“In quell’ora i discepoli si avvicinarono a Gesù e dissero: ‘Chi è realmente il più grande nel regno dei cieli?’ Ed egli, chiamato a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro, e disse: ‘Veramente vi dico: a meno che non vi convertiate e non diveniate come bambini, non entrerete affatto nel regno dei cieli’ “. (Matteo 18:1-3)
“Comunque, Gesù disse: ‘Lasciate stare i bambini, e smettete di impedire che vengano a me, poiché a quelli simili a loro appartiene il regno dei cieli’ ”. (Matteo 19:14)
I bambini sono sin dalla nascita impregnati d’ingenuità, la
caratteristica che permette loro di avere fiducia, di vedere il mondo reale e
godere della bellezza che li circonda.
Ma nel mondo “ingenuità” è sinonimo di stupidità, fragilità,
vulnerabilità, immaturità; l’ingenuo crescerà in una società dove incontrerà
numerosi “educatori” – sarebbe meglio definirli “educastratori” – che si
daranno da fare per cancellare nel più breve tempo possibile questo grave
difetto, al fine di poter rendere l’essere umano un robot produttivo.
Perdiamo l’ingenuità proprio perché tutti ci dicono che il
mondo è un luogo ostile in cui è necessario farsi furbi. In realtà le
situazioni in cui incontriamo persone che ci vogliono fregare sono proprio
quelle in cui possiamo imparare; l’ingenuità e la fiducia nell’esistenza
possono aumentare solo nella misura in cui noi trasformiamo gli apparenti
ostacoli in luce.
L’ingenuo non si adegua agli schemi e ai paradigmi di un
mondo finto.
Egli vive in assenza di giudizio e osserva sempre il mondo
con occhi nuovi; è colui che ti guarda e non tiene conto del tuo passato, si
aspetta sempre che tu sia un essere divino e si aspetta dalle cose che siano
belle. Quest’atteggiamento sul piano della personalità è considerato un delitto
perché “le cose in questo mondo sono brutte e bisogna stare attenti perché le
persone ti fregano, si approfittano di te se sei ingenuo!!!”.
L’ingenuità è un dono divino, è un’emozione superiore; una
persona saggia è qualcuno che ridiventa ingenuo, imparando a guardare le cose a
ogni istante come se fossero nuove.
Un saggio fa una passeggiata ed essa è fonte di gioia perché
lui è ingenuo e si aspetta sempre dal Padre qualcosa di sconosciuto. Se tu
cammini e pensi di conoscere già il mondo che vedi, la passeggiata non te la
godi; vedi piante e fiori, un tramonto e pensi che queste cose siano uguali ad
altre volte che le hai ammirate, infatti l’opposto dell’ingenuità è la
scontatezza, qualcosa che è come la morte psico-fisica.
L’ingenuità è quella qualità che da al mondo la possibilità
di essere nuovo ogni volta che lo guardi; la società fa di tutto per estirparla,
a volte anche con la forza.