Come sapete mi sta davvero a cuore il problema dello zucchero; ne parlo nel mio libro, sulla pagina fb, e in due video youtube. Su questo blog il precedente articolo risale al 28 novembre 2013 e così mi accingo finalmente a parlarne nuovamente. Ribadisco ancora una volta che, pur essendo macrobiotico da molti anni, non ho un atteggiamento rigido nei confronti dei cibi che in genere in questo stile di vita non vengono considerati vantaggiosi per l'alimentazione quotidiana. E' evidente che quel che conta è soprattutto l'approccio che ho nei confronti del cibo: è impensabile che un uomo evoluto non sia libero di mangiare quel che gli pare. L'essere umano è in grado di sublimare, alchemizzare qualsiasi alimento e renderlo idoneo alle proprie necessità.
Ho osservato per molti anni l'effetto che diversi cibi hanno sul mio stato fisico, emotivo e mentale; conosco i miei bisogni e mi alimento di conseguenza ma so anche che se mangio pensando che un certo alimento possa farmi male esso effettivamente mi creerà danno; mentre se mangio non con la testa ma con il cuore, accettando come un dono del cielo qualsiasi cibo mi venga offerto, il risultato è sempre ottimo, anche nel caso abbia sulla mia tavola solanacee,
uova, carne o formaggi, alimenti che in genere non consumo.
Tuttavia lo zucchero utilizzato
nella produzione industriale di molti alimenti o quello che aggiungete alle
vostre bevande ha qualcosa che lo rende diverso da altri nutrimenti
disponibili: esso non esiste così in natura. C’è zucchero nella frutta e nei
carboidrati come pasta, pane e cereali; c’è zucchero persino nel latte…..eppure
l’uomo moderno ha pensato di creare una polverina bianca e magica da aggiungere
un po’ dappertutto!
Il processo di lavorazione del
succo della canna e della barbabietola da zucchero priva questi vegetali di
tutte le sostanze che contengono naturalmente e lo rende più che un alimento
una vera e propria sostanza chimica super concentrata. L’organismo fa una gran
fatica a elaborarlo e questo semplicemente perché stenta a riconoscerlo dal
momento che i vegetali “integrali” da cui è tratto contengono sostanze
scomparse nello zucchero che acquistiamo e consumiamo. E dato che i minerali
che la canna contiene in origine sono indispensabili per una sua corretta
assimilazione, allora il sistema digerente li cerca nel corpo; ad esempio,
visto che il succo della canna contiene molto calcio, il nostro organismo il
calcio che manca lo va a pescare nei denti e nelle ossa. Questo la moderna
scienza dell’alimentazione lo sa eppure la medicina di stato lo ignora
caparbiamente, probabilmente non solo per mancanza di conoscenza ma anche per
un meccanismo perverso per cui se ci ammaliamo creiamo un utile economico alla
società che, dal momento che siamo supini fruitori di tutto ciò che ci propina,
si arricchisce con le medicine e i nostri ricoveri ospedalieri.
Nel post precedente ho menzionato
parti di un testo davvero importante: “Sugar blues, la storia segreta del
nostro nemico più dolce”. Ora vi riporterò alcuni brani di un altro libro: “Puro,
bianco ma nocivo” di John Yudkin.
- Dal capitolo 1:
“L’impiego dello zucchero è
abbastanza frequente in tutte le nostre attività vitali, e quasi tutti
ritengono che esso costituisca semplicemente un attraente dolcificante, uno dei
numerosi carboidrati presenti nella dieta di numerosi paesi civilizzati. Lo
zuccherò però in realtà è una sostanza del tutto particolare. Esso presenta
caratteristiche chimiche peculiari per quanto riguarda la pianta che lo
produce, per le sostanze che i chimici possono trarre da esso, e per il suo
impiego nei cibi, sia sul piano familiare che su quello industriale. Soltanto
ora le ricerche cominciano a dimostrare che è anche dotato di effetti del tutto
peculiari nell’organismo umano, diversi da quelli di altri carboidrati. Poiché
esso comprende circa un quinto delle calorie totali consumate nei paesi più
sviluppati, è essenziale che si conosca in modo più approfondito quanto accade
in chi lo ingerisce sotto forma di cibo e di bevanda.
E’ abbastanza curioso che non
soltanto il profano, ma anche il medico e il ricercatore, abbiano ritenuto sino
a epoca recente che non fosse necessario approfondire in modo particolare gli
studi sullo zucchero. Sin da quando l’uomo ha cominciato a produrre il suo
cibo, invece di raccoglierlo e di cacciarlo, la sua alimentazione si è
arricchita di notevoli quantità di carboidrati: non sembra che alcuno abbia
fatto differenza sul fatto che questo carboidrato derivasse quasi interamente
dall’amido presente nel grano, nel riso o nel mais, oppure se l’amido venisse
gradualmente sostituito da crescenti quantità di zucchero, come si è verificato
negli ultimi 200 o 300 anni.
- Qui si parla delle malattie
cardiovascolari in relazione al consumo di zucchero:
“Attualmente esistono poche
persone che non sanno che le malattie di cuore e del sistema circolatorio,
causa numero uno di morte, sono state associate alla presenza eccessiva dei
grassi nel sangue; quasi tutti poi accettano l'affermazione successiva,
avanzata da molti medici e specialisti dall'alimentazione, e cioè che l'alta
concentrazione di grassi nel sangue è causata de un'elevata assunzione di
grassi.
John Yudkin, docente di
fisiologia presso il Queen Elizabeth College dell'università di Londra,
specialista di alimentazione e di dietetica e ora professore di scienza
dell'alimentazione, ha concezioni diverse sull'argomento. Le ha presentate in
una serie di lavori scientifici raccolti nel suo libro Sugar; Chemical,
Biological and Nutritional Aspects of Sucres (Lo zucchero: aspetti chimici,
biologici e nutritivi del saccarosio), curato da Yudkin, Edelman e Hough
(1971). Egli ha riassunto le sue scoperte per il pubblico comune nel suo libro
Sweet and Dangerous del 1972 (Puro, bianco ma nocivo. Il problema dello
zucchero, Vitalità, Torino). Yudkin si rifaceva alla teoria sui grassi,
ampiamente diffusa, stampata in una pubblicazione di Ancel Keys,
dell'università del Minnesota. "nel 1953", scrisse Yudkin, "Keys
attirò l'attenzione sul fatto che in sei differenti paesi esisteva una
relazione altamente significativa fra l'assunzione dei grassi ed il tasso di
mortalità a causa di malattie coronariche. Questo è stato certamente uno dei
più importanti contributi allo studio delle malattie di cuore. Da esso
scaturirono valanghe di relazioni da parte di altri ricercatori di tutto il
mondo; esso ha cambiato il regime alimentare di centinaia di migliaia di
persone; e ha fatto guadagnare somme ragguardevoli ai produttori dei cibi
previsti in queste diete speciali".
In contrasto con il fatto che il
pubblico accettasse generalmente che le malattie coronariche sono causate da
un'elevata assunzione di grassi animali (saturi) e di cibi contenenti
colesterolo. Yudkin stesso ha dimostrato che, proprio negli stessi paesi, la
correlazione fra le malattie coronariche e l'assunzione di zucchero è molto
maggiore che non per l'assunzione di grassi. Egli aveva scoperto che le persone
afflitte da malattie alle coronarie avevano ingerito una maggiore quantità di
saccarosio - lo zucchero ordinario - di quelle che non ne erano affette e nel
suo libro scrive: " Nessuno ha mai dimostrato qualche differenza nel
consumo dei grassi fra le persone che soffrono di disturbi coronarici e quelle
che ne sono esenti; questo fatto, però, non ha mai fatto desistere il dottor
Keys ed i suoi seguaci dal sostenere le loro tesi". L'osservazione di Yudkin
è stata confermata da uno studio epiedemiologico, su larga scala e di lunga
durata, riguardante la popolazione di Framingham, nel Massachusett, condotto
sotto gli auspici dell'Istituto Nazionale per la Salute, che non ha rivelato
correlazioni fra l'assunzione di grassi e l'incidenza delle malattie di cuore.
Nondimeno, forse a causa di grossi interessi economici, persiste una reciproca
corrispondenza fra consigli dati dal medico e la volontà del pubblico, Questa
idea è perciò dura a morire.
Le malattie cardiache, che circa
un secolo fa erano rarissime, attualmente sono una delle cause principale di
morte. Nel 1957, Yudkin riferì di uno studio, condotto in quindici paesi,
sull'aumento del tasso della mortalità provocata dalle malattie alle coronarie
in relazione all'assunzione media di zucchero. Il tasso di mortalità su 100.000
persone aumenta costantemente da 60 in seguito ad un'assunzione di 9 kg di
zucchero all'anno, a 300, per un'assunzione di 54 kg. all'anno, e quindi, molto
più bruscamente, a 750 per 77 kg. di zucchero all'anno.
Nel 1967, Yudkin ed i suoi
collaboratori riportarono i risultati di due studi sull'assunzione media di
zucchero (effettuati alcuni anni prima che la malattia si manifestasse) da
parte di sessantadue pazienti maschi di Londra con infarto miocardio o malattie
delle arterie periferiche, e su altri cinquantotto soggetti campione maschi, di
cui alcuni erano sani, mentre altri erano ospedalizzati per altre malattie.
Tutti i soggetti avevano un'età variabile fra i 45 ed i 65 anni, la media era
di 55.
L'assunzione media di zucchero da
parte degli uomini che soffrivano di malattie cardiovascolari era di 63 kg.
all'anno, e quella dei soggetti campione in osservazione era di 36 kg.
all'anno. Questa differenza ha un alto significato statistico, essendo il
margine di sicurezza calcolato superiore al 99.999 per cento. Siamo portati a
concludere che gli uomini che ingeriscono molto zucchero corrono rischi di gran
lunga maggiori di ammalarsi di cuore, in un'età variante fra i 45 e 65 anni,
rispetto a quelli che ne ingeriscono quantità inferiori. Il secondo studio
diede essenzialmente gli stessi risultati.
Il lavoro di Yudkin è stato
criticato perché il suo metodo per determinare l'assunzione di saccarosio (interrogando
il paziente sulle sue abitudini alimentari entro le tre settimane successive
alla sua ospedalizzazione) non è considerato affidabile. Egli condusse
un'indagine per controllare questo punto e giunse alla conclusione che il suo
metodo era altrettanto affidabile quanto quello tanto più elaborato degli
alimentaristi.
Le malattie coronariche, inclusa
l'angina pectoris che, a causa dei suoi sintomi impressionanti, non deve essere
stata certamente ignorata dai medici dei secoli passati, sembrano essere
tipiche dei tempi moderni. Sono state riportate nella letteratura medica soltanto
negli ultimi cento anni, La loro incidenza in aumento va pari passo con l'aumentato
consumo di zucchero e non è affatto correlata con il consumo di grassi animali
(grassi saturi) o dei grassi in generale.
Yudkin cita parecchi studi che
indicano chiaramente che il saccarosio, e non i grassi animali, fa la parte del
"malvagio" nella storia delle malattie di cuore. Il dottor A.M. Cohen
di Gerusalemme scoprì che gli ebrei yemiti che risiedevano in Israele da soli
dieci anni o ancor meno presentavano scarsi disturbi coronarici, mentre coloro
che abitavano in Israele da venticinque anni ne soffrivano in misura rilevante.
Nello yemen, il loro regime alimentare era ricco di grassi animali e povero di
zucchero, mentre in Israele avevano adottato la dieta comune ad elevato
contenuto di zucchero. Questa affermazione mostra chiaramente che una dieta di
grassi saturi non conduce necessariamente ad un'alta incidenza di malattie
coronariche, ma conferma la conclusione di Yudkin, e cioè che un regime ricco
di zucchero comporta malattie coronariche.
Inoltre, le tribù Masai e Sumburu
dell'Africa Orientale si nutrono sopratutto di latte e carne e, di conseguenza,
consumano una grande quantità di grassi animali, nondimeno presentano una
bassissima incidenza di malattie di cuore.
In passato, la popolazione nera
del Sudafrica ne era totalmente esente; durante gli ultimi dieci anni il loro
consumo di zucchero è aumentato notevolmente e l'incidenza delle malattie
coronariche è parallelamente aumentata in modo rapido. L'evidenza
epidemiologica di una correlazione fra la quantità di colesterolo nel sangue,
se non nella dieta, e l'incidenza delle malattie di cuore è del tutto
convincente. Quando il livello del colesterolo sarà sceso, diminuirà anche
l'incidenza delle malattie coronariche. Il procedimento consigliato per
diminuire il livello del colesterolo è di limitare drasticamente l'assunzione
di uova, carne e altri alimenti che lo contengono. Il colesterolo ingerito
attraverso gli alimenti non va tuttavia direttamente in circolo. Potrebbe anche
darsi che esista un altro sistema più efficace rispetto a quello di ridurre
l'ingestione di colesterolo: si tratterebbe cioè di mutare l'assunzione di
quegli alimenti coinvolti nella sintesi e nella distruzione del colesterolo. In
modo molto convincente, Yudkin ha inserito il saccarosio in questa categoria.”
Detto ciò vi suggerisco
caldamente di ridurre gradualmente il consumo di zucchero – e di tutti gli
alimenti in commercio che lo contengono – fino ad arrivare a eliminarlo del
tutto.
Esso è davvero un veleno per
l’organismo e ve ne accorgerete solo quando non lo consumerete più. Avrete
maggiore energia e lucidità, cose davvero indispensabili in un percorso in
evoluzione verso il risveglio della coscienza.
Enrico D’Errico
egosumanima