allora come devo muovermi? Molti fra voi se lo chiedono da tempo; secondo me dovreste rallentare il ritmo, smettere di cercare, smettere di aggiungere. Forse dovreste semplicemente togliere.
Personalmente, quando sento che il mio centro è in pericolo, smetto di agire, di pensare, di muovermi, di mangiare: semplicemente cesso ogni attività e, come per magia, in breve tempo tutto ritorna armoniosamente in equilibrio.
Se volete uscire dalle sabbie mobili affidatevi al Divino e certamente l’esistenza si prenderà cura di voi. Allora, dopo aver fatto pulizia dei vostri disagi interiori, dopo aver ripulito le memorie disabilitanti, l’esistenza potrà finalmente affidarvi i compiti che voi stessi avete scelto per voi.

“Tenete la mente rivolta alle cose di sopra, non alle cose della terra” (Colossesi 3:2)

Enrico D’Errico
 egosumanima

* Link a post precedenti


24 ottobre 2014

Mangia, a mamma!

Recentemente, grazie ai miei amici romani di Crisopea, ho scoperto due artisti di enorme talento: Antonio Rezza e Flavia Mastrella. Vi segnalo qui il link per le date del tour autunnale in centro e nord Italia: http://www.rezzamastrella.com/newsito/bozza/index2.html



Vi suggerisco anche di visionare questo video davvero esilarante incentrato sull'abitudine nefasta delle madri di ingozzare i propri figli.

http://www.youtube.com/watch?v=bar9hjibVeI

Ingozzarsi....si: io sono uno che in passato si è tanto ingozzato. Ornella, mia madre, forse non era come la donna del video di Rezza, però quando ero ragazzo e rincasavo tardi la notte era così amorevole e premurosa da farmi trovare sempre sul tavolo della sala da pranzo un salame da affettare e del pane. Insomma quasi ogni giorno mi facevo fuori mezzo cacciatorino Negroni e nel giro di un paio d'anni di questa vita il mio intestino andò in tilt e fui operato per un'appendicectomia.


Ieri al cinema ho visto l'ultimo lavoro di Mario Martone incentrato sulla figura di Giacomo Leopardi.

https://www.youtube.com/watch?v=MHcznzJ9jbQ
Il film è davvero bello: mi hanno colpito molto le parti prive di dialogo in cui si comprende quanto il poeta, nella sua giovinezza, fosse in grado di scorgere bellezza dappertutto. Straordinari anche i momenti in cui recitava i versi che gli sgorgavano in petto, spontanei.
Ma la famiglia di Giacomo, se da un lato aveva molto favorito la crescita del suo amore per la letteratura, dall'altro gli impediva di muoversi liberamente facendo le scelte che desiderava. Il giovane quindi crebbe con un forte senso di oppressiva limitazione e con il terrore di dispiacere i suoi genitori; il suo corpo cominciò a deformarsi in armonia col tormento che provava interiormente e tale fenomeno peggiorò notevolmente allorché decise di fuggire di casa per seguire i suoi istinti: il senso di colpa per aver insoddisfatto le aspettative del padre e aver creato tanto dolore alla madre lo avrebbe accompagnato fino alla morte.

Ma, tornando all'argomento dell'ingozzarsi e di come spesso i genitori obblighino i figli ad assumere cibi che non gradiscono, nel film ci sono due scene in cui il giovane Leopardi è a tavola alle prese con una fetta di carne che evidentemente non aveva alcuna voglia di mangiare!


Ciò mi ricorda anche di segnalarvi qui il noto video del bimbo che non vuol mangiare animali:

http://www.youtube.com/watch?v=tSDGWm8wF8o&feature=youtu.be

Scoprire quali siano i desideri dei bambini è la sfida che si presenta a tutti i genitori: essi hanno il sacro privilegio di ospitare un'anima che li ha scelti per fare esperienza terrena ed è indispensabile che essi stiano in un costante stato di ascolto.


Enrico D'Errico

 egosumanima

20 ottobre 2014

Sull'invida, ancora.




"Il Santo si aggrappa all'unità e ne fa la misura dell'Impero.                                                                                    Egli non si esibisce, e perciò risplende. Egli non si afferma, e perciò si manifesta.                                                             Egli non si vanta, e perciò riesce.                                             Egli non si gloria, e perciò diventa il capo.                       Infatti, appunto perché non lotta, non c'è nessuno nell'Impero che possa lottare con lui."                                   (Tao te ching, cap. XXII)

Oggi vi parlerò dell'invidia che conosco meglio: la mia.

E' meraviglioso per me constatare di giorno in giorno in maniera crescente quanto l'Esistenza sia stata prodiga nel procurami situazioni e circostanze evolutivamente vantaggiose. La strategie che essa ha inventato e messo in atto per me sono a dir poco perfette. E perché tali strategie sono state architettate con tanta precisione, con tanta "impietosa amorevolezza"?
Ora conosco la risposta che, da lungo tempo posteggiata nella mente, ha finalmente intrapreso il viaggio che l'ha condotta al cuore: quello stratega preciso, amorevole ed esigente sono Io.

Per trasformare la caratteristica dell'invidia in ammirazione, ho dovuto passare (e non preoccupatevi....sono in grado di parlarvi solo di quest'ultima incarnazione!) vicissitudini così interessanti che potrei scrivere un libro solo su questo argomento.


Ogni nostra caratteristica è collegata a tutte le altre e, per quanto mi riguarda, ad esempio ho dovuto lavorare molto sulla autostima; se non ti stimi, se non sai ancora riconoscere il tuo valore, ovviamente invidierai coloro che intorno a te invece sembrano avere stima di sé, successo e sicurezza economica.

(vedi il post del 17/09/2013)

Nel corso dei primi 40 anni della mia vita ho avuto a che fare con personaggi di grande talento che col tempo sono diventati uomini e donne di successo; ma, anziché essere contento per loro, io - come si dice a Roma - "rosicavo" assai! e cioè crepavo di invidia. Me li sono proprio scelti bene, e alcuni adesso sono davvero molto famosi.

Ad esempio F.B. ora è lo speaker di una radio italiana importante e regolarmente riconosco la sua voce in spot pubblicitari televisivi di industrie molto note.

Stessa cosa per Luca, grande appassionato e conoscitore di musica, lo incontrai quando avevo circa 21 anni a Camogli dove lavoravamo per una radio locale. Poco tempo dopo lui fondò insieme ad un piccolo gruppo di avventurieri un'altra radio che in un certo senso ancora risuona nell'etere per il suo carattere così libero, gioioso e al tempo stesso portatore di un messaggio colto e risvegliante. 
Io conobbi proprio in quei giorni Elisabetta, una giovane donna di Milano. Mi innamorai come solo un ragazzo sa fare e ci sposammo dopo appena un'anno. Avevo 22 anni, lei 18: Luca fu uno dei nostri testimoni di nozze. Nel giro di pochissimo tempo lui divenne famoso lavorando per le migliori radio statali e private. Io lo ascoltavo e provavo invidia, molta invidia. Negli ultimi 35 anni Luca ed io non ci siamo più frequentati e neanche sentiti per telefono, sebbene continuassi talvolta a curiosare nelle sue attività: temo che il mio desiderio nascosto fosse di constatare che fosse caduto nell'oblio, dimenticato dal suo pubblico, e invece, anche se in mezzo ad alterne vicende, regolarmente si riproponeva alla ribalta col suo talento indiscutibile. Luca è, a mio parere uno dei migliori dj che la radio italiana abbia mai prodotto: prima ci rosicavo adesso sono fiero di lui e onorato di conoscerlo.
Guarda caso recentemente ci siamo incontrati di nuovo tramite twitter: incredibile vero?

Ma per ultimo vi parlerò di Gil, la persona più celebre con cui ho avuto a che fare.

Gil era una creatura meravigliosa ed io me ne sono accorto solo ora che è morto.
Negli anni settanta suonavo il sax sia con lui che con un'altro gruppo di amici "sfigati" a Roma, e naturalmente mi vantavo tanto del fatto che fossi l'unico del gruppo ad essere invitato a casa del figlio di un famosissimo regista.
Quando stavo con D, di New York, dalla sua casa di Manhattan vedevo Isabella, sua sorellastra, gironzolare nel suo appartamento di fronte. Ero abituato al meglio. 
Ragazzo viziatissimo, mi ostinavo a perseguire mete da sogno e credevo, con la mia paghetta da 3 o 4 milioni al mese, di poter comprare il mondo. Frequentavo locali come il Blue Note o l'Apollo Theater dove si esibiscono da sempre i migliori jazzisti del mondo. Ah, che bella vita! 
Si, però una vita trascorsa ad arraffare, depredare tutto e tutti alla ricerca spasmodica di danaro, potere, cibo e fica.

Poi, in Italia, negli anni 80, "casualmente" seppi dalla radio che Gil ora viveva in America ed era appena uscito un suo disco. E rosicavo......

Infine, alcuni anni fa, la mia vecchia zia di Roma mi chiamò per dirmi che era morto dopo una lunga e dolorosa malattia.
Sapete cosa scopersi? E' difficile da ammettere ma in fondo non me ne importava un granché!
Si, era così, e ora non mi vergogno a parlarvene perché credo sia importante che ognuno di noi sappia conoscere se stesso per poter crescere.

Come già vi ho scritto in numerosi post del recente passato, ho conosciuto gli scritti contenuti nel famoso libro della Filocalia, dove i padri della chiesa ortodossa hanno lasciato preziose testimonianze in merito a caratteristiche insite in ogni essere umano. Scoprire che anche loro come me hanno avuto a che fare con qualità come la gola, l'orgoglio o l'invidia è stato per me davvero illuminante.
Vi invito ancora una volta a leggere i loro scritti e a dedicarvi alla Preghiera del Cuore, uno dei doni più utili che ho incontrato nel mio cammino.

Enrico D'Errico
 egosumanima