3 agosto 2015

L’INGENUITA’

“In quell’ora i discepoli si avvicinarono a Gesù e dissero: ‘Chi è realmente il più grande nel regno dei cieli?’ Ed egli, chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro, e disse: ‘Veramente vi dico: a meno che non vi convertiate e non diveniate come bambini, non entrerete affatto nel regno dei cieli’ “. (Matteo 18:1-3)
“Comunque, Gesù disse: ‘Lasciate stare i bambini, e smettete di impedire che vengano a me, poiché a quelli simili a loro appartiene il regno dei cieli’ ”. (Matteo 19:14)

I bambini sono sin dalla nascita impregnati d’ingenuità, la caratteristica che permette loro di avere fiducia, di vedere il mondo reale e godere della bellezza che li circonda.
Ma nel mondo “ingenuità” è sinonimo di stupidità, fragilità, vulnerabilità, immaturità; l’ingenuo crescerà in una società dove incontrerà numerosi “educatori” – sarebbe meglio definirli “educastratori” – che si daranno da fare per cancellare nel più breve tempo possibile questo grave difetto, al fine di poter rendere l’essere umano un robot produttivo.
Perdiamo l’ingenuità proprio perché tutti ci dicono che il mondo è un luogo ostile in cui è necessario farsi furbi. In realtà le situazioni in cui incontriamo persone che ci vogliono fregare sono proprio quelle in cui possiamo imparare; l’ingenuità e la fiducia nell’esistenza possono aumentare solo nella misura in cui noi trasformiamo gli apparenti ostacoli in luce.

L’ingenuo non si adegua agli schemi e ai paradigmi di un mondo finto.
Egli vive in assenza di giudizio e osserva sempre il mondo con occhi nuovi; è colui che ti guarda e non tiene conto del tuo passato, si aspetta sempre che tu sia un essere divino e si aspetta dalle cose che siano belle. Quest’atteggiamento sul piano della personalità è considerato un delitto perché “le cose in questo mondo sono brutte e bisogna stare attenti perché le persone ti fregano, si approfittano di te se sei ingenuo!!!”.

L’ingenuità è un dono divino, è un’emozione superiore; una persona saggia è qualcuno che ridiventa ingenuo, imparando a guardare le cose a ogni istante come se fossero nuove. 
Un saggio fa una passeggiata ed essa è fonte di gioia perché lui è ingenuo e si aspetta sempre dal Padre qualcosa di sconosciuto. Se tu cammini e pensi di conoscere già il mondo che vedi, la passeggiata non te la godi; vedi piante e fiori, un tramonto e pensi che queste cose siano uguali ad altre volte che le hai ammirate, infatti l’opposto dell’ingenuità è la scontatezza, qualcosa che è come la morte psico-fisica.

L’ingenuità è quella qualità che da al mondo la possibilità di essere nuovo ogni volta che lo guardi; la società fa di tutto per estirparla, a volte anche con la forza.