30 novembre 2013

Latte? No, grazie.


Vi ho mai raccontato di quella volta che, preoccupato per le mie condizioni di salute, presi appuntamento con un consulente macrobiotico?
(Ve lo chiedo perché alla mia età si rischia di ripetere sempre le stesse cose, senza rendersene conto....)

Devo a quell'incontro con Paolo Antognetti e all'aver seguito le sue indicazioni, se adesso mi sento bene e posso fare a mia volta il consulente e l'insegnante di alimentazione naturale.

Era verso la fine degli anni 80, quando mi recai da Paolo per una consultazione. Avevo numerosi disturbi: digestione lenta, raffreddore allergico, scarsa energia e una cisti sebacea sotto l'orecchio che tendeva regolarmente ad ingrossarsi e farmi molto male. Lui, con mio grande stupore, mi disse che le mie condizioni erano dovute soprattutto a quel che mangiavo e mi consigliò di eliminare subito zucchero e latticini.

Certo, sarebbe stato più semplice prendere delle pastiglie piuttosto che modificare l'alimentazione: se il corpo è abituato a certi cibi da tanti anni, ci vuole grande impegno e forza di volontà per cambiare.
Nel giro di poche settimane il muco in eccesso era sparito e con esso il raffreddore allergico, la digestione era migliorata, avevo più energia, lucidità e la cisti era scomparsa.
Ero così felice dei risultati raggiunti che decisi di iscrivermi a dei corsi di cucina macrobiotica; in seguito, nel giro di poco tempo, io stesso avrei cominciato ad insegnare ciò che avevo imparato sul cibo e sugli effetti sul corpo umano.

Ormai sono trascorsi quasi 25 anni e non ho mai smesso di alimentarmi in modo naturale e insegnare agli altri a fare altrettanto.
In questo periodo, nei miei post e nei primi tre video da me pubblicati su YouTube, avrete sicuramente notato quanta importanza io dia al consumo dello zucchero e dei latticini. Secondo me è davvero impossibile non ammalarsi se si consumano abitualmente tali alimenti. Lo zucchero crea danni ingenti a tutto l'organismo impoverendolo di sali minerali; esso danneggia soprattutto il pancreas e l'intestino, abbassa le difese immunitarie, priva di energia e lucidità, ed è la causa principale della decalcificazione ossea. I latticini sono la seconda causa di osteoporosi (in questo campo la disinformazione è impressionante perché l'industria latteo-casearia, insieme a quella dello zucchero, è estremamente fiorente). Quasi tutti i medici e i nutrizionisti sostengono che è indispensabile il consumo di latte e formaggio proprio per favorire la formazione di calcio, ma ciò è falso.


Il nostro organismo, per metabolizzare ogni elemento nutritivo, dispone di una coppia di sostanze chimiche: nel caso del calcio esistono gli osteoblasti e gli osteoclasti. Mentre i primi lavorano per aggregare il calcio alle ossa, i secondi lavorano per demolire quello in eccesso. Quando si assume calcio tramite alimenti vegetali come cavolo o semi e noci, il suo assorbimento non ha alcuna controindicazione. Quando mangio latte e formaggio accade qualcosa di anomalo: gli osteoblasti aggregano il calcio non solo all'interno delle ossa ma anche all'esterno, creando protuberanze e cartilagini soprattutto a livello delle articolazioni di ginocchia, gomiti, mani e piedi (tale fenomeno si nota soprattutto nelle persone anziane che consumano molto latte e formaggio e hanno infatti le nocche delle dita ingrossate e infiammate).
Gli osteoclasti, che giustamente intervengono per contenere l'aggregazione del calcio e demolire quello vecchio, disgregano anche quello all'interno delle ossa che col tempo divengono estremamente porose.


Negli ultimi decenni le fratture ossee sono aumentate sensibilmente e ciò è dovuto anche e soprattutto all'aumento del consumo di zucchero e latticini.

Anche i pediatri, come i genitori che si rivolgono a loro, dimostrano di non avere alcun buon senso; essi infatti suggeriscono a tutte le madri, dopo l'allattamento al seno, di nutrire i loro figli con latte di mucca, il latte con cui le mucche nutrono i vitelli!
A me non servono altre indagini scientifiche per capire che il latte animale non è adatto al consumo umano: ogni specie produce il latte adatto ai suoi piccoli e l'uomo è l'unico mammifero che da ai propri piccoli anche il latte di altri animali.

Comunque se avete bisogno di altre informazioni sull'argomento ecco una serie di link interessanti.
  • http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/10/01/smettete-di-bere-il-latte.html
  • http://www.paleodieta.it/latte.htm
  • http://naturale.blog.tiscali.it/tag/latte/?doing_wp_cron
  • http://www.operaincerta.it/archivio/076/articoli/boccia_1.html
  • http://www.riequilibrio.org/txt.asp?k=approfondimenti&id=40
  • http://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=783
  • http://www.disinformazione.it/pericoli_latte.htm
  • http://www.iltibetano.com/testi/Naturopatia_4.htm


Enrico D'Errico

28 novembre 2013

La storia segreta del nostro nemico più dolce: lo zucchero 1)

Chi segue il mio lavoro sa che pratico e insegno macrobiotica da molti anni e, dopo un primo periodo di rigidità tipica del neofita, sono diventato piuttosto elastico nella scelta del cibo. Per me ogni alimento è un dono del cielo e, sebbene io non cucini mai carne, latticini o solanacee, se mi invitate a casa vostra mangerò volentieri e con gratitudine quello che avete preparato. Su una sola cosa non faccio mai eccezioni: lo zucchero. Perché questa scelta? Semplicemente perché conosco il suo effetto e non mi piace subirne le conseguenze; ho fatto tanta fatica per arrivare a sentirmi come mi sento adesso: molto lavoro su di me e decenni di alimentazione sana. Se mangiassi zucchero in pochi giorni tutto ciò potrebbe anche sparire velocemente. Sto esagerando? Siii?!?
Sapete perché la pensate così? Perché siete quasi tutti assuefatti a questa droga così comunemente accettata, lo zucchero: il nostro nemico più dolce.

Se volete saperne di più vi riporto uno stralcio dal mio libro "Io sono un'anima".


"Prima che fosse introdotto nell’alimentazione dell’uomo moderno, lo zucchero era venduto solo nelle farmacie e usato come medicina o come sostanza voluttuaria. Gli arabi erano avvezzi a sniffarlo per procurarsi allucinazioni. Ora è diventato di uso comune nell’alimentazione quotidiana; oltre ad usarlo per dolcificare bevande varie, esso è largamente utilizzato dall’industria conserviera, dai panifici e in molti altri alimenti.

Si sentono spesso frasi come "lo zucchero fa bene al cervello", "lo zucchero è pieno di vita". Tali affermazioni sono soltanto slogan pubblicitari e non hanno alla base una corretta conoscenza sulla composizione dello zucchero e del suo effetto sul fisico e sulla mente.

Vediamo quindi com’è prodotto e cosa succede quando lo mangiamo.

Lo zucchero bianco viene estratto dalla canna da zucchero e dalla barbabietola ma durante il processo di lavorazione è privato della maggioranza delle sostanze di cui è composto, al punto che esso non può più essere considerato un alimento ma una caloria pura. Il nostro sistema digerente è organizzato per lavorare su alimenti integrali, così come esistono in natura. Quando mangiamo zucchero, lo stomaco e l’intestino si trovano realmente in grave difficoltà nel riconoscere ed elaborare un alimento così fortemente raffinato. Ad esempio, la canna da zucchero contiene una buona percentuale di calcio che è totalmente scartato dalla raffinazione; ma per digerire, quel calcio è necessario, e quindi esso è sottratto all’organismo. Prima viene recuperato da parti meno vitali, come i denti, ma poi, quando il consumo di zucchero è costante e ingente, il calcio è sottratto alle ossa. Questo spiega come mai la decalcificazione e l’osteoporosi siano problemi così diffusi in tante persone. Lo zucchero raffinato è certamente il peggior ladro di minerali ma analoghe difficoltà s’incontrano quando consumiamo zucchero integrale che spesso è quello bianco semplicemente ricolorato con la stessa melassa estratta durante il processo di lavorazione.


Per quanto riguarda l’apporto nutrizionale ed energetico, leggo, "non esiste alcuna necessità fisiologica di zucchero; ogni fabbisogno alimentare nell'uomo può essere soddisfatto pienamente senza dover ricorrere al cucchiaio di zucchero, bianco, scuro o grezzo, sia sotto forma di cibo sia di bevanda". *
Tutti sanno che abbiamo bisogno di zucchero per avere energia; ma, siccome l’industria dello zucchero è un business estremamente redditizio, non ci viene detto che il modo più semplice e naturale per assumere zucchero è quello di ricavarlo dai cereali integrali o dagli alimenti derivati da essi come il pane e la pasta. Questo tipo di zucchero entra in circolo più lentamente e non causa problemi di metabolizzazione, mentre quello raffinato, già bello e pronto, costituisce un’aggressione notevole soprattutto per il nostro pancreas. Esso metterà repentinamente in circolo sostanze per tentare di gestire l’improvviso apporto glicemico, col risultato che presto ci sarà un nuovo bisogno di assumere zucchero a causa del sopravvenuto stato d’ipoglicemia. Col passare del tempo questo processo "altalena" indebolisce sempre più la nostra personale capacità di gestire gli zuccheri e ciò conduce facilmente a stati cronici di debolezza o al diabete che è una delle patologie moderne più diffuse.
( *John Yudkin: dal libro “Puro, bianco ma nocivo”)                                                                                                                      

Parlando della dipendenza e dell'effetto che lo zucchero produce sulla mente, bisogna dire che solo chi non lo consuma da molto tempo può osservare su di sé le differenze rispetto a quando ne faceva uso. Una persona sana, appena si sveglia al mattino con la luce del sole, dovrebbe tirarsi su dal letto come un grillo, desiderosa di cominciare una nuova giornata di avventurosa attività. Chi consuma zucchero ha invece bisogno di molto tempo, forse un'ora o due, prima di sentirsi lucido, e ovviamente non può ottenere questo risultato senza la consueta tazza di caffè o tè dolcificata con zucchero.
Naturalmente, dopo appena un paio d'ore, sentirà un calo di energia fisica e lucidità mentale; siccome il pranzo è ancora lontano non potrà fare a meno di mangiare uno snack dolce o di bere un'altra tazza di una bevanda stimolante accompagnata magari da una bella brioche. Riuscite a notare in ciò che può sembrare a chiunque un modo di condurre la giornata e di alimentarsi del tutto normale, la modalità della dipendenza? Naturalmente a nessuno piace che qualcuno gli dica che è un drogato ed è personalmente difficile rendersene conto e ammetterlo. Se, quando incontrate per strada un tossico-dipendente che vi chiede del denaro, vi rifiutate di aiutarlo perché sapete che lo userà per drogarsi, immancabilmente egli vi risponderà che non è vero che fa uso di droghe, e che quei soldi gli servono per comprarsi da mangiare, o acquistare il biglietto del treno per tornare a casa poiché ha perduto il portafogli o altre panzane simili.
Certo, forse non vi piace sentirvi paragonare a degli eroinomani, ma provate a smettere di punto in bianco il consumo dello zucchero e poi vedrete come vi sentirete: vi assicuro che non penserete ad altro che a riprendere quella sostanza magica e dolce per tirarvi un po' su.

Lo zucchero vi sposta drasticamente dal vostro centro e vi tiene costantemente in uno stato di coscienza fintamente positivo e come inebetito. Il suo uso è particolarmente pericoloso adesso, periodo di grandi cambiamenti planetari che necessitano tutta la nostra capacità d’osservazione.
La maggior parte delle persone non stanno facendo nulla per adeguarsi al cambiamento vibrazionale e, senza rendersene conto, opponendosi a esso, provocano in loro stessi grande attrito. Cosa c’è dietro all’aumento vertiginoso delle malattie nervose? Come mai la gente si suicida così  facilmente in caserma, a scuola per un brutto voto o perché ti lascia il fidanzato, o perché ha perduto il lavoro o gli riducono il salario? Come mai tanti uomini uccidono i propri familiari e poi si ammazzano? Come mai tanti figli uccidono i propri genitori?

Le pressioni delle circostanze familiari o di lavoro sono forti ma, vissute in questo particolare momento energetico planetario, sono insopportabili; vi ripeto, è come se il cervello fondesse. Il nostro cervello è in effetti paragonabile ad un trasformatore elettrico che riceve le elevate energie planetarie e le adatta al corpo.  Questo nostro “trasformatore elettrico interno” ci permette di mitigare gli effetti di un’energia troppo intensa, ma esso è tarato su una certa potenza; in caso l’energia elettrica che arriva sia eccessiva il trasformatore si fonde.
Questo è il problema cui è sottoposta l’umanità in questo momento. I Maestri di tutti i tempi, primo fra tutti Gesù Cristo, ci invitano a elevare il nostro stato di coscienza, a cambiare il voltaggio del nostro trasformatore per renderlo idoneo a sopportare e gestire l’energia che sta irradiando sul pianeta. Questo nuovo salto di corrente genera cambiamenti enormi che sono in grado di attraversare indenni solo coloro che seguono le istruzioni del creatore del nostro corpo, trasformatore compreso. Le persone stanno impazzendo ovunque sul pianeta e nessuno ne comprende la vera ragione: la verità è che il loro cervello si sta fondendo.
I quotidiani e le televisioni, minimizzano ciò che dovrebbe essere fatto conoscere ed enfatizzano le cose meno importanti ma che possano confondere le idee.

Un fattore che può contribuire molto ad adattarci ai cambiamenti energetici planetari è sicuramente cambiare alimentazione, infatti anche il cibo modifica radicalmente la composizione chimica ed energetica del corpo.
Mangiare in modo naturale può veramente cambiare la nostra vita, la nostra percezione della realtà, il nostro sguardo sulle cose. Sino a che non sviluppiamo la coscienza, la consapevolezza, siamo solo identificati con il nostro corpo, il lavoro e la famiglia; così si vive in maniera meccanica, ripetitiva e si percepisce costantemente un senso di precarietà: questa non è Vita ma sopravvivenza.
Viviamo in una trappola: possiamo anche renderla dorata ma sarà sempre una prigione. Tutti viviamo come in una sorta di bozzolo letargico.
Cosa possiamo fare dunque? Come possiamo ampliare la nostra consapevolezza?
Un modo è cominciare a mangiare meglio: io l’ho sperimentato e ora lo voglio condividere con gli altri. Mangiar bene provoca un cambiamento fisiologico e una sorta di trasmutazione alchemica: le nostre cellule a poco a poco si purificano rilasciando i materiali più grossolani; cominciamo così ad acquisire una diversa apertura di coscienza e ci rendiamo conto che non siamo solo il corpo di cui ci serviamo.
Due raccomandazioni importanti voglio darvi: astenetevi con impegno dallo zucchero raffinato e dai cibi che lo contengono e cercate di migliorare la vostra masticazione, ricordandovi che la ptialina, la sostanza che trasforma gli zuccheri del cibo in qualcosa di fruibile per l’organismo, si trova solo nella saliva; più mastichiamo e più disporremo di energia senza le controindicazioni dell'assunzione dello zucchero bianco".

Inoltre, a partire dalla prossimo articolo, ho pensato di pubblicare qualche post trascrivendo alcuni stralci di uno dei migliori libri esistenti sull'argomento dello zucchero: Sugar Blues.






"Un bel giorno, tanto tempo fa... *



Continua in  "Il mal di zucchero: la storia segreta del nostro nemico più dolce 2)"




   * W. Dufty: Sugar blues-Il mal di zucchero. Macroedizioni

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26 novembre 2013

Very Fast Natural Cooking©

Oggi vi parlerò dei miei seminari di cucina.
Molti anni di esperienze e di attenta osservazione dei bisogni delle persone che vivono in città mi hanno permesso di brevettare un sistema per alimentarsi che, nelle preparazioni culinarie, soddisfi appieno requisiti di semplicità e velocità , economicità (sono bravi tutti a far bene da mangiare con gamberoni, ostriche e formaggio castelmagno!), salubrità e gusto (in genere c'è il luogo comune idiota di pensare che se fa bene fa schifo e se è buono fa male): questo sistema  è il Very Fast Natural Cooking©
Nel mio blog Guarire il pianetatroverete spiegazioni  esaustive su questo metodo basato sul concetto fondamentale di  trasformare la vostra cucina in un laboratorio dove, al momento del pasto, assemblare alimenti cotti che avete preparato in precedenza. Naturalmente è indispensabile che poi partecipiate ai miei seminari dove è possibile vedere nella pratica come applicare il metodo.

Col tempo potrete imparare a padroneggiare l'uso del fuoco e dei condimenti, scegliere gli alimenti più adatti alle vostre condizioni di salute e al clima della giornata e preparare pasti dotati di una buona sinergia di gusto, colore ed energia. Un bel piatto misto, buono e salutare, deve tener conto di numerosi aspetti e oggi, con questo articolo, vorrei ampliare quello della consistenza. Ho notato spesso che le persone cucinano sempre le stesse cose, con gli stessi gusti e con gli stessi stili di cottura; questo approccio culinario non solo risulta noioso per gli occhi e il palato ma soprattutto crea stagnazione nell'organismo proprio perché non c'è polarità di gusti, di energia e consistenza. 

Ogni alimento può essere cucinato con diversi stili di cottura, ognuno dei quali creerà non solo colore, profumo e gusti diversi ma anche consistenze particolari. So che nel cucinare nessuno si preoccupa  di creare consistenze diverse e poi però vedo che dopo il pasto molte persone, restando insoddisfatte,  vanno dritte a prendersi un gelato per ritrovare la consistenza cremosa che era assente, o hanno nel cassetto della scrivania dell'ufficio crackers o grissini per soddisfare la voglia che inglesi e americani chiamano "crunchy", termine onomatopeico per definire il rumore che quell'alimento genera con la masticazione, parlo cioè della consistenza croccante.



Quello della consistenza sembra un fattore secondario di cui tener conto mentre si cucina ma vi assicuro che non lo è; ora, sebbene  sarebbe anche necessario vederlo nella pratica, cercherò di spiegarvi come si possono ottenere diverse consistenze, come morbidezza, cremosità e croccantezza.

La morbidezza è una consistenza molto facile da ottenere con verdure come carote, rape, zucca, cavolfiore; sarà sufficiente un taglio a pezzi piuttosto grossi e uno stile di cottura stufato o a vapore. 
Cucinando a vapore, diminuendo il tempo di cottura, posso anche ottenere una consistenza più croccante.
Anche scottando brevemente dei fagiolini o dei fagioli corallo posso ottenere una consistenza che sotto i denti risulti più crunchy.
Infine, parlando di cremosità, essa si otterrà facilmente sempre con cavolfiore, carote, rape e zucca cotte a lungo e poi frullate al fine di ottenere una purea. Straordinaria cremosità "budinosa" è possibile avere cuocendo a lungo qualsiasi tipo di cereale in chicchi e poi frullandoli o passandoli al passaverdura.

Ma... non vi viene voglia di cucinare? A me si, ma si sa, io sono una appassionato di cucina!
Vi assicuro però, che se parteciperete al corso di cucina base che organizzo a gennaio, saprò risvegliare la vostra creatività e la vostra passione!
Provare per credere....

Enrico D'Errico

25 novembre 2013

Digiunare

In fatto di digiuno non ho certo l'esperienza di Cristo, tuttavia vorrei riportarvi alcune impressioni ricavate dalle mie esperienze in merito.
Nella nostra cultura europea si sente il retaggio dei periodi trascorsi durante le due guerre mondiali, in cui il cibo scarseggiava e molte famiglie dovevano veramente tirare la cinghia. E' naturale quindi che anche i posteri abbiano ereditato forti resistenze per praticare digiuni.

C'è poi tutta una tradizione del punire i figli mandandoli a letto senza cena; quindi per molte persone poco riflessive non mangiare per un pasto o due è come infliggersi una punizione.

Quasi completamente tramontata e abbandonata l'usanza del digiuno del venerdì praticato negli ambienti della chiesa cattolica, a favore dell'ingurgitare ogni giorno ogni genere di cibo: carne, formaggio, latte, affettati, pesce, gelati e dolciumi di vario tipo, nel trionfo assoluto del vizio capitale della gola*, cosa di cui ho ampiamente parlato nei mesi scorsi. Le persone, qualsiasi religione professino, si sentono così lontane da Dio da essere obbligate ad annegare la loro angoscia esistenziale nel cibo e altre cose anestetizzanti.

Ma che succede quando non mangiamo?
Nelle ore immediatamente successive all'inizio del digiuno accadono alcune cose: intanto iniziano disturbi vari come mal di testa, di pancia, a volte diarrea, a volte stitichezza, calo della lucidità e della energia, perdite vaginali per la donna, sbalzi d'umore, irritabilità. Perché? Semplicemente perché le tossine e le impurità che prima erano depositate in vari luoghi dell'organismo, ora entrano nuovamente in circolo, e ciò non è affatto piacevole. Immaginate il grasso in eccesso accumulato ad esempio nel sistema cardio-circolatorio che comincia a sciogliersi e a circolare liberamente per essere nuovamente metabolizzato, digerito ed espulso. Immaginatevi il muco che nel sistema polmonare si scioglie per essere ingoiato e nuovamente digerito; pensate infine all'intestino, le cui pareti sono cariche di vecchie feci "spalmate" dappertutto: esse cominciano a sfaldarsi e ad aumentare la putrefazione interna per poi essere espulse.
Mentre noi non mangiamo, non introitiamo nuovo cibo, il corpo recupera tutto ciò che può: in pratica
l'organismo si nutre di se stesso.
I sintomi si intensificano al secondo giorno di digiuno per poi scemare e finalmente dopo il terzo giorno, generalmente parlando, non si avvertono più grossi disagi.

Già, però iniziano ad emergere difficoltà psichiche, emotive e mentali: ecco perché si suggerisce per i digiuni prolungati di avere accanto una persona esperta che sappia cosa fare per sostenerci e confortarci; e se parlo di conforto non è a caso perché 
vengono fuori molte paure e dolori appartenenti a traumi di ogni epoca. Esistono punti nodali che appartengono alla nostra incarnazione, particolari caratteristiche su cui abbiamo da lavorare; i corpi che ci siamo scelti di epoca in epoca hanno ovviamente fatto resistenza al normale corso evolutivo, alla spinta a cui sono stati sottoposti. L'attrito è stato sicuramente molto forte e segni di quel dolore provato vengono riverberati fino a noi; col digiuno non abbiamo più scappatoie: il cibo, il principale anestetico di cui ci serviamo non c'è, di fare sesso a gogò forse non ne abbiamo la forza, di fare acquisti compulsivi pure, se bevessimo alcolici ci verrebbe da vomitare......insomma non c'è scampo....è necessario che accada quel che deve accadere.



Devo confessarvi una cosa: alcuni giorni fa stavo per mettere le mani addosso a un essere umano e non per accarezzarlo o confortarlo ma per picchiarlo. Ero fuori di me! Per alcuni minuti i miei corpi hanno preso il sopravvento ed erano assolutamente convinti della giustezza della loro azione: la persona oggetto della loro invettiva era infatti, secondo loro, oggettivamente riprovevole e meschina. Grazie al cielo in breve tempo ho ripreso la guida del mio veicolo e il pensiero che ha preso campo è stato che anche quella creatura, come tutte le altre, ha il suo dolore, i suoi traumi da elaborare. Ciò naturalmente non giustifica il suo atteggiamento razzista nei confronti di una donna straniera da lui apostrofata come "schiava", ma crea in me un terreno utile su cui riflettere sia per ciò che riguarda il suo comportamento ma soprattutto per ciò che concerne la mia reazione.

Perché ho reagito così? 
E' vero, in parte c'era lo sdegno per aver assistito alla scena di qualcuno che offende violentemente una persona indifesa e debole; ma c'è sicuramente dell'altro, e questo fa parte del mio lavoro per i prossimi giorni.



Stavamo argomentando sul fatto che quando digiuni vengono fuori tanti eventi traumatici dell'intera nostra esistenza; vi ho parlato di questo episodio perché mi sono appena trovato in una circostanza in cui qualcuno, impregnato del suo vecchio dolore mai visto e bonificato, in preda a forte irritazione riversa su qualche capro espiatorio la sua rabbia. Questa situazione mi rammenta ancora una volta il lavoro svolto da Alejandro Jodorowsky che ha illustrato molto bene quanto ognuno di noi porti con sè il retaggio di tutti i suoi antenati: morti violente, tradimenti, assassinii, aborti, episodi criminali e tanto altro ancora. Lui non suggerisce un lavoro psicanalitico ma atti psico-magici in grado di sciogliere certi legami e aiutare tutto il ramo familiare.

E' bello pensare che ognuno di noi ha la possibilità di sciogliere situazioni che si sono cronicizzate nel corso di secoli, in numerose incarnazioni. Amo il lavoro su di sé perché mi sta facendo diventare "adulto", mi sta aiutando ad assumermi le mie responsabilità.
Amo il lavoro si di sé perché prima avrei considerato quell'uomo di cui vi ho parlato, un nemico, degno del mio disprezzo.
Ora, dopo appena 24 ore, sento che è un fratello che mi ha aiutato a conoscermi meglio, e davanti al quale devo solo inchinarmi con rispetto.

Enrico D'Errico

* Vedi i post dal 18 agosto in poi.

22 novembre 2013

Perché dovrei affliggermi ora (3)

continua dal post del 8 ottobre.
Questa è una trascrizione di un discorso tenuto a Poona da Osho Rajneesh nel 1976: "Perché dovrei affliggermi ora?"


Questa è la storia della mente umana e di come è fatta. Tu crei intorno a te un mondo di illusioni. Continui ad attaccarti a cose che non verranno con te, dopo la tua morte. Continui a identificarti con cose che ti verranno portate via.
Per questo gli hindu definiscono "illusione" il mondo: con la parola mondo non intendono il mondo in sé, ma semplicemente il mondo che tu ti sei creato nel sonno. Quel mondo è "maya", illusione. E' un mondo di sogno.

Chi è "tua moglie"? L'idea stessa è folle! Chi è "tuo marito"? Chi è "tuo figlio"? Essi non ti appartengono, nessuno può essere una tua proprietà. Neppure tu appartieni a te stesso, come può appartenerti qualcun altro? Non possiedi nemmeno te stesso, non lo hai notato? Anche tu appartieni a un'esistenza sconosciuta di cui non hai ancora penetrato il mistero.

Scendendo sempre più in profondità in te stesso, arriverai a un punto in cui perfino il "sé" scomparirà. Esisterà solo una dimensione di non sé, se preferisci lo puoi chiamare il Sè supremo. Cambia solo il linguaggio, la terminologia.

Non hai mai visto sorgere dal profondo di te stesso cose che non ti appartengono? I tuoi desideri non ti appartengono, né ti appartengono i tuoi pensieri. Neppure la tua consapevolezza è una tua creazione, ti è stata data, è un dato di fatto. Non sei tu che la crei, come potresti?

All'improvviso ti trovi a esistere... accade tutto per magia. Tu sei sempre nel mezzo, non conosci l'inizio. L'inizio non ti appartiene, né ti appartiene la fine. Solo nel mezzo puoi creare qualcosa, puoi continuare a creare dei sogni. Ed è così che l'uomo diventa accidentale.

Stai attento! Cerca di essere sempre più essenziale e sempre meno accidentale. Ricordati sempre che solo ciò che è eterno è vero, solo ciò che esiste da sempre e per sempre è verità. Tutto ciò che è momentaneo è falso. Ciò che è momentaneo deve solo essere osservato, non ci si deve identificare.

Ho letto un bellissimo aneddoto: un vecchio irlandese aveva appena lasciato la sua stanza d'albergo, ma era quasi arrivato alla fermata dell'autobus, quando si accorse di aver dimenticato l'ombrello nella stanza. Nel frattempo, però, la stanza era già stata affittata a una coppia di sposini. L'uomo salì comunque, ma non volendo essere importuno, si inginocchiò fuori dalla porta e si mise a origliare dal buco della serratura, per vedere cosa stessero facendo i due novelli sposi.
"Di chi sono questi occhi adorabili, mia cara?" sentì chiedere da una voce maschile. "Sono tuoi, amore mio," rispose una voce di donna. "E di chi è questo bel nasino?" proseguì l'uomo, con voce sempre più seducente. "E' tutto tuo, amore," rispose la donna. "E di chi sono queste labbra meravigliose?" continuò l'uomo. "Sono solo tue!" sospirò la donna. "E di chi è..." ma a quel punto l'irlandese non riuscì più a trattenersi. Appoggiò le labbra al buco della serratura e gridò: "Quando arrivate a un ombrello a quadri gialli, ricordatevi che quello è mio!"

Questo gioco del "mio" è il gioco più assurdo che esista, ma purtroppo la vita si riduce tutta a questo gioco. Questa terra esisteva ben prima che ti ci arrivassi, e sarà ancora qui quando tu te ne sarai andato. I diamanti che possiedi erano qui ben prima che arrivassi tu, e quando te ne sarai andato quei diamanti resteranno qui, e non ti ricorderanno neppure. Nemmeno lo sanno che sei tu a possederli.
Questo gioco del possesso è il gioco più stupido che esista, è il gioco più folle che si possa fare, ma è anche il solo gioco che fanno tutti.

Gurdjieff diceva che se inizi a non essere identificato con le cose, prima o poi incontrerai il tuo essere essenziale. Questo è il vero significato della rinuncia. La rinuncia, o la scelta del sannyas, non significano rinunciare al mondo e salire sull'Himalaya o in un monastero, non cambia nulla. Porterai con te la stessa vecchia mente.

Qui nel mondo avevi la tua casa, tua moglie; là avrai il tuo monastero, la tua religione. Non farà molta differenza. Il concetto di "mio" persiste. 
E' un'attitudine mentale, non ha nulla a che vedere con luoghi e spazi esterni. E' un'illusione interiore, un sogno interiore, un sonno interiore.

"Rinuncia" significa che ovunque tu sia, non hai bisogno di rinunciare a qualcosa, perché, di fondo, nulla è mai stato tuo! E' folle parlare di rinuncia. Questo presupporrebbe che tu prima abbia posseduto delle cose a cui ora rinunci. Ma come puoi rinunciare a qualcosa che non hai mai posseduto?

"Rinunciare" per me significa arrivare a capire che non puoi possedere nulla, in realtà. Al massimo puoi usare le cose, ma non le puoi possedere. Non sarai qui per sempre, come puoi possedere qualcosa? E' semplicemente impossibile. Puoi usare le cose e provare gratitudine perché ti è possibile farlo. Esse saranno degli strumenti ma non le potrai mai possedere.
Rinunciare all'idea del possesso è la vera rinuncia. Rinunciare non significa abbandonare i tuoi possessi, ma la tua possessività. Ed è questo che Gurdjieff definisce "disidentificarsi". E' questo che i mistici baul chiamano la realizzazione dell'Adhar manus, dell'uomo essenziale. Ed è questo che lo Zen definisce "il volto originale".

Esiste una storiella taoista molto famosa, che io amo immensamente. Narra di un vecchio contadino taoista a cui era scappato il cavallo. Quella sera i suoi vicini di casa andarono a trovarlo, per consolarlo della sua malasorte. Egli disse solo: "Forse". Il giorno dopo il cavallo tornò a casa, tirandosi dietro sei puledri selvaggi, al che i vicini tornarono per felicitarsi della sua buona sorte. Egli disse solo "Forse". Il giorno seguente suo figlio, mentre tentava di cavalcare uno dei puledri selvaggi, per domarlo, fu gettato a terra e si spezzò una gamba. Di nuovo, i vicini tornarono, per consolarlo della sua sfortuna. Egli disse solo "Forse". Il giorno dopo giunsero al villaggio degli ufficiali in cerca di giovani da arruolare nell'esercito, ma il figlio del contadino, a causa della gamba rotta, fu scartato. Quando i vicino tornarono un'altra volta, per dirgli come, dopo tutto, era fortunato, egli disse solo: "Forse".

continua in Perché dovrei affliggermi ora? (4)

21 novembre 2013

Essere integro

Gesù disse, "In due si adageranno su un divano; uno morirà, l'altro vivrà." Disse Salomè, "Chi sei tu signore? Sei salito sul mio divano e hai mangiato dalla mia tavola come se qualcuno ti avesse inviato." Gesù le disse, "Sono quello che viene da ciò che è integro. Mi sono state donate delle cose di mio Padre." "Sono tua discepola." "Per questa ragione io ti dico, se uno è integro verrà colmato di luce, ma se è diviso, sarà riempito di oscurità."
Queste sono le parole che Tommaso ha scritto nel suo vangelo.

 Gesù viene direttamente dal Padre, dall'Uno, rappresenta la completezza e l'unità. E' in possesso di doni datigli dal Padre e da lui è stato direttamente inviato per compiere una missione che è ora al suo culmine.
 Anche noi, come Salomè, affermando di essere suoi discepoli, possiamo dimostrare prontezza nell'applicarci al lavoro su noi stessi e nel servire i propositi del Regno.
 Essere integri significa impegnarsi ogni giorno per diventare Uno con tutto, sfuggire la menzogna e il mondo dell'illusione. Sottrarsi alla tirannia del tempo e al chiacchiericcio insistente e ossessionante della mente.
 Come ho detto più volte nei miei articoli, il pianeta attualmente è sottoposto a un'energia particolare che tende sia a sostenere coloro che fanno un lavoro su di sé e sia a far addormentare sempre più coloro che sono identificati col corpo e vivono solo in uno stato di coscienza di "mondo". Mi sembra questo uno degli aspetti che si possono evincere dalle parole del vangelo di Tommaso ma anche dal quelle di Matteo:
"Poiché a chiunque ha sarà dato dell’altro e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha sarà tolto anche quello che ha".
Integrità è essere focalizzati ogni giorno, per tutto il giorno, su un solo obiettivo, un pensiero centrale come dice il maestro Omraam Mikhaël Aïvanhov:

"Imparate a nutrire in voi un pensiero centrale, come un nucleo, come un focolaio attorno al quale verrà a organizzarsi tutto il resto. Attorno a questo nucleo potranno formarsi vari cerchi, ma al centro deve esserci un unico pensiero. È a questa condizione che darete significato e coerenza alla vostra vita. Non è proibito avere la mente piena di idee e di progetti, ma si può costruire qualcosa di solido partendo unicamente da un punto centrale. Pochi uomini e donne si alzano al mattino con un’idea fondamentale che guiderà la loro attività e il loro comportamento durante tutta la giornata. Sin dal risveglio, i più si agitano in tutti i sensi; escono di casa, rientrano, e la sera si coricano esausti, per poi ricominciare l’indomani: avranno forse altri pensieri, ma altrettanto disordinati. Decidano finalmente di essere abitati e guidati da un’idea, e allora altre forze si risveglieranno – forze che essi nemmeno conoscono e che pure sono presenti nel loro subconscio e nelle cellule del loro corpo – sostenendoli nei loro sforzi, così che si sentiranno illuminati, aiutati e guidati. L’idea che dovete porre al centro della vostra vita può tradursi con una sola parola: luce." 
Enrico D'Errico 

 

18 novembre 2013

Istruzioni a un cuoco zen 1)

Ho letto molti libri sull'argomento del cibo e sulla cucina ma quello che più mi ha emozionato resta sempre “Istruzioni a un cuoco zen: ovvero come ottenere l'illuminazione in cucina".
Detto così sembra il solito titolo cretino con approccio tipicamente new age; invece è un testo straordinario in cui si mostra come ogni mestiere, anche quello del cuoco, offra a chi lo esercita l'opportunità di realizzare la suprema manifestazione della mente zen.



Utilizzerò questo post per riportare alcuni brani che sono certo apprezzerete come spesso hanno fatto gli allievi dei miei corsi di cucina, e in particolare coloro che hanno partecipato al seminario di approfondimento "Spiritualizzare la materia".
"Fin dall'antichità, nelle comunità che praticano la Via del Buddha,* sono stati istituiti sei incarichi per dirigere gli affari del tempio. I monaci responsabili di ciascun incarico sono tutti discepoli del Buddha, e svolgono le attività del Buddha, tramite i propri compiti rispettivi. Tra questi vi è il tenzo, responsabile della preparazione dei pasti per la comunità.
Nel Chanyuan Qinggui ** è scritto che 'la funzione del tenzo è di preparare i pasti per i monaci'. Quel compito è stato sempre svolto da maestri stabili nella Via e da altri che avevano risvegliato in sé lo spirito del bodhisattva. Una tale pratica richiede l'esaurimento di tutte le vostre energie.*** Se l'uomo a cui è affidato tale compito è privo di quello spirito, sopporterà soltanto avversità e sofferenze inutili che non avranno alcun valore nella ricerca della Via.Il Chanyuan Qinggui dice ancora: 'Metti al lavoro la tua mente illuminata, sforzandoti costantemente di servire pasti svariati che siano appropriati al bisogno e all'occasione, e che permettano a tutti di praticare con il corpo e la mente senza il minimo ostacolo' ".

* In giapponese butsudo; vivere secondo la Via del Buddha significa "vivere stabilizzando costantemente la propria vita".
** Consiste in 10 volumi delle più antiche regole esistenti per dirigere un monastero.
*** Cioè riversare le proprie energie nella ricerca della Via del Buddha.


Come vedete in queste comunità monastiche sapevano bene che il cibo influisce grandemente sulla nostra condizione psico-fisica e quindi sceglievano con cura le persone a cui affidare la responsabilità di preparare i pasti.

"Esaminerò ora il lavoro svolto dal tenzo in una giornata. Dopo il pranzo il tenzo dovrebbe andare dallo tsusu e dal kansu a prendere il riso, le verdure e gli altri ingredienti per la colazione e il pranzo del giorno seguente. * Dopo, li deve maneggiare con cura come se fossero i suoi stessi occhi. Renyong di Baoneng disse: 'Usa le proprietà e i possessi della comunità con cura, come se fossero i tuoi stessi occhi'. Il tenzo dovrebbe maneggiare tutto il cibo che riceve con rispetto, come se dovesse servire per il pranzo dell'imperatore. Il cibo cotto e crudo deve essere maneggiato nello stesso modo. Quindi tutti i responsabili si incontrano in cucina o nella dispensa e decidono quale cibo si debba preparare per il giorno seguente, ad esempio, il tipo di farinata di riso, le verdure, il condimento. Il Chanyuan Qinggui dice: 'Nel decidere la quantità del cibo e il numero dei contorni per la colazione e il pranzo, il tenzo dovrebbe consultare gli altri responsabili. Quando hanno scelto le pietanze, dovrebbero esporre il menù sul tabellone degli avvisi davanti alla stanza dell'abate, come pure davanti alla stanza per lo studio' "

* Nell'antichità, nei monasteri erano serviti solo due pasti al giorno.





Il cibo va trattato con molta cura e rispetto; anche il Maestro Aivanhov ribadisce questo concetto nel suo eccellente libro "Lo yoga della nutrizione" che stiamo prendendo in considerazione nei nostri post. Esso viene preparato in 'laboratori divini' e solo se riflettiamo sugli aspetti spirituali che lo costituiscono mentre cuciniamo e mentre mangiamo, esso sarà in grado di nutrire i nostri corpi più sottili.
Per quanto riguarda il redigere un menù, questa è una cosa che insegno in tutti i miei seminari. Prima di preparare il pasto è necessario sedersi con calma, riflettere su come ci si sente e sui bisogni dei nostri familiari, percepire il tempo atmosferico e permettere all'impulso creativo di impossessarsi di noi. Inoltre il menù ci consentirà di organizzarci meglio e di restare focalizzati maggiormente su le cose da preparare.


"Dopo di ciò, possono cominciare i preparativi per la colazione della mattina seguente. Non dovete lasciare agli altri il compito di lavare il riso o la preparazione delle verdure, ma dovete compierlo con le vostre mani. Concentrate tutta la vostra attenzione sul lavoro, vedendo solo quel che richiede la situazione. * Non siate distratti nelle vostre attività, né tanto assorbiti da un unico aspetto da trascurare gli altri. Coltivate lo spirito che si sforza di accrescere la fonte della bontà sulla montagna della bontà. ** Di nuovo nel Chanyuan Qinggui troviamo: 'Se il tenzo offre un pasto privo dell'armonia dei sei sapori e delle tre qualità, *** non si può dire che serva la comunità'. Nel lavare il riso levate tutta la polvere. Nel farlo non perdete neppure un chicco di riso. Quando esaminate il riso, guardate contemporaneamente la polvere; quando esaminate la polvere guardate anche il riso. Osservateli entrambi con attenzione. Allora, preparerete un pasto che contiene i sei sapori e le tre qualità.

*  La situazione reale vista senza preconcetti
** E' l'influenza o il potere che accresce il bene, quel che è vantaggioso per tutti gli esseri di tutti i mondi.
*** I sei sapori sono: amaro, agro, dolce, salato, insipido e piccante. Le tre qualità sono leggero e flessibile, pulito e armonioso, coscienzioso e accurato.


 continua in Istruzioni a un cuoco zen 2)




16 novembre 2013

Il mondo sono io


Molti anni fa, quando mi cincischiavo nel più totale egocentrismo, quando ancora il processo di risveglio era lento e poco efficace, l'esistenza cominciò a rincarare la dose, a far succedere cose sempre più forti per riuscire a destarmi dal sonno.


Una di queste avvenne quando sull'autostrada da Sestri Levante a Genova caricai un autostoppista. Ricordo che in pochi istanti realizzai che forse avevo fatto una sciocchezza: quell'uomo stava impregnando l'ambiente della mia auto con un'energia che non avevo mai toccato così da vicino, un'energia terribile di prevaricazione, violenza, odio, morte e paura. Era da poco sfuggito agli orrori della guerra nella ex Yugoslavia e i suoi racconti truculenti mi obbligarono ad immergermi per una mezz'ora in una delle tante cose che il mio ego aveva sempre evitato: la violenza tra gli uomini. Mi narrò di aver visto (ma io credo anche fatto) cose che non avrei neanche potuto immaginare, come villaggi con intere famiglie torturate e trucidate, spesso appese a pali o alberi, prive di vestiti; disse di aver visto persino donne con in bocca i testicoli tagliati del marito o del padre.


Io ero letteralmente terrorizzato e non vedevo l'ora di arrivare a destinazione per potermi liberare di quell'uomo.



Alcune settimane fa è accaduto il naufragio dei profughi, morti a decine e decine a causa del loro desiderio di allontanarsi dalla miseria, morti a causa dell'immensa bramosia e amore per il denaro di coloro che li ammassano come bestie su navi fatiscenti.


E stamattina, mentre preparavo il pranzo, ho sentito alla radio l'intervista della giornalista Chouchou Namegabe che ha vinto il premio Anna Politkovskaya per essersi distinta grazie al suo lavoro a favore delle donne che in Africa subiscono soprusi a volte fino ad essere stuprate, torturate e uccise in modi inenarrabili e incredibili. La giornalista raccontava che in molti casi le donne, dopo esser state legate agli alberi, venivano stuprate e poi torturate inserendo nella loro vagina oggetti di ogni genere e perfino benzina; in molti casi i loro figli erano costretti ad assistere a queste scene agghiaccianti e a volte sono stati uccisi e le madri obbligate a mangiare le loro carni.


Stamattina ho ribadito a me stesso l'impegno ad allontanarmi dal velo di Maya, dall'illusione, dal sonno della coscienza.


Il mondo è la mia ombra, il mio specchio; ciò che sono si concretizza nel mondo intorno a me, ovunque.


Ed è su questa parola, "ovunque", miei diletti amici, che vi invito a riflettere. E' fondamentale per il progresso evolutivo personale, e quindi dell'intera umanità, che io, che voi comprendiate fino in fondo che tutto ciò che fate e siete si realizza ovunque nel mondo in tutti gli atteggiamenti, i pensieri, le emozioni e le azioni delle persone. Non c'è cosa al mondo che non accada anche a causa di ognuno di noi.


Stamattina ho promesso ancora una volta a me stesso e a mio Padre di osservarmi con amore ma anche con attenzione implacabile per scovare ogni residuo di gelosia, rancore, invidia, ira, vanità per riconoscerla, accoglierla e accettarla come parte di me e quindi alchemizzarla, per trasformarla nella qualità luminosa corrispondente.

Enrico D'Errico

15 novembre 2013

La respirazione


Più invecchio, o meglio, più divento consapevole ed esperto, e più comprendo che la respirazione è qualcosa di sacro; sacri sono ovviamente tutti i processi vitali del corpo umano e sento sempre più che io sono parte di Dio, sono il suo corpo.
Nella mia ultima incarnazione, quella in corso, ho esperito parecchio in merito al cibo, concentrandomi principalmente su quello solido: carote, cereali, zucchini, insomma ciò che può essere cucinato e poi mangiato con la bocca, gli alimenti che il nostro sistema digerente utilizza per trarne elementi indispensabili per l’organismo.
Ora sento però la necessità di indagare su un tipo di alimento ben più sottile del cibo solido: l’aria. 
Di respirazione ne so poco o niente e più che altro vi riferirò ciò che pian piano sto scoprendo proprio in questi ultimi tempi.

Riguardo al mio modo di respirare, un’immagine che ho da alcuni anni sempre più chiara è quella di un uomo che, chiuso in un armadio, cerca di bloccare la sua respirazione per non farsi sentire e quindi scoprire: un uomo che si sta nascondendo.

Non mi interessano molto le spiegazioni psicologiche di ogni mio pensiero, della mia postura o di ogni abitudine: è un tipo di indagine infinita e che spesso non risolve i problemi. E’ comunque evidente che dietro ogni nostra difficoltà fisica, emotiva e mentale si celano traumi che si sono cristallizzati in noi; differenti forme di cronicizzazione a cui abbiamo fatto l’abitudine così bene che non ci accorgiamo più di nulla, e anche il comportamento più strano ci sembra normale.
Ci sono molte altre ragioni per cui respiriamo male: credo ad esempio che il cibo giochi un ruolo molto importante: infatti, nella medicina orientale, i polmoni sono connessi all’energia dell’intestino. Non c’è allora da stupirsi se esistono problemi respiratori visto che quasi tutti si nutrono in modo caotico e primitivo. 
E non dimenticate che stiamo “furbescamente” deforestando il pianeta e così ovviamente l’aria è sempre più povera di ossigeno e più carica di tossine.  Ma l’aria è anche piena di sostanze tossiche introdotte dall’uomo con i processi industriali. Inoltre è evidente che il pianeta è anche saturo di sentimenti che hanno come base la paura e ciò porta a vivere costantemente immersi in qualcosa che “ci toglie il respiro”.
E' straordinario pensare che noi umani stiamo facendo di tutto per soffocare il pianeta e il prossimo, eppure il respiro è il dono che Dio ha dato all’uomo nel momento della sua creazione;  sono certo che molti fra voi ricordano le parole di Genesi, al capitolo 2, il versetto 7: “E Dio formava l’uomo dalla polvere del suolo e gli soffiava nelle narici l’alito della vita, e l’uomo divenne un’anima vivente”.
Ho ancora nel cuore il bellissimo ricordo di quando nacque mia figlia Clara: ora so che quando nasce un bambino e inspira per la prima volta, lì è presente il Padre che soffia nelle sue narici l’alito della vita.





Ho notato che la maggioranza delle persone non respira a fondo e utilizza solo una parte limitata dei polmoni; ecco perché tutte le tecniche di meditazione sviluppate nel mondo suggeriscono prima di tutto di concentrarsi sul respiro e renderlo più profondo.
Una cosa è sicura: la vita è un’esperienza fantastica e pochi uomini riescono a goderne appieno perché dormono costantemente e i loro corpi sono incontrollabili: la mente produce un flusso continuo, abbondante e inutile di pensieri; il corpo emotivo prova costantemente emozioni grossolane come paura, gelosia, invidia e sensi di colpa e il corpo fisico riproduce fedelmente con la postura e il movimento la situazione emotiva e mentale.

Respirare meglio, con calma e a fondo, produce effetti sorprendenti: rilassamento quasi immediato, rallentamento del flusso dei pensieri, maggiore capacità di concentrazione e di gestione del processo mentale, miglioramento dell’umore, perdita della nozione convenzionale di tempo, alterazione dello stato di coscienza: in pratica, in pochi minuti ci si sente persone quasi “normali” e non i soliti stupidi burattini nervosi. Quando si respira bene ci si rende conto di quanto meccanico e inconsapevole sia il nostro comune modo di vivere.

Vi consiglio vivamente di fare semplici e gentili esercizi di respirazione almeno durante i pasti, quando vi svegliate e prima di andare a dormire. Spesso, quando vado a letto ho ancora l’adrenalina a mille e sono emozionato per tutte le belle cose che mi sono successe nella giornata; avrei ancora voglia di fare un sacco di cose, come scrivere un nuovo post o comporre una canzone: insomma i miei corpi sono ancora troppo eccitati per fermarsi col sonno. Allora ho capito che respirando con calma e attenzione in pochi minuti il flusso dei pensieri rallenta, il corpo emotivo si placa e posso scivolare con dolcezza nel sonno.

Vediamo allora come si può migliorare il processo della respirazione.
Io credo che la prima cosa da fare sia pregare e ringraziare per ciò che abbiamo.
Al risveglio nasciamo a nuova vita in un nuovo giorno e si preparano per noi nuove entusiasmanti avventure: non vi pare un buon motivo per ringraziare un Padre così generoso?
Alla sera possiamo ringraziarlo per averci condotto per mano, per averci fatto sentire la sua protezione e il suo amore. E’ solo a lui che dobbiamo la vita e l’avere scoperto come viverla appieno. Non dimentichiamoci mai che anche se il nostro risveglio spirituale dipende molto dai nostri sforzi, esso è soprattutto un dono della grazia divina.
Anche ai pasti possiamo pregare prima di respirare a fondo: ci stiamo apprestando a gustare alimenti deliziosi, preparati per noi nei laboratori divini. Chiediamo al Padre che ci aiuti a diffondere nell’umanità semi di risveglio che rechino prosperità, pace e cibo in abbondanza per tutti. Che noi si possa essere utilizzati dal Padre per debellare la malattia della povertà spirituale e quindi fisica.

Venendo finalmente a come respirare, prima si è detto che quasi tutte le persone non respirano a fondo; allora, dopo che ci siamo sdraiati o comunque messi in una posizione molto comoda, cerchiamo prima di rilassare i muscoli di tutto il corpo, focalizzandoci soprattutto sulle spalle, il torace e il ventre. Ora è il momento di intensificare a poco a poco l’inspirazione e riempire i polmoni cominciando dalla parte più in basso, per arrivare fino ai bronchi in alto. Quando espiriamo cercheremo di fare esattamente il percorso inverso, cominceremo cioè a svuotare i polmoni partendo dalla parte più alta per arrivare fino in fondo. E’ importante che non forziate troppo il vostro apparato respiratorio: ricordatevi che avete respirato poco e male per tutta la vita e quindi non dovete pretendere troppo dai vostri polmoni. Attenti a non fare mai, a meno che non abbiate una guida fidata, degli esercizi estremi come quello della respirazione diaframmatica veloce: so di molte persone che si sono procurate difficoltà che spesso stentano a passare o addirittura che necessitano di aspettare che l’anima si prenda un corpo del tutto nuovo.

Enrico D'Errico