30 ottobre 2013

Continuate ad acquistare potenza nel Signore


C’è un uomo che ogni giorno percorre sentieri pericolosi al servizio della Verità e non smette un solo istante di perseguirla.

Il suo nome è Gloria, Audacia, Bellezza e Rettitudine.
La Perseveranza è sua sorella, l’Onore è suo fratello.

Ma da dove viene, come può essere nato in lui tutto questo zelo?
Dal folle amore di Dio per lui.

C’è chi parla molto e non fa mai quel che dice.
Lui si sente amato follemente e sa agire, con forza e determinazione.

I suoi lombi sono cinti di Verità ed è rivestito con la corazza della Giustizia.
Ha piedi calzati con la preparazione della buona notizia della pace.

Lui continua ad acquistare potenza nel Signore e nel potere della sua forza.
Ha con sé il grande scudo della Fede con cui spegne tutti i dardi infuocati del malvagio.
Ha accettato l’elmo della Salvezza e la spada dello Spirito.



Sa di avere un combattimento non contro carne e sangue ma contro i governi, contro le autorità, contro i governanti mondiali di queste tenebre, contro le malvagie forze spirituali che sono nei luoghi celesti; e per questa ragione è rivestito della completa armatura di Dio, affinché possa resistere nel giorno malvagio e, dopo aver fatto ogni cosa compiutamente, star fermo.

Enrico D'Errico




27 ottobre 2013

Contaminate il pianeta!

continua dagli articoli del 28 agosto e 2 settembre.



L'impermeabilità, l'indifferenza e il disinteresse della gente raggiungono livelli impressionanti; a volte quando, animato dallo zelo per la verità,  parlo con le persone, mi accorgo che odono il suono delle parole ma non riescono proprio ad ascoltare, a comprenderne il significato; è come se le frasi che pronuncio scivolassero via, rimbalzando sui loro corpi refrattari al messaggio infuocato del mio cuore. 
A Roma si sente spesso pronunciare una frase che suona più o meno così: "Tu mi rimbalzi", che significa "non mi importa niente di te e nemmeno di quel che dici".


Sembra incredibile ma già 2500 anni fa il Profeta Isaia, nel suo libro contenuto nell'Antico Testamento, riporta ciò che Dio disse di loro: 
"...Udite più volte, ma non capite; e vedete più volte ma non ottenete alcuna conoscenza." (Isaia 6:9, 10)

Riferendosi al libro di Isaia, Luca, in Atti capitolo 28, versetti 26 e 27, disse: 
"Udendo, voi udrete ma non capirete affatto; e, guardando, guarderete ma non vedrete affatto. Poiché il cuore di questi popolo è divenuto ottuso, e con gli orecchi hanno udito con indifferenza, e hanno chiuso gli occhi; affinché non vedano con gli occhi e non odano con gli orecchi e non capiscano col cuore e non si convertano e io non li sani".
Anche da questi versi si comprende con estrema chiarezza che se il cuore non è aperto, se è ottuso, non si possono avere orecchi per sentire e occhi per vedere, non è possibile convertirsi ed essere sanati dal Padre. L'attaccamento agli schemi mentali, alle proprie opinioni, le tradizioni, le convenzioni sociali e le aspettative, impediscono alle persone di provare interesse per qualsiasi genere di novità; accadeva ai tempi di Noè, accadeva ai tempi del profeta Isaia, continuava a succedere al tempo di Gesù. E non c'è da stupirsi che questo accada ancora oggi dopo oltre 2000 anni dal bellissimo episodio  narrato nel vangelo di Giovanni al capitolo 6, i versi da 66 a 69: 
"Per questo molti dei suoi discepoli se ne tornarono alle cose lasciate dietro e non camminavano più con lui. Perciò Gesù disse ai dodici: 'Non ve ne volete andare anche voi, vero?'                  Simon Pietro gli rispose: 'Signore, da chi ce ne andremo? Tu hai parole di vita eterna; e noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Santo di Dio' ".

"... tornare alle cose lasciate dietro..." Già, esistono infatti persone che persino dopo aver conosciuto la verità, ritornano indietro, al "comodo" sonno della coscienza: 
"Certo, se dopo essere sfuggiti alle contaminazioni del mondo mediante l'accurata conoscenza del Signore e Salvatore Gesù Cristo, sono di nuovo coinvolti in queste cose e ne sono sopraffatti, le loro condizioni finali sono divenute peggiori delle prime. Poiché sarebbe stato meglio per loro non aver accuratamente conosciuto il sentiero della giustizia che, dopo averlo accuratamente conosciuto, allontanarsi dal santo comandamento loro trasmesso. E' accaduto loro il detto del verace proverbio: 'Il cane è tornato al proprio vomito e la scrofa lavata a rivoltolarsi nel fango' ". (2° Pietro 2:20-22
Questo passo biblico mi rammenta lo straordinario episodio del film Matrix in cui Cypher, il traditore,  seduto al tavolo di un ristorante sta patteggiando i termini del suo accordo con l'agente Smith. Sottratto al mondo virtuale di Matrix, Cypher era tra i pochi uomini che aveva avuto il privilegio di essere salvato e risvegliato; eppure non era soddisfatto e in fondo rimpiangeva il tempo in cui non era cosciente ma era "libero" di fare quel che gli piaceva. (Guarda il breve video "L'ignoranza è un bene")


Ah, lo so, lungo la strada del risveglio, così faticosa e impegnativa, molte volte viene voglia di lasciarsi andare e smettere di sforzarsi; l'ego ti spinge a rimpiangere le cose lasciate, facendotele vedere come importanti e numerose rispetto all'apparente pochezza che hai ora.

Credo che un valido aiuto per tutti coloro che sentono vacillare la fede sia riprendere a sforzarsi di osservare i pensieri e le emozioni, riconducendo i corpi sotto la propria guida. E non lasciate mai passare una giornata senza esservi cibati con letture nutrienti ed edificanti come questa: 

"Quindi vi supplico per le compassioni di Dio, fratelli, di presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio, sacro servizio con la vostra facoltà di ragionare. E cessate di conformarvi a questo sistema di cose, ma siate trasformati rinnovando la vostra mente, per provare a voi stessi la buona e accettevole e perfetta volontà di Dio. Poiché per l'immeritata benignità datami, dico a ognuno che è fra voi di non pensare di sé più di quanto sia necessario pensare; ma di pensare in modo di avere una mente sana, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha distribuito. Poiché come in un solo corpo abbiamo molte membra, ma le membra non hanno tutte la stessa funzione, così noi, benché molti, siamo un solo corpo, uniti a Cristo, ma membri appartenenti individualmente gli uni gli altri. Siccome abbiamo dunque doni diversi secondo l'immeritata benignità dataci, se profezia, profetizziamo secondo la fede impartitaci; se ministero, dedichiamoci a questo ministero; chi insegna, si dedichi al suo insegnamento; chi esorta si dedichi alla sua esortazione; chi distribuisce lo faccia con liberalità; chi presiede lo faccia con reale premura; chi mostra misericordia lo faccia con allegrezza.Il vostro amore sia senza ipocrisia. Aborrite ciò che è malvagio, aderite a ciò che è buono. Con amore fraterno abbiate tenero affetto gli uni per gli altri. Nel mostrare onore gli uni agli altri      prevenitevi. Non siate indolenti nelle vostre faccende. Siate ferventi nello spirito. Siate schiavi di Dio." (Romani 12:1-11)
Molti prima di te hanno parlato a persone incredule e refrattarie a ciò che dicevano in merito alla verità.
Conosci l'episodio di Paolo narrato nel libro di Atti al capitolo 17? Leggilo adesso, è molto interessante.
Paolo si trovava ad Atene, città definita al verso 16 come "piena di idoli". Anche tu hai a che fare ogni giorno con persone che adorano molti idoli: la loro posizione sociale, la loro casa, l'auto, la loro squadra di calcio, le loro opinioni. E' evidente che anche tu, se parli loro testimoniando ciò che hai nel cuore sarai scambiato per "un chiacchierone che proclama divinità straniere" (verso 18). Aspettati che, dopo averti ascoltato con sufficienza, ti liquidino dicendo "Su ciò ti udremo un'altra volta".



Non lasciatevi scoraggiare e presentate i vostri corpi in sacrificio vivente.

Vivete ogni giorno come se fosse l'unico a  disposizione per portare a termine la vostra missione.


Avete un compito da perseguire: contaminare il pianeta. Diffondete il virus della consapevolezza, distribuite su terreno fertile i piccoli semi di risveglio in vostro possesso! Incendiate il suolo della terra col vostro fuoco interiore! Annegate la mediocrità nella bellezza!
Il tempo è giunto.

Enrico D'Errico

25 ottobre 2013

Il gusto pieno della vita

Quando da blogger mi trasformo in insegnante di cucina, do sempre molto risalto allo stato di coscienza che è necessario avere quando cuciniamo e mangiamo. Stasera, dopo aver trascorso parte della giornata in stato alterato di coscienza, arrivato a casa ho aperto una bottiglia di vino rosso.......ebbene, mi è sembrata deliziosa! E così, ho interrotto la cena per venire subito a scrivervi, miei diletti amici. Desidero comunicarvi quanto il gusto della vita possa incrementarsi non se cambiate le cose fuori ma se cambiate il vostro sguardo sulle cose. Se pensate di poter ottenere piacere e benessere cambiando tenore di vita, prendendovi una moglie o un fidanzato più giovane, andando a vivere in una casa sulle spiaggie del sud della Francia, rischiate di inseguire un miraggio. 


Qualsiasi cosa abbiate deciso di fare nella vita, fermatevi e occupatevi prima di voi stessi, mangiando meglio e sforzandovi di vedere quanto state dormendo. Se intraprendete un processo di risveglio vi accorgerete che il gusto pieno della vita non si ottiene con l'amaro Taverna* ma modificando i vostri occhi, lasciando cadere i veli che vi separano dalla verità. Mentre ci si risveglia o durante i brevi momenti della giornata in cui sentite di essere Uno con il tutto, tutti i sensi si acuiscono e quindi anche quello del gusto si fa più profondo e preciso. 

Se sei nel mondo non ti basta nemmeno il barolo più pregiato per sentirti bene; se sei nel Regno trovi delizioso perfino il Cavernello*! Quando vivi nel senso di precarietà della comune sopravvivenza, il sesso diventa col tempo qualcosa di scontato e ripetitivo, ma se i tuoi sensi si risvegliano, anche solo una carezza può mandarti in estasi. Quando vivi nella coscienza del Regno le tue orecchie bramano di ascoltare Mozart e Corelli e col tempo anche il silenzio è pregno di musica soave. (conosco in realtà un risvegliato che dice di andare in estasi con la musica elettronica tedesca!?!)






Abbiamo parlato di tatto, gusto e udito, ma che dire del senso della vista? Ti sei mai soffermato a notare il riflesso dei fari delle auto sull'asfalto bagnato o la perfezione dei sampietrini romani?



E hai mai dedicato del tempo a osservare le danze sacre degli storni, nell'ora dell'imbrunire? Quanta bellezza c'è nella creazione, tutta per noi, in misura sovrabbondante!




Sapevate che dal deserto del Sahara si solleva un vento che trasporta regolarmente centinaia di migliaia di tonnellate di polveri cariche di minerali che arrivano a fertilizzare la foresta       Amazzonica?




Cosa dimostra questo per voi?
Per me è la dimostrazione di quanto Dio sia sapiente e generoso. Il salmo 104:24 dice: "Quanto sono numerose le tue opere, O Eterno. Le hai fatte tutte con sapienza. La terra è piena delle tue produzioni".

E che dire infine dell'olfatto? Ma non dimostra anche solo questo dono, quanto Dio ci abbia creato per godere appieno della vita?
I bambini riconoscerebbero l'odore della mamma tra mille altre epidermidi, e voi, quando amate la vostra compagna, non riconoscereste l'odore, il profumo del suo corpo tra mille altre donne? E il gelsomino, non vi manda in estasi? E il profumo della magnolia o dei lillà?


Nei miei seminari, soprattutto quelli di livello avanzato, cerco di creare con i partecipanti un'atmosfera di pace e benessere, affinché la preparazione del pasto possa diventare un modo per ritrovare realmente se stessi e il paradiso perduto; esso è più vicino di quanto non possa sembrare....è "nascosto" dentro di noi, nel posto in cui non avremmo mai pensato di trovarlo.

Enrico D'Errico


* I nomi delle ditte produttrici sono stati modificati per ovvi motivi

24 ottobre 2013

Sono intollerante


Come potete ben immaginare, non ho alcuna intenzione di entrare in questioni dal tono scientifico convenzionale o argomentare riguardo alle indicazioni delle tendenze più moderne. Mi sembra lapalissiano che se sviluppo un’intolleranza alimentare devo anche vedere se c’è qualche aspetto della vita in cui sono duro e intransigente, se ci sono persone verso le quali sono intollerante, appunto. Forse non amo l’abitudine che ha mia figlia di portare i pantaloni calati sulla pancia, oppure mi danno fastidio i marocchini o i rumeni, o ancora, mi disturbano i dischi anni 70 che mia moglie ascolta così volentieri. Vi sembra sciocco? Beh, mi dispiace per voi, ma guardate che le cose potrebbero proprio stare in questo modo.



Ieri sera ho tenuto una conferenza a Roma, nel quartiere ardeatino, per un piccolo ma vivace gruppo di persone. Una di loro era molto interessata all'argomento delle intolleranze alimentari e, vedendo dalla mia brochure che io tengo un corso su questo argomento, mi ha chiesto se veramente sia possibile risolvere una difficoltà come questa. Io ho risposto che non può bastare solo cambiare alimentazione ma è necessario vedere la propria intolleranza, quello che nel mondo, nelle persone e quindi in noi stessi ci disturba: se non facciamo un lavoro su di noi, le intolleranze alimentari restano. Allora la persona ha replicato "e se ad essere intollerante è un bambino piccolo?"

Così prendo spunto da questa conferenza per ampliare insieme a voi questo argomento che avrebbe necessitato di almeno altre due ore per essere esaminato un po' a fondo.
I bambini, oltre ad essere stati nutriti forse in modo innaturale dai propri genitori, (il che potrebbe già aver creato problemi al loro delicato il sistema digerente) ereditano ovviamente da essi le loro stesse intolleranze psicologiche. Ma oltre a ciò il bambino è un'anima che si incarna come ogni altro essere umano portando con sé la sua preziosa unicità fatta di caratteristiche ben sviluppate e altre ancora ad uno stato primitivo; è ovvio quindi pensare che il bambino che nasce con intolleranze alimentari si sia portato dietro certe problematiche irrisolte da incarnazioni precedenti.

Ancora una volta l’esistenza ci obbliga ad arrivare alla comprensione della semplice verità che non esiste un dentro e un fuori, un noi e gli altri, ma un organismo unico fatto di creature destinate a riconoscere la propria fratellanza in Dio. La legge dello specchio mi permette di scoprire quello che non so o non voglio sapere di me, tutti quegli aspetti della mia personalità che m’infastidiscono. Il progresso dell’umanità voluto dal Padre, passa attraverso questo genere di raffinamento e non sono ammesse persone che vogliono caparbiamente restare attaccate a una falsa immagine di sé, a una maschera. Quando impariamo a conoscere e amare nell’altro una parte di noi, quasi istantaneamente l’intolleranza sparisce, il sintomo diventa superfluo.

Gli scaffali delle librerie sono ormai pieni di libri sull’argomento delle intolleranze alimentari; potrei dire, per fare un esempio, che è alquanto singolare che l’uomo non riesca così frequentemente a digerire il frumento, quando per millenni esso è stato il cibo base nella dieta di buona parte del mondo. Certo, restando sul piano puramente alimentare, possiamo dire che il grano è proprio uno dei cereali più manipolati dall’uomo, o che il nostro intestino è debilitato anche per:
  • tutte le medicine e specialmente gli antibiotici che assumiamo “quando servono”.
  • gli antibiotici che arrivano comunque nel nostro bicchiere attraverso il ciclo dell’acqua che dalla fogna arriva al mare e ai laghi, dove evapora per poi ritornare in terra come pioggia che percola nelle falde da cui estraiamo l’acqua per servire le nostre città, dove vivono persone che assumono antibiotici e la cui urina entra nella fogna e……..etc..etc. 
  • l’uso di droghe come lo zucchero, il caffè, la cioccolata, gli alcolici, il tabacco o altre sostanze voluttuarie più forti come l’hashish, la marijuana, l’oppio, la cocaina, la morfina, l’eroina, fino ad arrivare alle droghe completamente sintetiche come speed, crack e simili.
  • la proliferazione dei parassiti come gli ossiuri e simili.
  • l’inquinamento dell’acqua.
  • l’inquinamento dell’aria.
  • l’inquinamento del suolo.
  • l’inquinamento elettromagnetico.
  • la masticazione insufficiente.
  • l’alimentazione a base di cibo industriale. 

Tutto ciò è senz’altro vero ma è solo l’aspetto più fisiologico del problema, il suo modo di manifestarsi sul piano fisico. L’esperienza fisica è sempre la conseguenza diretta di ciò che è l’essenza reale esistente su un piano più sottile e invisibile. I miei corpi assumono un aspetto diverso secondo le varie influenze che subiscono, quella divina o quella demonica. Muta non solo il mio aspetto fisico ma anche le mie caratteristiche emotive e mentali. Un corpo sotto la guida divina sviluppa qualità come l’accoglienza, la fiducia, la generosità, l’abbandono, l’umiltà, la tolleranza; mentre invece sotto la guida demonica sviluppa la chiusura verso il prossimo, l’insicurezza, l’arroganza, la gelosia, l’avarizia, la superbia, il narcisismo, l’intolleranza.

E’ finalmente giunto il tempo della liberazione, il tempo in cui ciò che è nascosto può essere svelato. Stiamo entrando velocemente nel Regno, il luogo in cui la nostra coscienza si risveglia e dove possono cadere i veli che ancora ci separano dalla presenza di Dio. 

Enrico D'Errico

22 ottobre 2013

La nutrizione 4


continua da "La nutrizione 3"



Dobbiamo cominciare a occuparci dell’essenziale durante i pasti, cioè dobbiamo sviluppare in noi il cuore, l’intelletto e la volontà. Sì, perché non è cosa certa che tutti possano frequentare biblioteche e università, avere moglie e figli o trovare delle occasioni per sottoporsi a sforzi fisici.  Ma mangiare…tutti sono costretti a mangiare. Ora vediamo: volete sviluppare il vostro intelletto? Ebbene, vi si presenta l’occasione ogni volta che dovete servirvi degli oggetti che sono sulla tavola. Cercate di prenderli e posarli dolcemente, senza urtare gli oggetti vicini; questo è buon esercizio di attenzione e di previdenza. Quando vedo come certe persone maneggiano le posate o le lasciano cadere, riconosco già i difetti della loro intelligenza. Hanno un bell’essere laureati in varie discipline! In realtà hanno ancora grandi lacune intellettuali. Ma certo, a che servono le lauree se non si sanno ancora valutare le distanze?

Supponiamo che si voglia spostare un bicchiere, ma senza aver osservato a che distanza si trova dagli altri oggetti, ed ecco che avviene l’urto. E’ un piccolissimo particolare, che tuttavia rivela un difetto che si manifesterà in misura maggiore nella vita. Infatti, questi piccoli gesti maldestri durante i pasti sono il sintomo che nella vita quotidiana quelle persone combineranno parecchi guai, in quanto mettono in evidenza che esse mancano di una certa attenzione interiore, e si può già capire, in scala ridotta, come affronteranno gli avvenimenti importanti dell’esistenza; parleranno e agiranno senza attenzione, tormenteranno continuamente gli altri e soffriranno per anni interi, così come impiegheranno anni interi per riparare, soffrendo, i loro errori grossolani.

Guardate: quando afferro questa bottiglia appena uscita dal frigorifero, prima di servirmene devo pensare che è umida e che, se non la asciugo, potrebbe scivolarmi di mano e rompere il bicchiere o il piatto; quindi devo asciugarla, se voglio tenerla saldamente ed essere sicuro che non mi sfugga. E’ così per ogni cosa, sia a tavola che nella vita in generale…Quando un oggetto sfugge al vostro controllo, non ne siete più padroni e non vi obbedirà più. Per dominare un oggetto, dovete innanzitutto dominarlo col pensiero, perché se vi sfugge, non riuscirete mai più a ricuperarlo.

Prima di sedervi a tavola, cercate di controllare se manca ancora qualcosa, in modo da non dovervi alzare parecchie volte durante il pranzo per prendere un coltello, un piatto, il sale…
E’ una cosa che ho osservato spesso quando sono invitato: la padrona di casa costretta ad alzarsi venti volte, perché aveva dimenticato questo o quello…Eppure si sa benissimo cos’è necessario, perché la stessa cosa si ripete ogni giorno. Non ci si rende nemmeno conto che questa storia continua tutta la vita; tutta la vita ci si dimentica e si devono interrompere i pasti per andare a prendere ciò che si è dimenticato. C’è sempre qualcosa che manca, e questo è l’indizio che anche in altri campi della vita si è ugualmente disattenti e negligenti. Allora, come credere che si possano ottenere dei successi?

Per sviluppare il vostro cuore dovete evitare di far rumore e disturbare gli altri, che pure hanno bisogno di calma e di concentrazione per meditare. Molti pensano: “Gli altri? Ma cosa importa a me degli altri?” Ecco perché il mondo intero va a rotoli: perché no si pensa agli altri. Gli uomini sono incapaci di vivere insieme perché non hanno alcun rispetto, alcun riguardo gli uni per gli altri. Mangiare insieme è quindi una magnifica occasione per sviluppare ed espandere la propria coscienza.

La dimostrazione del grado di evoluzione di un essere umano è la consapevolezza di appartenere a un “tutto” molto più vasto di lui, del quale cerca di non turbare l’armonia mediante la propria attività, i propri pensieri, i sentimenti e il frastuono interiore. “Come, il frastuono interiore?” direte voi… Sì, ogni rumore è il risultato di una dissonanza, e il frastuono che facciamo interiormente coi nostri tormenti e le nostre ribellioni, turba l’atmosfera psichica. Chi fa rumore non sa che è molto negativo anche per se stesso e che, un giorno, esso si manifesterà nel suo organismo sotto forma di malattia psichica o anche fisica.

Nell’assumere il nutrimento, pensate anche a offrirgli il vostro amore, perché è proprio in quel momento che il cibo si schiude per farvi beneficiare di tutti i suoi tesori. Guardate i fiori: quando il sole li scalda, si aprono e quando scompare, si chiudono. E il cibo? Se non lo amate, vi darà ben poco e si chiuderà. Amatelo, mangia telo con amore, ed esso si aprirà, emanerà il suo profumo e vi darà tutte le sue particelle eteriche. Siete abituati a mangiare in modo automatico, senza amore, soltanto per colmare un vuoto, ma provate a mangiare con amore e vedrete in che stato meraviglioso vi sentirete.

So bene che è inutile parlare d’amore alla maggior parte degli uomini, perché non sanno cos’è l’amore: salutare con amore, camminare con amore, parlare con amore, guardare con amore, respirare con amore, lavorare con amore…non lo sanno! Credono che l’amore consista unicamente nell’andare a letto con qualcuno; Eh no! Proprio questo, spesso, non è affatto amore e lo si vede! Se sapessero veramente amare,  tutto il cielo sarebbe con loro.

Continua in "La nutrizione 5"

Questo post è tratto dal libro "Lo yoga della nutrizione" di Aivanhov


17 ottobre 2013

Walden o vita nei boschi 3


continua dal post del 13 settembre

Walden come è oggi
Eccoci nuovamente a scorrere tra le pagine di "Walden o vita nei boschi" per scoprire alcune delle brillanti osservazioni di Henry David Thoreau sull'agricoltura, sull'architettura e sul cibo.
Interessante ad esempio quel che dice in merito alla coltivazione dei campi: le stesse cose sarebbero state suggerite da Rudolf Steiner nelle sue conferenze a Dornach negli anni venti del secolo successivo, conferenze da cui sarebbe poi sorto il movimento dell'agricoltura biodinamica.

Sull'agricoltura
"L'anno dopo feci ancor meglio, perché vangai tutto il terreno che mi occorreva, cioè quasi un terzo di acro e, sempre dall'esperienza di ambedue quegli anni, e per nulla intimorito dai molti e lodati libri di agricoltura, imparai che se ognuno vivesse in semplicità e consumasse solo il proprio raccolto senza coltivarne più di quanto non ne mangi, o senza cambiarlo con una insufficiente quantità di cose più costose o di lusso, basterebbe coltivasse solo poche pertiche di terra; imparai anche che gli sarebbe più conveniente vangare invece che arare con i buoi, e scegliere di volta in volta un terreno nuovo invece di concimare quello vecchio; desidero parlare di ciò imparzialmente e come colui al quale non importa nulla del successo o del fallimento degli ordinamenti economici e sociali attuali. Ero più indipendente di qualsiasi contadino di Concord, perché non ero ancorato a una casa o a un campo, ma ogni istante potevo scegliere l'inclinazione del mio genio, che è piuttosto mutevole. E, oltre a essere in migliori condizioni economiche di loro, anche se la casa si fosse bruciata e il raccolto fosse stato cattivo, sarei stato quasi altrettanto ricco di prima.
Mi viene di pensare che non sono tanto gli uomini i guardiani delle greggi, ma le greggi guardiane degli uomini, perché quelle sono molto più libere di questi."

Sull'architettura
"Non dovrebbero le nazioni cercare di rendersi immortali non con la loro architettura ma con la forza del pensiero astratto? Quanto più degno di ammirazione di tutte le rovine dell'Oriente è il Bhagvat-Gita! Torri e templi sono lussi di principi. Una mente semplice e indipendente non perde tempo agli ordini di nessun principe. Il genio non è seguace di nessun imperatore, né il materiale su cui opera è argento, oro o marmo, se non in misura insignificante. A qual fine si lavorano tante pietre! Le nazioni sono invasate dall'insana ambizione di perpetuare il ricordo di se stesse con l'ammasso di pietre scolpite che lasciano. Non sarebbe meglio se le stesse preoccupazioni le rivolgessero al raffinare e migliorare i costumi? Un po' di buon senso sarebbe più degno di essere ricordato che non un monumento alto quanto la luna. Preferisco vedere le pietre al loro posto. La grandezza di Tebe era una grandezza volgare. Un muro di pietre che limiti il campo di un onest'uomo ha più senso delle cento porte di una Tebe che abbia deviato dal vero fine della vita.
Quanto alla religione e all'amore dell'arte dei costruttori, è lo stesso dovunque, sia che l'edificio sia un tempio egiziano o la banca degli Stati Uniti. Costano più di quanto producono. Il movente principale è la vanità unita all'amore per lo stomaco pieno. Molti si interessano ai monumenti orientali e occidentali, per sapere chi li ha costruiti. Io invece vorrei conoscere chi, in quei tempi, non li costruì, cioè sapere i nomi di coloro che erano superiori a tali frivolezze."

Sul cibo
"Dai miei due anni di esperienza, imparai che procurarsi il cibo necessario costerebbe pochissima fatica anche a questa latitudine; e che per conservarci in forza e in salute, possiamo mantenere la semplice dieta degli animali. Ho fatto una colazione soddisfacente sotto ogni punto di vista con un piatto di portulaca (portulaca oleracea), che raccolsi nel mio campo di grano, e che bollii e salai. Ne do il nome latino in conto del gradevole sapore e del nome volgare. E adesso ditemi: cosa può un uomo ragionevole, in tempi pacifici e in mezzogiorni normali, desiderare di più di un numero sufficiente di spighe di grano verde e dolce, bollito con un po' di sale?

............Dapprima feci il pane con pura farina di granoturco e sale, certe focaccette che cuocevo al fuoco sull'uscio di casa, sopra una tavola di legno che avevo segato costruendomi la casa; però il pane sapeva di fumo e si impregnava di odor di resina. Provai anche fior di farina; ma alla fine trovai che la farina di segala, mescolata a farina di granoturco, era molto più gustosa e adatta. Era un grande piacere nella stagione fredda cuocerne parecchi filoncini di seguito, muoverli e rivoltarli con cura, come un egiziano farebbe con le sue uova di covata. Erano un vero prodotto cereale, che io stesso maturavo, e per me avevano la stessa fragranza dei frutti più nobili, fragranza che conservavo più che potevo, avvolgendo il pane in un panno. Feci uno studio sull'antica e indispensabile arte della panificazione, consultando tutte le autorità in materia, risalendo alle epoche primitive e alla prima scoperta del pane non fermentato, quando dal cibo selvaggio delle noci e delle carni gli uomini giunsero a ottenere per la prima volta questo raffinato e gustoso alimento, e procedendo per gradi - miei miei studi - scesi all'epoca in cui si scoprì casualmente come inacidire la pasta, che si suppone abbia insegnato il processo di lievitazione e giunsi (attraverso tutte le altre fermentazioni successive) al pane "buono e dolce e sano" che è sostegno della vita. 

Il lievito, che alcuni dicono sia l'anima del pane, lo spiritus che riempie il suo tessuto cellulare, e che è religiosamente conservato come il fuoco di Vesta, questa semente io me la procuravo regolarmente e fedelmente al villaggio, finché una mattina dimenticai le regole e sciupai il lievito con acqua bollente; con ciò mi accorsi che esso non era indispensabile e dal allora in poi ne ho fatto volentieri a meno, sebbene molte massaie mi abbiano vivamente assicurato che senza lievito non può esserci un pane sano e igienico, e persone d'età mi abbiano predetto un rapido deperimento delle mie forze vitali. Tuttavia io non lo trovo un ingrediente essenziale, e - un anno ormai che ne faccio a meno - sono ancora su questa terra e contento di essermi liberato della seccatura di portarmene in tasca una bottiglia piena che, per mia disgrazia, ogni tanto scoppiava e mi si versava addosso. Non usarlo è, dunque, più semplice e più comodo. L'uomo è un animale che più di ogni altro può adattarsi a tutti i climi e a tutte le circostanze. Nè misi nel pane un po' di sale, soda o altri acidi o alcali. Sembra quasi che io l'abbia fatto secondo la ricetta che Marco Porcio Catone diede circa due secoli prima di Cristo: "Panem depsticium sic facito. Manus mortariumque bene lavato. Farinam in mortarium indito, aquae paulatim addito, subigitoque pulchre. Ubi bene subegeris, defingito, coquitoque sub testu".
Credo che voglia dire: "Impastate il pane così: lavate bene le mani e il recipiente. In questo mettete poi farina, su cui verserete gradualmente dell'acqua, e impastate bene il tutto; una volta impastato, dategli forma, e cuocetelo sotto un coperchio", cioè una tortiera. Nessun accenno al lievito. 




Finita la trascrizione di questa parte del libro di Thoreau, vorrei aggiungere il mio contributo per quanto riguarda l'uso del lievito nella panificazione.
Mi è difficile capire dalle parole scritte nel libro, a quale lievito l'autore faccia riferimento, se il lievito di birra o quello di pasta acida, il lievito madre.
In ogni caso la mia esperienza mi ha insegnato che l'intestino è un organismo delicato che va trattato con cura; esso produce un "suo lievito", la flora batterica, il cui equilibrio viene sempre turbato da numerosi agenti esterni, primo fra tutti il lievito contenuto nei prodotti da forno. Ma un conto è il lievito che è il prodotto naturale della fermentazione della farina e dell'acqua, un altro conto è il lievito di birra aggiunto dai panettieri o dai panifici industriali; la principale differenza che ho riscontrato è che quello di birra ha una capacità di fermentazione e lievitazione molto più intensa e veloce che continua all'interno del nostro organismo anche grazie a una temperatura favorevole.
Quali sono i disturbi che crea e come possiamo accorgerci se a noi sta procurando problemi?
Un sintomo comune è quello della digestione difficile e più lunga del normale, accompagnata a volte da sonnolenza, scarsa capacità di concentrazione, mal di capo e a volte nausea. Poi in genere si presenta gonfiore del ventre e flatulenza intestinale dall'odore molto sgradevole.


Il mio suggerimento è di evitare con cura ogni prodotto da forno che contenga lievito di birra, scegliendo invece quelli che contengono lievito naturale a pasta acida detto anche lievito madre.

Enrico D'Errico

continua in "Walden o vita nei boschi" 4





14 ottobre 2013

Conservare il vapore sul vetro della nostra esistenza

"Tentare di conservare il vapore sul vetro della nostra esistenza" è quel che facciamo quando abbiamo attaccamento alle persone, alle cose materiali ma anche alle nostre opinioni o abitudini. E in questo post, che fa seguito a quello del 16 settembre, continueremo a parlare di avarizia.



L'abate Evagrio raccontava: Un frate che possedeva soltanto un vangelo lo vendette per nutrire i poveri, dicendo queste memorabili parole: "Ho venduto la parola stessa che mi ordina 'vendi ciò che hai e dallo ai poveri' ". Questo apoftegma dei Padri del deserto ci interroga sulla Philarguria (avarizia) e sulla Pleonexia (avidità, cupidigia), passioni-malattie che i Padri uniscono insieme e pongono al terzo posto nella lista delle passioni. Se questa malattia si radica in noi, insegna San Nilo Sorsky, allora essa è peggiore di tutte le altre, infatti l'attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali (1° Timoteo 6:10).

L'avaro si attacca a un oggetto esterno, qualunque sia, e si identifica con esso al punto che perdere quell'oggetto significa perdere sé stesso. Evagrio dice che la fonte di questo peccato è la paura. Gola e lussuria non sono sufficienti al suo bisogno patologico di sicurezza. Da questa paura nasce un vago senso di preoccupazione e un'insoddisfazione permanente che risucchia l'avaro nell'attivismo. Egli rifiuta di riconoscere che il futuro è nelle mani di Dio. 
Se sussiste qualche forma di preghiera essa è basata sul dare - avere: "Digiuno due volte la settimana....pago le decime di quanto possiedo..."(Luca 18:12). I numerosi meriti che ha acquisito gli danno - secondo lui - diritti anche su Dio.

La gestione dei beni spirituali può anche prendere piede e tramutarsi in sistema. Il fariseo in questione è anche ipocrita e traditore, poiché ritiene di poter giustificare il suo ammassare ricchezze: egli accumula per far del bene agli altri, per i poveri e per non dover dipendere da nessuno. Questo giustifica anche il suo impulso a fare carriera, precisa Evagrio, e a spingersi fino alle soglie dell'orgoglio.

Giovanni della Croce usa una splendida immagine: non ha importanza qual è lo spessore del legame che trattiene l'uccellino; può essere un filo sottile o una corda robusta, eppure l'uccellino non potrà mai prendere il volo. Con questa immagine il mistico conferma la teoria dei Padri che ritenevano che l'avarizia fosse una malattia grave dell'anima, che rivelava l'indurimento dello spirito, la tiepidezza dell'amore per Dio, una latente mancanza di coraggio e una fascinazione del mondo delle cose.

"Dov'è il tuo tesoro, là è il tuo cuore", queste parole di Gesù sono come una lama tagliente nel cuore dell'avaro, che non vive che di apparenze e di illusioni. Chiediamoci: quale è il tesoro a cui è attaccato il nostro cuore?
La chiamata alla povertà e allo spogliamento di sé risuona in tutta la Bibbia; è il fondamento stesso dell'alleanza perché il nostro unico bene è il Cristo.
Il problema spirituale non è tanto il possedere o il non possedere, ma è la libertà interiore, l'indipendenza dello spirito nei confronti delle cose. Questo spazio di libertà fra lo spirito e le cose restituisce la capacità di amare e, come dice san Paolo, di usare le cose senza usarle pienamente (1° Corinti 7:31). Colui che possiede questa libertà è maestro nel mondo; affida tutte le sue preoccupazioni a Dio e riceve dalle sue mani tutto ciò che gli serve.
"Nessuno può servire due padroni, o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: no potete servire Dio e mammona" (Matteo 6:24)
Gesù riconosceva in Mammona  un'entità, quella del dio denaro che guida e governa gli uomini. Non è l'uomo a servirsi delle ricchezze, ma sono queste che lo sottomettono ai loro fini e lo dominano. Quante lotte per guadagnare e conservare i beni di questo mondo, per poter gioire dei piaceri che essi procurano...Attacchiamo a dei beni materiali il nostro cuore, che è il trono di Dio. L'avaro e l'avido usano le loro forze e la loro vita per correre dietro a delle ricchezze precarie. Quanti avvertimenti negli scritti dell'antico testamento!
"L'uomo dall'occhio cupido è impaziente di arricchire e non pensa che gli pioverà addosso la miseria (Proverbi 28:22)"
E il Signore Gesù a sua volta ricorda:
  "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni (Luca 12:15)
E aggiunge, nella parabola dell'uomo ricco e avido che ha accumulato molti beni vuole riposarsi:
"Stolto! Questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? (Luca 12:20)
Avarizia e avidità ispirano le rapine che spesso fanno scorrere sangue. Raggiri, truffe e frodi raggiungono tutti gli strati e tutti i settori della società. La gioventù è contaminata e le prigioni sono piene di giovani arrestati per furto o spinti all'omicidio per la bramosia, fortune vengono accumulate nella vendita di droga...Quante vite umane vengono inghiottite da queste montagne di denaro! Non possiamo coprirci gli occhi e considerare l'avarizia un difetto insignificante.

Spesso chi si arricchisce si appropria di ciò che non gli appartiene e impoverisce suo fratello; tutto il superfluo di cui mi circondo spoglia mio fratello, mentre Dio ha dato i suoi doni per tutti.
"A chi faccio torto, dice l'avaro, nel custodire ciò che mi appartiene?" Ma, dimmi, quali sono i beni che ti appartengono? Dove li hai presi? Rassomigli a un uomo che, prendendo posto a teatro, volesse impedire agli altri di entrare e intendesse gustare da solo lo spettacolo al quale tutti hanno diritto. Così sono i ricchi: si proclamano padroni dei beni comuni che hanno accaparrato solo perché li hanno presi per primi... Se ognuno custodisse solo ciò che è necessario per le comuni necessità, e lasciasse il superfluo a chi ne ha bisogno, la ricchezza e la povertà sarebbero abolite (san Basilio)

10 ottobre 2013

Essere canto

Il seguente articolo si ricollega ai post pubblicati il 3 agosto e il 28 settembre.

"Quando canto non mi percepisco più come una persona che sta cantando ma come il canto stesso. Quando canto io sono il canto. 
Quando sono canto il tempo sparisce e percepisco il senso dell'infinito.               Quando sono canto sento con chiarezza di non essere il corpo che canta ma l'anima di cui si serve la creazione per cantare l'amore di Dio. Quando sono canto è come se si innescasse un processo di guarigione profonda, una rigenerazione che assume quasi i tratti di una trasfigurazione. Ho come la indescrivibile sensazione che se continuassi a cantare e cantare e cantare ancora, potrei conoscere l'immortalità.                                          Quando sono canto percepisco una sacra unione con la creazione e le sue creature, quasi un amplesso dove l'orgasmo potrebbe continuare per ore".





Ho voglia di continuare a cantare fino a quando non lascerò questo corpo perché troppo logoro.
So che il Padre mi permette di fare sempre ciò che è giusto e necessario per me e ho imparato a non chiedere più nulla ma solo a ringraziare.
Ma se qualcosa dovessi chiedere so per certo che sarebbe di poter continuare a lodarlo con la mia voce, e chiederei anche di poterlo fare con una donna.
Vedete, amici amati, cantare con una donna, per me che pratico da anni un modo così particolare di cantare, è qualcosa di estremamente desiderabile perché un uomo e una donna insieme, dotati della stessa intenzione creativa, desiderosi di portare più bellezza sul pianeta e lodare il Padre, possono produrre opere veramente "complete".

Nel post del 28 settembre vi ho parlato della mia preziosa intimità con una giovane donna; non vi ho però ancora detto che lei cantava come un angelo!
La nostra speciale relazione era cominciata in una tiepida giornata autunnale; mi sembra ancora di sentire l'odore della terra, di vedere il colore delle foglie.....l'avevo appena incontrata nel monastero che  frequentavo da qualche tempo. Ricordo che una delle prime cose che le dissi era che amavo cantare; così lei, con uno sguardo strafottente, lo stesso a cui mi sarei ben presto abituato frequentandola, mi disse: "ah,bene, ti piace cantare? Allora fallo adesso: canta!" 
Beh, devo dire che mi colse un po' di sorpresa, però come sapete sono abituato a improvvisare con la voce e inoltre quel luogo mi ispirava parecchio...quindi cantai!
Fu molto bello, anche perché dopo qualche istante lei unì la sua voce alla mia: non lo dimenticherò mai.


Così come non dimenticherò mai la nostra gita a Saint Guillame le desert: si tratta di un luogo speciale dove, al centro del villaggio, si trova un complesso religioso dove vivono dei monaci.
Ormai i nostri incontri avevano un unico filo conduttore, un unico obiettivo: ricercare un emozione particolare che ci consentisse di cantare insieme. Quel giorno quel miracolo si ripeté ancora. Avvenne in chiesa, subito dopo la funzione a cui avevamo assistito. Ricordo che il monaco che aveva condotto la messa aveva dentro sé un fuoco speciale e la sua arringa era stata molto stimolante; attendemmo che quasi tutte le persone fossero uscite e iniziammo a cantare, improvvisando, come al solito. Sublime!

Forse alcuni di voi, visto che siete i soliti bipedi malpensanti, si saranno chiesti se io fossi innamorato di lei........oh, altroché che lo ero......moltissimo!

Ma provavo per lei un sentimento molto diverso dal solito; non avevo voglia di possederla, come sempre mi succedeva quando incontravo una donna attraente. Si, lo so......brutti pettegoli meschini....ora starete di certo pensando che non desideravo possederla perché era brutta e racchia! No e no, razza di fessi, era una ragazza giovane e stupenda anche fisicamente! Era bella e attraente, ma stava sorgendo in me un nuovo modo di "stare con le donne". Avevo grande considerazione per la sua bellezza e la ammiravo come fosse un'opera d'arte, la osservavo mantenendo una certa rispettosa distanza...

Vabbè, non mi illudo certo che mi possiate capire... ma io ci ho provato lo stesso!
Concludo il post ricordandovi che in queste settimane mi sto focalizzando sulla fase conclusiva del lavoro sui miei brani musicali; tra breve dovrei riuscire a completare "L'uomo che canta alle foglie del sicomoro"; poi sarà la volta di "A bao a qu" e quindi de "Il mondo di Marie". Del primo dei tre sono già disponibili alcune tracce per un ascolto gratuito sulla pagina "Io sono un'anima - Arte".

Enrico D'Errico