31 dicembre 2013

Sul diritto d'autore: precisazioni

Questo post si ricollega a quello dell'8 agosto, dove ho scritto: "Quindi, secondo il principio della libera circolazione dell’Arte, intesa non come proprietà di chi la concretizza, ma come ispirazione proveniente dall’alto, con i miei libri, la mia musica, le fotografie, le poesie, i seminari e gli spettacoli musicali, affermo il mio diritto e dovere di rendere ciò che di fatto non è mio, disponibile a chiunque voglia farne l’uso più opportuno".

Mi sono resoconto che quanto ho detto si presta a interpretazioni del tipo "Alé...copiate e piratate tutto liberamente!!!"

Ora vorrei spiegare che duplicare un CD o il PDF di un ebook è decisamente un comportamento stupido. 
La lungimiranza è una caratteristica che l’uomo comune sta ancora sviluppando e attualmente è allo stadio larvale. L’uomo saggio sa che sostenere un’economia basata a priori sul risparmio, la furbizia e l’avarizia, non può che generare povertà.

Nel periodo di crisi planetaria in cui ci troviamo, veniamo vagliati e raffinati per essere introdotti nel nuovo sistema di cose mondiale ormai alle porte, una nuova età dell’oro pregna di pace e prosperità.

Anche un deficiente può capire che un artista, sia esso uno scrittore o un musicista, può dedicarsi liberamente alla propria creatività solo se ha il necessario per pagare le sue spese.



Facciamo un esempio pratico:
Un musicista ha realizzato un CD che gli è costato 9 mesi di intenso lavoro, l’affitto di uno studio di registrazione e il costo dei musicisti che hanno collaborato. Lo vende a 12 euro; se lo vende a 100 persone ottiene un ricavo di 1.200 euro (Questo non basta neanche lontanamente a coprire le sue spese, ma è comunque una cifra abbastanza consistente). Se invece lo vende a venti persone e ognuna di loro ne fa una copia per 4 altre, il CD ha raggiunto comunque 100 persone ma il ricavo del musicista è di soli 240 euro, il che significa che l’autore, non solo non potrà rientrare delle sue spese, ma non potendosi mantenere con il lavoro artistico, sarà costretto ad andare a scaricare le cassette di frutta e verdura al mattino presto ai mercati generali di Porta Palazzo. Naturalmente non c’è nulla di sbagliato o umiliante in questo ripiego, ma certo la sua attività artistica ne risentirà e questo sarà a svantaggio di tutti.
Chiaro vero?

Quindi, d’ora innanzi, quando stai per fotocopiare un libro o scaricarlo da internet, fermati un momento a riflettere.

Insomma, quando acquistiamo un libro o un’opera musicale, stiamo in realtà semplicemente mantenendo economicamente un artista affinché possa continuare a ricevere, a beneficio di tutti, le ispirazioni divine che noi non riusciamo a incarnare.

Enrico D'Errico

29 dicembre 2013

La malattia: una nuova comprensione si fa strada (5)

continua da La malattia: una nuova comprensione si fa strada 4)

"Quanti impedimenti e quante difficoltà che incontriamo nella vita hanno come sola ragion d'essere quella di obbligarci a intraprendere l'unico cammino che ci permetterà di portare a compimento la nostra predestinazione di figli e figlie di Dio! Una grande saggezza presiede a tutti i destini, e occorre accettare questa verità per non aggravare le proprie sofferenze. L'Intelligenza cosmica non ha mai l'intenzione di annientarci; con quello che ci dà – e anche con quello di cui ci priva – ci mette in situazioni tali per cui siamo obbligati ad esprimere e a produrre ciò che abbiamo di meglio. A chi non vede una via d'uscita verso l'esterno, rimane sempre la possibilità di cercare una via d'uscita in se stesso, lavorando senza posa con il pensiero, l'immaginazione e la volontà. Il destino ha per ciascuno un linguaggio speciale che ci si deve sforzare di interpretare. Tutti gli impedimenti e tutti gli ostacoli che ciascuno incontra sul proprio cammino lo obbligano a cercare ciò di cui ha bisogno nel mondo dell'anima e dello spirito."    Aivanhov 

In questo tempo della fine di un vecchio sistema di cose e del passaggio al nuovo, sulla terra si stanno verificando cambiamenti enormi, la cui interpretazione varia a seconda del nostro livello di coscienza.
Quando un uomo distrugge un formicaio, le formiche non si rendono conto della differenza tra questo tipo di fenomeno e un terremoto; così, per noi esseri umani è difficile distinguere la portata e il significato degli enormi cataclismi fisici, emotivi e mentali che stanno caratterizzando questo momento evolutivo del pianeta.

La Bibbia afferma che negli ultimi tempi saranno aperti nuovi rotoli, stando a significare che nuove conoscenze sarebbero state rese disponibili a chi le desidera. In realtà questo genere di sapere è da sempre disponibile a chiunque voglia indagare e conoscere, ma attualmente, grazie alla particolare energia che impregna il pianeta, coloro che vogliono accrescere la consapevolezza hanno dei grossi vantaggi rispetto al passato. Non sto dicendo che adesso non sia necessario fare degli sforzi per evolvere, ma certo il lavoro su di sé ora è decisamente facilitato. 
La conoscenza sta divenendo abbondante e non è più un privilegio di pochi adepti o iniziati ma è alla portata di tutti, a patto che la si desideri fortemente e non solo per il proprio progresso ma anche per quello dei propri simili.

Nel post "Maledetti Farisei" ho parlato di come la classe sacerdotale di tutti i tempi, da quelli di Gesù fino ad oggi, si sia prodigata con zelo a tenere nascosta la Verità; ma i loro tentativi di celarla, sempre più patetici e grotteschi, ben presto non avranno più alcuna efficacia neanche sulle menti più umili e poco istruite.
In questo momento evolutivo il sincero ricercatore della Verità non ha più bisogno della mediazione di qualcuno per accedere a Dio e ai suoi "misteri" e ognuno può diventare "sacerdote" e cioè amministratore del sacro, portatore di sacralità nella propria vita e in quella del suo prossimo.

Anche l'altra "casta sacerdotale", la medicina ufficiale, sta perdendo sempre più velocemente terreno per la stessa ragione menzionata prima e cioè l'aumento della consapevolezza delle persone. Attualmente la spinta evolutiva pretende che l'essere umano sia indipendente anche per quanto riguarda la cura di se stesso. Per un certo periodo la medicina convenzionale è stata utile ma ora è diventata assolutamente obsoleta e del tutto inefficace; se prima con un farmaco generico era possibile "curare" moltissime persone, ora le malattie stanno assumendo caratteristiche sempre più individuali al punto che le case farmaceutiche teoricamente dovrebbero fabbricare un farmaco diverso per ogni malato, cosa che, se ci si pensa, era ciò che faceva già l'erborista in occidente o lo stregone del villaggio nei paesi cosiddetti meno civilizzati.

Ora i sintomi che avvertiamo reclamano a gran voce una soluzione non sintomatica che porti luce sugli atteggiamenti interiori che devono essere alchemizzati. Per millenni nessuno è mai stato in grado di comprendere che i malesseri che proviamo sono causati dalla nostra resistenza ad adeguarci al ritmo dell'evoluzione, adeguarci all'esigenza di diventare creature che incarnino al meglio le qualità di Dio. 

Come ho già detto nei precedenti post sulla malattia, se io utilizzo il "mio" corpo in maniera impropria, trascurando che sono stato creato a immagine e somiglianza di Dio, a livello energetico e vibratorio si generano "distonie" prima a livello mentale, poi anche a livello emotivo e infine, se ancora i campanelli d'allarme non sono stati sufficienti  (e non lo sono mai), anche a livello fisico. La soluzione della medicina ufficiale, ottusa e superficiale, considerando la malattia ( dal latino male-actio = mala-azione = malattia indotta per azione errata, dovuta all'ignoranza della mente del soggetto) come un problema, come un nemico da debellare, si è specializzata solo nella rimozione dei sintomi, o in maniera farmacologica o utilizzando addirittura la chirurgia.
Ma anche la naturopatia, negli ultimi decenni si è concentrata quasi esclusivamente sui sintomi e non sulle cause; in realtà anche coloro che si sono focalizzati su quest'ultime in genere non hanno saputo ne individuarle né interpretarle in modo corretto.

Io sono di Dio.

Allora la domanda da porsi è:
"Che vuole lui da me?" 

La risposta è che io lo rappresenti al meglio sul piano fisico. Ecco che quindi risulta necessario incarnare la compassione, la benignità, la lungimiranza, la longanimità, la fedeltà, la fermezza, l'audacia, la mitezza, e le altre caratteristiche di Dio. 
Tutto il "pacchetto sintomatico" di ogni essere umano è dovuto esclusivamente alle carenze che essi hanno nella manifestazione di queste qualità.

Personalmente, grazie a una sana alimentazione e soprattutto al lavoro di osservazione, ho potuto col tempo e con pazienza rendere superflui alcuni sintomi; ho imparato a considerarli con attenzione amorevole, con gratitudine. Essi mi hanno indicato dove avevo bisogno di migliorare.
Ancora adesso ovviamente ce ne sono altri che continuano a darmi delle indicazioni; spesso non capisco un accidente, ma altre volte, se la mia attenzione è accompagnata da richieste accorate al Padre, riesco a vedere la verità che si cela dietro alla malattia.

Ma quando chiediamo aiuto al Padre, fermo restando che lui sa già benissimo ciò che ci serve ancor prima che lo chiediamo, quale è la ragione per cui vogliamo curarci? Perché vogliamo guarire?
Se è soltanto per poter continuare a farci meglio gli affari nostri, forse sarà difficile ottenere aiuto.
Ma se invece il Padre comprende che vogliamo guarire perché realmente desideriamo servirlo al meglio, se vede che in ogni cosa abbiamo messo al primo posto il Regno, è cosa certa che riceveremo delle risposte.

Nelle ultime settimane ho compreso cose che avevo capito da tempo; intendo dire che ciò che avevo capito solo intellettualmente sta ora giungendo a comprensione cardiaca. Il cammino dell'evoluzione interiore umana passa per forza dall'apertura del cuore e non ci può essere apertura del cuore se prima non si manifestano delle emozioni superiori. Per millenni, vita dopo vita siamo stati portatori di cuori di pietra, siamo stati, come dicono le sacre scritture, "uomini dal collo duro". 

Poi, poco alla volta, qualcosa comincia ad ammorbidire la pietra; ci inteneriamo per delle immagini artistiche, per la poesia, forse per della musica particolare. Le emozioni diventano sempre più frequenti ed intense e passano dal piano dalla pancia a quello cardiaco. Acquisiamo occhi per vedere e orecchie per sentire e scopriamo che ciò che ci da maggiormente fastidio in un altro è la cosa su cui dobbiamo lavorare noi; e il miracolo è che, in men che non si dica, una volta che abbiamo portato vera luce su un aspetto, su una caratteristica che davvero ci rendeva molto differenti da Dio, quella stessa cosa si alchemizza, si spiritualizza e spariscono i sintomi che servivano da rammemoratori.

Allora, guarda caso, l'Esistenza non è più costretta a condurti persone che ti facciano da specchio e ti mostrino ciò che non vuoi e non puoi vedere; guarda caso, le persone intorno a te cambiano, diventano migliori, più belle: si spiritualizzano.
Il mondo è la mia creazione, e ciò che realizzo è sempre meglio di giorno in giorno nella misura in cui divento consapevole del processo creativo.




Che meraviglia, che splendore: nostro Padre, attraverso di noi che lo incarniamo, porta la sua volontà, come in cielo, anche sulla terra....
ecco che viene il Regno!


"Consideratela tutta gioia, fratelli miei, quando incontrate varie prove, sapendo che questa provata qualità della vostra fede produce perseveranza. Ma la perseveranza abbia la sua opera compiuta, affinché voi siate compiuti e sani sotto ogni aspetto, non mancando di nulla".        Giacomo 1:2-4


Enrico D'Errico

27 dicembre 2013

Perché dovrei affliggermi ora? (4)

continua da "Perché dovrei affliggermi ora (3)"



' Questa è l'attitudine di colui che sa distinguere tra ciò che è accidentale e ciò che è essenziale. Ciò che è accidentale appartiene sempre al mondo del "può darsi", del "possibile", del "forse". Non puoi esserne certo, anzi, non devi avere alcuna certezza in merito: di fatto non ne puoi avere. 

Le persone che hanno certezze nel regno delle cose accidentali, prima o poi cadranno inevitabilmente nella frustrazione, perché quella sicurezza sarà fonte di innumerevoli delusioni.

Le loro certezze creeranno aspettative che non potranno mai essere soddisfatte, perché lo scopo dell'universo non è quello di soddisfare le nostre aspettative. L'universo ha il proprio destino da seguire. Esso scorre verso la propria meta, e non si cura dei nostri fini personali.

Tutti gli scopi individuali sono in contrasto con il fine dell'universo stesso, tutti gli scopi individuali sono contro il fine del Tutto. Tutti gli scopi individuali sono nevrotici. 
L'uomo essenziale giunge a capire, a sentire che egli non è separato dal Tutto e che non è affatto necessario cercare un destino privato, individuale.

Le cose accadono, il mondo si muove, la vita segue il suo corso, chiamalo pure Dio: tutto si svolge secondo un ordine intrinseco. Non è affatto necessario lottare per raggiungere una qualsiasi meta. La sola cosa che si deve fare è lasciarsi andare ed esistere semplicemente.

L'uomo accidentale è uno che fa e che disfa, l'uomo essenziale non fa nulla, non è attivo. Ovviamente l'uomo accidentale è sempre in ansia, è teso, stressato, vive nell'angoscia; vive come se fosse seduto su un vulcano che può eruttare a ogni istante, perché vive nel mondo dell'incerto, che spaccia per sicurezze. Questo è all'origine della tensione che esiste nel suo essere, perché, in fondo in fondo, nel suo animo egli sa che nulla è certo.

Un ricco possiede tutto ciò che si può avere, tuttavia in cuor suo sa che, in realtà, non ha nulla. E questo riduce un ricco a essere più povero perfino di chi è povero.

Un povero non è mai così povero, perché ha ancora speranze: un giorno o l'altro il destino finirà per occuparsi anche di lui; un giorno o l'altro riuscirà ad avere successo anche lui, ce la farà! Il povero può sperare.

L'uomo ricco è già arrivato: le sue speranze si sono realizzate e ora, all'improvviso, si rende conto di non sentirsi per nulla soddisfatto. Ogni speranza si è realizzata, eppure non ha realizzato nulla. E' un uomo arrivato, eppure non si sente affatto arrivato perché tutto il suo viaggio è stato un sogno; in realtà non si è mai mosso di un centimetro.

Chi ha successo nel mondo, avverte le pene del fallimento più di chiunque altro. Esiste un proverbio che dice: "Niente ha successo quanto il successo". Ma io vorrei dirvi che nulla fallisce quanto il successo. Ma non puoi saperlo finché non avrai successo. Quando tutte le ricchezze che avevi sognato, che avevi pianificato, per le quali ti sei battuto sono lì, a tua disposizione, ti troverai seduto in mezzo a loro come un mendicante:dentro sarai vuoto, completamente prosciugato. Dentro di te non ci sarà nulla, tutto è all'esterno. E, di fatto, tutto ciò che vedi all'esterno, per contrasto, metterà in maggior risalto il tuo vuoto, la tua povertà interiore. Metterà in evidenza la tua pochezza e la tua miseria interiori.

Il ricco conosce la povertà meglio di quanto possa conoscerla un povero. Un uomo di successo sa meglio di chiunque altro cosa sia il fallimento. Quando sei in cima al mondo, all'improvviso ti rendi conto di esserti comportato stupidamente. Forse non lo ammetterai mai, che senso avrebbe dirlo? Forse continuerai a fingere di essere felice: presidenti e primi ministri continuano a fingere di essere molto felici, appagati, soddisfatti, ma non lo sono, cercano solo di salvare la faccia. Cosa potrebbero dire, a quel punto? Non servirebbe. Ma quelle persone non sono oneste, sincere. Un tempo la gente era più sincera, più vera, più autentica.

Buddha era un principe, sarebbe diventato un imperatore, ma comprese che tutto ciò non aveva alcun valore. Avrebbe potuto fingere; Anche Mahavira era un principe, un giorno sarebbe stato re; tuttavia comprese che la cosa era assolutamente priva di valore. Essi dichiararono semplicemente al mondo ciò che avevano compreso. Dissero, molto semplicemente, che le ricchezze avevano rivelato il loro fallimento, che i regni non sono regni, e che se veramente cerchi il Regno, lo dovrai cercare altrove, in un'altra direzione. In questo mondo non c'è una via per raggiungerlo.

E' accaduto. Theodore Roosvelt, di ritorno dall'Africa, fu ricevuto con grandi festeggiamenti al porto di New York. Mentre la nave entrava in porto, le bande si misero a suonare, i soldati e i marinai lo salutarono, mentre uno stuolo di ragazze molto belle gli dava il benvenuto. Le navi ancorate alla fonda lanciarono getti d'acqua formando un arco festoso, mentre folle entusiaste lo acclamarono. Sulla stessa nave viaggiava anche un mistico, un vecchio molto saggio. Alcuni vecchi amici lo aspettavano in un angolo, cercando di farsi sentire in mezzo a quel tumulto. Uno di essi disse: "Ci dispiace di non poterti riservare le accoglienze che riceve Roosvelt!" E il mistico rispose, puntando il dito verso l'alto: "Va bene così, io non sono ancora arrivato a casa".

In questo mondo non c'è una casa, questo è il mondo dell'accidentale. Tutto è illusione: si tratta solo di increspature sulla superficie, di onde. E qualunque cosa tu faccia non è altro che un costruire case con le carte, o cercare di vendere barchette di carta: sono destinate a naufragare. Quando un uomo capisce questo, per la prima volta prende coscienza del proprio sonno, e a quel punto inizia a orientarsi sempre di più verso la consapevolezza. Solo quando il mondo degli oggetti non ha più importanza, la consapevolezza diventa importante. Quando le cose non hanno più significato, inizia una nuova ricerca, si chiude una nuova porta.
A quel punto, non ti tufferai più all'esterno, ma inizierai a scivolare nel mondo interiore. Il regno di Dio è dentro di te. Non appena smetti di identificarti con le cose, smetti anche di combattere, non c'è più ragione di farlo. Inizi a scorrere con il fiume dell'esistenza. Per arrivare a casa non è necessario uno sforzo da parte tua.

Bodhi mi ha mandato una storiella molto breve, ma molto bella, che anche Werner Erhard ama raccontare: c'era una volta, nel Canada del nord, un famoso stregone che si diceva avesse poteri enormi. Era sufficiente che sventolasse un drappo in direzione dell'aurora boreale, e questa cambiava colore, immediatamente!
Un giorno, egli smarrì il suo drappo, e l'aurora boreale cambiò colore ugualmente. Questo fatto gli rovinò completamente la reputazione di grande stregone.

Nella vita accade la stessa cosa: qualsiasi cosa tu faccia, la vita segue il suo corso. Lottare contro la vita non ha alcun senso, non serve a niente. Lottare significa semplicemente distruggere: non serve a niente. Non è necessario alcuno sforzo. Gli sforzi sono necessari solo nel mondo accidentale, e anche lì, alla fine sono destinati a fallire. Ti danno speranza, ma alla fine possono solo deluderti.

Nel mondo interiore non è necessario alcuno sforzo. Una volta che cominci a scivolare dentro di te, all'improvviso ti accorgi che tutto sta andando come dovrebbe. La vita è perfetta. Non c'è modo di migliorarla. Allora viene il momento di celebrare.

Quando senti che la vita è perfetta, quando all'improvviso vedi la straordinaria beatitudine e l'incredibile gloria che ti circondano; quando ad un tratto ti rendi conto di essere sempre stato a casa, e che non esiste alcun luogo in cui andare; quando senti improvvisamente nel più profondo del tuo essere che sei con Dio e che Dio è con te, che vivi immerso nel Tutto e che non hai un destino separato... allora ti rendi conto che il destino del Tutto è anche il tuo. Quindi, ovunque vada questa esistenza, vai anche tu. Non hai alcuna meta privata, non sei più un "idiota".

Il termine idiota è molto bello. Proviene dalla stessa radice di "idioma". Essa indica una persona che cerca di vivere un'esistenza privata, una persona che cerca di muoversi in contrasto col Tutto, una persona che ha il proprio idioma, questo è un idiota.
Il mondo intero si muove verso Sud, lui si muove verso Nord: questo è un idiota. '


Continua in "Perché dovrei affliggermi ora?" (5)

(Questa è una trascrizione di un discorso tenuto a Poona da Osho Rajneesh nel 1976)

25 dicembre 2013

L'accidia

Continua dal post del 13 novembre sulla tristezza e fa parte della serie dedicata ai sette vizi capitali o otto passioni maggiori.

Anche questo articolo, come i precedenti, è tratto dai testi dei coniugi Goettmann e J. Leloup.

Nonostante non condivida alcuni punti di vista degli autori, trovo la loro descrizione delle passioni maggiori molto acuta e utile a far riflettere tutti coloro che hanno intrapreso un percorso di ricerca interiore.
Ecco perché ho deciso di inserire questa serie di trascrizioni nel mio blog.
Alla fine dell'articolo ho riportato tutti i link per accedere ai post precedenti: questo periodo di fine anno e inizio anno nuovo porta con sé speciali energie che, unite al vostro desiderio di rinnovamento, favoriranno positivamente il progresso.



' L'individuo che ha intrapreso un itinerario spirituale rispondendo alla chiamata di Dio, deve passare attraverso tappe successive di purificazione. Dopo una partenza sovente entusiasta, vissuta spesso nell'euforia, per una decisione finalmente presa con coraggio, giunge presto la prova di un combattimento spirituale; proprio come per gli ebrei, che dopo la fuga dall'Egitto e la gioia per la liberazione, dovettero subito affrontare la tappa del deserto. Aridità, crisi improvvisa, perdita di fiducia. Si comincia a mormorare e a rimpiangere i piaceri del passato. Il gusto della vita spirituale sembra essere smarrito e Dio, per cui si era intrapreso il viaggio, pare essere lontano.

L'akedia non è una voglia o una pulsione come quelle fin qui descritte, ma uno stato d'animo che coglie e attraversa le pieghe dell'anima, paralizzando la coscienza e, osserva Massimo il Confessore, dando libero corso all'assalto di tutte le altre passioni. Giovanni Cassiano precisa che questo stato ha due caratteristiche: il disgusto e la paura che si infilano in tutti i nostri atti. Nasce di là un cattivo umore interiore che ci rende l'attimo presente insopportabile.

Più triste della tristezza (lupé), l'accidia conduce alla disperazione e talvolta persino al suicidio. Nel linguaggio contemporaneo, parleremmo di depressione o melanconia nell'accezione clinica del termine. Gli antichi Padri la chiamavano anche "il demone di mezzogiorno" e descrivevano con precisione quello stato in cui l'asceta, dopo aver conosciuto le consolazioni spirituali dell'inizio e il combattimento ardente della maturità, rimette in discussione tutto il suo cammino; non solo Dio quindi ma anche la scelta monastica, il proprio matrimonio, il cammino spirituale, le scelte fatte. Per mettere a tacere il tormento dell'anima l'individuo si rifugia nell'iper-attivismo, nel sesso, nell'alcol, nei viaggi, negli psicofarmaci...Ma non c'è nulla che può sciogliere la sua ansia interiore.

Anche Jung, nel suo processo di individuazione, ha descritto bene quel momento di "crisi" in cui l'uomo rimette in questione la sua vita. E' un periodo in cui si può manifestare con violenza il "ritorno di ciò che è stato represso", ma può anche essere il momento chiave di un "passaggio" verso una realizzazione più alta; ai valori del "avere" si sostituiscono i valori del "essere" i quali orientano ormai la vita dell'uomo non più verso l'affermazione dell'ego ma, al contrario, verso la sua relativizzazione e la sua integrazione nell'archetipo della totalità che Jung chiama il Sé. 
Questo periodo è caratterizzato particolarmente da depressione. Tutti gli antichi sostegni o le antiche sicurezze vengono a mancare e niente sembra sostituire il bell'edificio crollato; se si cerca un aiuto o un conforto, ciò non fa che accrescere la disperazione e il sentimento di totale incomprensione al quale pare di essere condannati.

L'accidia pietrifica l'uomo sul non senso e sull'assurdità della vita. E' senza dubbio la più grande paura dell'uomo del XX° secolo, ben oltre la paura del nucleare, c'è il terrore di fronte all'apparente non-senso della vita.
La cura peggiore per questo male è la consolazione! Chi cerca di consolare colui che si trova in questo stato di apatia e passività farà - involontariamente, certo - solo dei danni. La consolazione è l'ultimo dei rimedi: non solo non fa che aumentare il male, ma impedisce il processo di conversione. Colui che si trova sprofondato nell'abisso dell'accidia non può fare altro che accettare di vivere pienamente e coscientemente questo stato con tutto ciò che esso comporta: disgusto, noia, stanchezza, paura, depressione...  Stare là, immobili nella propria abulia, senza fuggirne o, peggio, senza narcotizzarla con espedienti inutili, ma accettarla...  nella preghiera e nell'abbandono con un "sì" che sa fidarsi di un Dio che, in quel preciso istante, pare essere distante e indifferente. Talvolta bisogna lasciarsi schiacciare fino in fondo dalla propria condizione, per trovare poi la forza di rialzarsi. Il Dio, che abbassa e innalza, vuole che tocchiamo il fondo non per annientarci, ma per renderci umili e restituirci la dignità di figli.

L'esperienza del deserto nella nostra vita è il più grande dei misteri. L'uomo viene spogliato del proprio ego e depone una per una tutte le sue sicurezze e si lascia condurre solo da Dio, il quale ci chiede di fare un solo passo alla volta, qui e oggi, nell'attimo presente, senza preoccuparsi del passato e del futuro.
Durante i mesi della malattia, Teresa di Lisieux, in preda agli spasmi e ai conati sanguigni della tubercolosi, malattia che l'avrebbe condotta a morte a soli ventiquattro anni, diceva: "Soffro solo di attimo in attimo... Ci si scoraggia e ci si dispera quando si pensa al passato e all'avvenire. Io soffro, ma non sono affatto infelice. Il Signore mi da esattamente ciò che posso sopportare, istante dopo istante". '

Link ai post precedenti:












23 dicembre 2013

La malattia: una nuova comprensione si fa strada 4)

segue dai post del 5 agosto, 7 agosto e del 18 settembre 2013.


E' veramente interessante come l'Evoluzione procede in ogni aspetto dell'esistenza; ma come in tutti i campi, anche in quello della salute umana, la tendenza è di sostenere con caparbietà le pratiche e le idee seguite negli ultimi decenni, guardando a priori con diffidenza tutte le nuove scoperte, anche quando sono avvalorate da prove scientifiche. 


La medicina omeopatica, ad esempio, sebbene sia assodato ormai da un secolo che sia un metodo di cura veramente efficace, trova ancora molti detrattori nel campo della medicina ufficiale; essi sostengono che se in un rimedio non può essere verificata in laboratorio la presenza di una certa sostanza dichiarata, significa che quella sostanza non c'è, e quindi quel rimedio non può avere alcuna efficacia. A nessuno di loro viene in mente che forse le attrezzature disponibili nei loro laboratori non sono in grado di rilevare la presenza della parte più curativa del rimedio, e cioè la sua energia.

E che dire della nuova medicina germanica? 

Promossa dal Dottor Hamer, ha ormai molti entusiasti sostenitori in ogni parte d'Europa. Il suo scopritore si batte coraggiosamente da decenni, con centinaia di casi scientifici alla mano, per ottenere il riconoscimento della medicina ufficiale. Il suo impegno irriducibile gli è costato anni di galera e una vita in clandestinità.





Le resistenze incontrate sono state enormi e questo dimostra ancora una volta come la scienza ufficiale, quella accettata dalla maggioranza, sia estremamente riluttante a cambiare i propri paradigmi, ad accettare una nuova visione della realtà.

Dopo aver scoperto l'alimentazione macrobiotica ho conosciuto e sperimentato l'omeopatia e la floriterapia e trovo che siano metodi di cura veramente illuminati.

Ma negli ultimi anni ho cominciato a capire che per lavorare a un livello interiore, evidentemente bisogna responsabilizzarsi maggiormente e non semplicemente assumere un rimedio senza porsi alcuna domanda.

Anziché alleviare o eliminare un sintomo, come posso renderlo superfluo? Come posso arrivare a non provare più quella patologia che utilizza sintomi per essere notata?
Con l'osservazione. Non un osservazione mentale, un'indagine di tipo psico-analitico, ma una osservazione dell'emozione che provo quando sperimento il dolore, sia esso fisico o emozionale.

In tal senso, illuminanti e stimolanti sono i libri di Eckart Tolle e l'insegnamento di Salvatore Brizzi, nei suoi seminari sul risveglio interiore e nei post del suo blog "La porta d'oro".
Ecco cosa dice Tolle nel suo irrinunciabile libro "Il Potere di Adesso" in merito al dolore e alla malattia:

"TRASFORMARE LA MALATTIA IN ILLUMINAZIONE
....Non vi arrendete all'idea di 'malattia'. Lasciate che la sofferenza vi costringa a entrare nel momento presente, in uno stato di intensa presenza consapevole. Utilizzatela per l'illuminazione.

Abbandono non significa trasformare ciò che esiste, almeno non direttamente. L'abbandono trasforma voi. Quando voi siete trasformati, tutto il vostro mondo viene trasformato, perché il mondo è soltanto un riflesso.


....La malattia non è il problema. il problema siete voi, fintanto che la mente egoica è in posizione dominante. Quando siete ammalati o invalidi, non dovete sentirvi come se aveste fallito in qualche modo, non dovete sentirvi in colpa. Non date la colpa alla vita per avervi trattato in modo sleale, ma non date la colpa nemmeno a voi stessi. Tutto questo è resistenza. Se avete una malattia grave, utilizzatela per l'illuminazione. Qualunque cosa di 'male' vi capiti nella vostra vita, utilizzatela per l'illuminazione. Eliminate il tempo dalla malattia. Non datele né passato né futuro. Lasciate che vi costringa ad entrare in un'intensa consapevolezza del momento presente, e vedete che cosa succede.

Diventate alchimisti, trasmutate il metallo in oro, la sofferenza in consapevolezza, la catastrofe in illuminazione.

Se chi è gravemente ammalato si sente in collera con ciò che ho appena detto, questo è un chiaro segno che la malattia è diventata parte del suo senso del sé e che tale persona sta ora proteggendo la propria identità, oltre a proteggere la malattia. La condizione che viene etichettata come 'malattia' non ha niente a che vedere con ciò che voi realmente siete.


TRASFORMARE LA SOFFERENZA IN PACE
...Ed ecco la seconda possibilità di arrendersi. Se non potete accettare ciò che è esteriormente, accettate ciò che è interiormente. Se non potete accettare la condizione esterna, accettate la condizione interna. Ciò significa: non opponete resistenza al dolore. Consentitegli di esistere. Abbandonatevi all'afflizione, alla disperazione, alla paura, alla solitudine o a qualunque forma assuma la sofferenza. Siatene testimoni senza etichettarla mentalmente. Abbracciatela. Allora vedrete come il miracolo dell'arrendersi trasformi la sofferenza profonda in pace profonda. Questa è la vostra crocifissione. Facciamo in modo che diventi la vostra risurrezione e la vostra ascensione.

...Quando non c'è via d'uscita, vi è pur sempre una via di attraversamento. Allora non allontanatevi dal dolore. Affrontatelo, percepitelo pienamente. Percepitelo, non pensateci! Esprimetelo se necessario, non create un copione nella vostra mente.

Dedicate tutta la vostra attenzione alla sensazione, non alla persona, all'evento o alla situazione che sembrano averla causata. Non lasciate che la mente utilizzi il dolore per crearne un'identità di vittima per voi stessi. Sentirvi dispiaciuti per voi stessi e raccontare ad altri la vostra storia vi manterrà invischiati nella sofferenza. Poiché è impossibile sfuggire alla sensazione, l'unica possibilità di cambiamento è entrarvi dentro; altrimenti non cambierà nulla. Allora dedicate la vostra completa attenzione a ciò che provate e astenetevi dall'etichettarlo mentalmente. Mentre entrate nella sensazione, siate intensamente vigili. Inizialmente potrà sembrare un luogo buio e terrificante, e quando arriva l'impulso di allontanarvene dovete osservarlo ma non agire di conseguenza. Continuate a rivolgere la vostra attenzione al dolore, continuate a provare afflizione, paura, terrore, solitudine, quello che sia. Rimanete vigili, rimanete presenti: presenti con tutto il vostro Essere, con ogni cellula del corpo. Così facendo apportate luce in questo buio. Questa è la fiamma della vostra consapevolezza.


Anche Brizzi da risalto all'importanza dello "stare sull'emozione": 
Questi sono alcuni stralci dal suo post "Zero limits"

Il momento fondamentale della pratica alchemica – la quale mira a trasmutare convinzioni limitanti ed emozioni negative accumulatesi nel subconscio – consiste nell’OSSERVARE tali emozioni, fastidi, lamentele, giudizi... ogniqualvolta emergono allo scoperto. Se li esponiamo al Sole della nostra osservazione essi con il tempo si inceneriscono. Non è un caso che Ercole nel mito dell’Idra per uccidere il mostro lo estragga dalla palude esponendolo alla luce del Sole, la luce della consapevolezza. Ciò che si trova nascosto nel subconscio ha potere su di noi solo fino a quando rimane occultato nel buio, ma quando viene illuminato dall’osservazione il suo potere inizia a scemare e la sua fine è vicina.

Io ho compiuto il mio percorso in questo modo: osservando, osservando, osservando. Quando arrivava il fastidio, il disappunto, la sofferenza bruciante... io non incolpavo mai il mondo esterno e non tentavo nemmeno di capire sul piano mentale il significato di quella sofferenza. Semplicemente mi chiudevo nella mia stanza o nel bagno sul posto di lavoro e STAVO SULL’EMOZIONE, a contatto con essa, mandando amore al mio Piombo interiore e ringraziando per l’opportunità. Non rifiutavo il dolore, ma lo investivo d’amore.
Alla lunga ho vinto io.


Questi sono alcuni stralci dal suo post "Fate l'amore con il dolore"

....Ebbene, noi tutti – volenti o nolenti – siamo alchimisti venuti sulla Terra a trasmutare il Piombo in Oro, ma allo stesso tempo alberghiamo in noi una natura animale che ci fa comportare alla stregua di ominidi capaci di solo pensiero pre-logico, per cui allontaniamo il Piombo appena ne fiutiamo anche solo l’odore.

...Il Piombo è la nostra sofferenza... e la nostra sofferenza è di piombo.
L’Oro rappresenta la Gioia, l’Amore, la Ricchezza, l’Abbondanza, la Creatività, l’Imprevedibilità, l’Impeto Guerriero e tutte le altre qualità che è possibile ricavare da una corretta trasmutazione della sofferenza.

Quando soffriamo dovremmo letteralmente gettarci sulla nostra sofferenza ed estrarne il meglio. Spremere l’Oro dal Piombo. L’angoscia, lo stress, la gelosia, la rabbia... rappresentano occasioni imperdibili per balzare in alto.

....La nebulosa concezione della vita che abbiamo mendicato da scuola, parenti e telegiornali, ci porta invece a voler cancellare la sofferenza dal nostro orizzonte: preferiamo morire piuttosto che vivere senza un arto, smettere di innamorarci piuttosto che affrontare nuovi abbandoni, prendere psicofarmaci piuttosto che iniziare a guardarci dentro…

Lanciamo ai giovani un’esortazione antica e rivoluzionaria: fate l’amore con la sofferenza. Possedetela e accoglietela. Non fatevi schiacciare, ma instaurate con lei la stessa complicità che si crea fra due amanti clandestini. In pubblico fingete rifiuto e distacco… ma in privato gettatevi uno nelle braccia dell’altro.

.....Il comportamento dell’alchimista di fronte alle difficoltà della vita:

-- Osserva con consapevolezza le reazioni della sua macchina biologica all’evento esterno (pensieri, emozioni, sensazioni fisiche).

-- Non attribuisce a una persona o a un evento esterno la causa del suo star male, poiché è perfettamente cosciente di aver creato lui la situazione in cui si trova.

-- Sa di poter influenzare il corso degli eventi esterni se riesce a modificare la sostanza emotiva che si trova al suo interno. -- Osserva con piena consapevolezza e senza identificazione il dolore della macchina biologica. Non tenta di reprimere o ignorare la sofferenza. Manda amore e compassione verso questo dolore.


continua in "La malattia: una nuova comprensione si fa strada 5)"

Enrico D'Errico

21 dicembre 2013

Non piangete i morti 2)

continua da "Non piangete i morti" 1)



Per quanto riguarda la vita post mortem si sono avute molte teorie, basate per la maggior parte su erronee interpretazioni di Sacre Scritture.
Fino a poco tempo fa,
 era universalmente accettato il dogma della punizione eterna che oggi più nessuno, tranne gli ignorantissimi, accetta. Esso era basato sulla traduzione sbagliata di alcune parole attribuite a Cristo, ed i monaci dei medioevo lo mantennero come un utile spauracchio per costringere le masse ignoranti a comportarsi bene.
Con l'avanzare della civiltà gli uomini iniziarono a comprendere che una simile credenza era non solo empia, ma anche ridicola, ed i religiosi moderni l'hanno sostituita con qualche cosa di più ragionevole, ma si mantengono sempre molto vaghi e ben lontani dalla semplicità dei vero.
Tutte le Chiese hanno complicato le loro dottrine, perché hanno voluto insistere sul dogma assurdo ed infondato dell'esistenza di un Dio crudele e collerico, che vuol far del male al suo popolo. Terribile dottrina questa importata dal Giudaismo primitivo, invece che dall'insegnamento di Cristo che mostra Dio come Padre amorevole.

Una volta ammesso il fatto fondamentale che Dio è Amore e che il Suo universo è governato da leggi eterne e sagge, si comincia a comprendere che tali debbono essere tanto le leggi che reggono il mondo di qua della tomba, quanto quelle che reggono il mondo di là. Ma anche a questo proposito le credenze sono vaghe: mentre si parla di un lontano Paradiso, di un lontano Giorno dei Giudizio, ben poco ci si dice di quello che accade qui al momento della morte.
D'altronde coloro che insegnano queste cose non pretendono di avere alcuna esperienza delle condizioni dopo la morte. Essi dicono soltanto ciò che hanno ascoltato ed imparato da altri, non ciò che sanno direttamente.
Come possono quindi soddisfarci? 


In verità l'epoca della fede cieca è tramontata. Viviamo nell'era della conoscenza, scientifica e non possiamo più accettare idee non conformi alla ragione ed al buon senso.
Pensiamo forse che i metodi scientifici non si potrebbero applicare alla comprensione di problemi lasciati finora completamente alla religione? La Società Teosofica e la Società per le Ricerche Psichiche li hanno proprio utilizzati in questo senso ed io intendo appunto esporvi i risultati di tali investigazioni condotte con spirito scientifico.

Noi siamo Spiriti, ma viviamo in un mondo materiale, un mondo che ci è noto solo in parte, poiché ne percepiamo appena quel poco che ce ne viene trasmesso dai nostri sensi fisici, assai imperfetti. Possiamo vedere i corpi solidi; vediamo generalmente i liquidi, se non sono perfettamente limpidi, ma i gas ci sono, nella maggior parte dei casi, invisibili. Le ricerche degli scienziati dimostrano che esistono altre specie di materia molto più tenue dei gas più rarefatti che non si possono percepire né osservare con i sensi ed i mezzi fisici.

Tuttavia si può venire in contatto con queste diverse specie di materia più tenue e si possono investigare per mezzo dei 'corpo spirituale’ di cui ho parlato poc'anzi, il quale ha sensi suoi propri, come li ha il corpo fisico.
La maggior parte degli uomini non ha ancora imparato a farne uso, ma si tratta di facoltà che è possibile acquisire.
Tanto è vero che alcuni le hanno sviluppate e riescono grazie ad esse a vedere molte cose celate alla vista ordinaria.
Essi hanno così constatato che questo mondo è assai più meraviglioso di quanto abbiano mai supposto gli uomini, i quali pur avendo vissuto in esso per migliaia di anni, sono rimasti per la maggior parte completamente ignoranti della parte più alta e più bella della vita. Le ricerche fatte in questo campo hanno già dato risultati sorprendenti e dischiudono orizzonti sconfinati e meravigliosi. Chi lo desidera può trovarne il resoconto nelle pubblicazioni Teosofiche; qui noi ci occupiamo solo di quella parte che riguarda la vita post mortem e le condizioni di coloro che vi si trovano.

La prima cosa che si impara studiando i mondi superfisici è che la morte non è la fine della vita, come abbiamo sempre supposto, ma soltanto il passaggio da uno stadio di vita ad un altro.
Come ho già detto, la morte non è che il deporre un cappotto: dopo di essa l'uomo si trova nel suo corpo spirituale.
Ma benché, per la sua 'sottigliezza' S. Paolo lo abbia chiamato 'spirituale', esso è un corpo e quindi come tale è 'materiale'.
Tuttavia esso è composto da una materia molto più 'sottile' di ogni materia a noi nota fino ad ora, più 'sottile' (o per meglio intenderci potremmo dire 'meno densa') dei più fine gas conosciuto in natura.

Il corpo fisico serve all'uomo come mezzo di comunicazione con il mondo fisico; senza questo strumento infatti egli non potrebbe né ricevere né trasmettere alcuna impressione in tale mondo. Il corpo spirituale serve precisamente allo stesso scopo nel mondo spirituale; esso è cioè l'intermediario per mezzo dei quale lo spirito dell'uomo comunica con il mondo superiore, con il mondo spirituale. Ma questo mondo spirituale non è qualcosa di nebuloso, di lontano ed irraggiungibile. Esso è semplicemente una parte più elevata del mondo che abitiamo ora. Esistono bensì altri mondi assai più alti ancora e più remoti, ma ciò che comunemente si chiama morte non ha nulla a che fare con essi: la morte è soltanto il passaggio da uno stato, o condizione di vita, ad un altro.
Si può obiettare che l'uomo in questo cambiamento diventi invisibile, ma in realtà l'uomo è sempre stato invisibile. Quello che di lui si vedeva prima della morte non era che il corpo da lui abitato, una sorta di 'cappotto', di vestito indossato dal vero uomo in esso celato.
Dopo la morte egli abita in un corpo più sottile che trascende la vista ordinaria (essendo uno dei sensi essenzialmente fisici), ma che non è fuori dalla nostra portata. 


E’ necessario rinunciare alla credenza a cui siamo stati abituati seconda la quale la morte è un avvenimento straordinario, miracoloso; che quando l'anima lascia il corpo, essa in qualche modo svanisca in un cielo oltre le stelle. Certo i processi di Natura sono meravigliosi e spesso per noi incomprensibili, ma essi non vanno mai contro la ragione e contro il buon senso.
Come il fatto di deporre il proprio cappotto o vestito non implica il trasferimento della persona in un altro luogo, così il deporre il corpo fisico non implica il trapasso dell'uomo in. un'altra regione: è vero che gli altri uomini incarnati, ancora dotati cioè di un corpo fisico, non lo vedono più, ma questo è dovuto solo all'insufficiente visione nei mondi superfisici.


E’ noto che i nostri occhi percepiscono solo pochissime delle vibrazioni esistenti in Natura e che quindi noi vediamo solamente quelle sostanze che riflettono tali particolari vibrazioni.
La vista del ‘corpo spirituale' è in grado di rispondere anch'essa a vibrazioni, ma a vibrazioni di un genere dei tutto differente, e proprie di una materia più sottile. Tutto questo è spiegato nei suoi particolari nelle pubblicazioni teosofiche.


Per il momento basta constatare che per mezzo dei corpo fisico si percepiscono i fenomeni dei mondo fisico e che per mezzo dei corpo spirituale si percepiscono quelli dei mondo spirituale. Ricordiamo inoltre che il mondo spirituale non è un altro mondo, bensì una parte più raffinata di questo mondo.
Vi sono altri mondi ripeto, ma di essi non è necessario occuparcene ora. 


La persona che voi credete dipartita, vi è in realtà tuttora vicina, solo voi non vi accorgete della sua presenza perché non potete vederla; ma quando nel sonno lasciate il vostro corpo fisico, vi trovate con lei in piena coscienza e la vostra unione è completa come quando era in vita. Durante il sonno voi siete felice, insieme alla persona che amate; solo nelle ore di veglia sentite la separazione.

Disgraziatamente per la maggior parte degli uomini vi è una interruzione fra la coscienza fisica e la coscienza dei corpo spirituale, in modo che, quantunque in quest'ultimo si ricordi perfettamente il primo, è impossibile per molti riportare alla coscienza di veglia il ricordo di ciò che l'anima fa quando, durante il sonno, è fuori dal corpo fisico. Se tutti avessero questo ricordo la morte non esisterebbe più. Alcuni hanno già raggiunto tale continuità di coscienza e tutti possono ottenerla a poco a poco, perché essa fa parte dello sviluppo naturale delle facoltà umane.
In molti questo sviluppo è già iniziato e quindi qualche barlume del mondo spirituale viene portato al loro cervello fisico; ma quelli che ancora non sanno cosa siano i sogni, perché non ne hanno studiato il meccanismo, non attribuiscono a questi primi barlumi alcun valore. Finora pochi posseggono pienamente coscienza e ricordo di ciò che hanno visto o fatto durante il sonno, ma alcuni pur non riuscendo a vederli, sentono vagamente la presenza dei loro cari defunti, ed altri, benché non abbiano alcun ricordo preciso, si svegliano con un senso di pace e di serenità che è appunto il risultato di quanto è avvenuto nel mondo superiore. 


Ricordiamo sempre che il mondo fisico è l'inferiore e che quello spirituale è il superiore, e che anche in questo caso il maggiore include il minore.

Quando ci si trova in stato di coscienza spirituale si ricorda perfettamente ciò che è avvenuto in stato di coscienza 'ordinaria', perché passando nella prima quando ci si addormenta si depone l'ingombro dei corpo denso, ma quando si ritorna alla vita inferiore e si riprende quel fardello, oscurando con esso le facoltà superiori, il mondo dello spirito cade nell'oblio.

Se dunque desiderate comunicare qualche cosa ad una persona 'morta' basterà formulare la vostra intenzione e la comunicazione in modo chiaro e preciso nelle vostra mente prima di addormentarvi, e certamente essa avverrà non appena incontrerete il defunto. Se si trattasse di consultarlo per ricevere un'informazione, è quasi certo che l'interruzione tra le due forme di coscienza (tra quella spirituale e quella fisica) che avviene durante il risveglio vi impedirebbe di riportare una risposta chiara, ma anche in questo caso vi potrete svegliare con una forma di impressione che sarà molto probabilmente il riflesso dei suo desiderio o della sua decisione. E’ consigliabile però consultare i defunti il meno possibile, perché, come vedremo più avanti, non è bene che essi siano disturbati nel mondo superiore in cui si trovano con questioni che riguardano uno stadio di vita da cui sono per il momento liberati. 


Ma se i morti sono vivi, che genere di vita conducono?
Vi sono molte gradazioni e varietà, ma essa è quasi sempre più felice di quella terrena. Come dice un'Antica Scrittura: 

"Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio e là nessun tormento può toccarli

Alla vista dell'ignorante le persone sembrano morire; la loro scomparsa è considerata come una sventura ed il loro allontanarsi da noi come una completa distruzione, ma esse sono in pace. Liberiamoci dunque da teorie antiquate: chi muore non balza improvvisamente in un cielo impossibile od in un impossibile inferno. Non esiste inferno, nel senso empio della parola, e non esiste inferno in alcun luogo ed in alcun senso, tranne quello che ogni uomo forma per sé stesso.
La morte non porta alcun mutamento all'uomo; essa non lo fa diventare ad un tratto un angelo od un santo né gli conferisce immediatamente la sapienza dei secoli: il giorno dopo la sua morte egli è precisamente lo stesso uomo dei giorno prima, con gli stessi sentimenti, le stesse disposizioni, lo stesso sviluppo intellettuale.
La sola differenza è che egli ha perduto il corpo fisico.
E che cosa significa questo? 


Significa liberazione da ogni possibilità di dolore o di stanchezza; liberazione da ogni faticoso dovere, libertà completa, forse per la prima volta nella sua vita, di fare precisamente quello che vuole.
Nella vita fisica è legato ed impacciato, a meno che non appartenga a quella piccola minoranza che vive di rendita, e si trova sempre nella necessità di lavorare per guadagnare il denaro necessario per procurarsi il cibo, il vestiario e la casa per sé e per coloro che dipendono da lui. In ben pochi casi, forse quelli dell'artista o del letterato, il lavoro è una gioia, ma la maggior parte degli uomini è costretta ad un lavoro che non farebbe se non fosse spinta dalla necessità.


Nel mondo spirituale non occorre denaro, non occorrono né cibo né vestiti né riparo; il suo splendore e le sue bellezze sono a disposizione di quanti vi dimorano, senza bisogno di comprarli. Nella materia rarefatta del corpo spirituale ci si può aggirare liberamente ovunque ed a piacere: chi ama le bellezze delle foreste, del mare, dei cielo, può a suo piacimento visitare i più pittoreschi paesi della Terra.
Chi ama l'arte può trascorrere il suo tempo nella contemplazione dei capolavori dei più grandi uomini. Chi è amante della musica può assistere alle esecuzioni dei più celebri artisti e delle migliori orchestre del mondo.
Ciascuno può dedicarsi interamente alla soddisfazione dei suoi gusti purché il godimento che desidera sia fra quelli dell'intelletto o dei sentimenti superiori e non abbia bisogno dei corpo fisico per essere appagato.
E’ quindi evidente che ogni persona rispettabile e ragionevole è infinitamente più felice dopo la morte che non prima, avendo la possibilità non solo di procurarsi i piaceri che desidera, ma anche di fare progressi nelle cose che più lo interessano.

Non vi sono dunque infelici nel mondo dell'oltretomba? Sì, poiché quella vita è il seguito inevitabile di questa, ed ogni persona è la stessa di ciò che era prima di abbandonare il proprio corpo fisico e 'morire' e se i piaceri che essa amava nel mondo materiale erano bassi e grossolani, si troverà nell'altro mondo nell'impossibilità di soddisfare i suoi desideri.
Il beone soffrirà una sete inestinguibile, non avendo più un corpo con il quale calmarla; il goloso sarà tormentato dalla privazione dei piaceri della tavola; l'avaro non troverà più denaro da accumulare.
Chi si sarà abbandonato in vita a basse passioni le troverà nell'altro mondo come roditrici implacabili: l'uomo sensuale palpiterà ancora di brame che non potrà soddisfare; il geloso sarà lacerato dalla gelosia, ed inoltre non potrà più intromettersi nelle azioni che vorrebbe impedire. Tutti questi tipi di persone soffrono senza dubbio nell'aldilà, ma soltanto coloro le cui passioni sono state grossolane e fisiche per natura. In ogni caso anche allora essi sono padroni dei loro destino: non devono far altro che vincere le loro basse inclinazioni e subito sono liberati dalle sofferenze che esse procurano loro. In breve, non esiste ciò che normalmente si chiama punizione, ma solo il risultato naturale di cause messe in moto. Basta togliere la causa per farne cessare l'effetto, non sempre immediatamente, ma non appena si sia esaurita l'energia della causa ecco che anche l'effetto svanisce.

Vi sono molti che essendo immuni da bassi vizi hanno condotto quel che in genere viene detta una vita mondana, occupandosi principalmente della società e delle convenzioni, e pensando solo a divertirsi. Questi non hanno vere sofferenze nel mondo spirituale, ma spesso lo trovano monotono e non sanno come occupare il loro tempo. Possono tuttavia riunirsi ad altri dei loro tipo, ma solitamente li trovano noiosi, non essendovi ora più nessuna gara nel vestiario ed in altre ostentazioni, mentre le persone più serie che desidererebbero ora avvicinare sono occupate in altre cose e quindi inaccessibili ad essi. Ma chiunque si interessi di cose intellettuali od artistiche si trova infinitamente più felice fuori dal corpo fisico che non in esso. 

Ad ogni modo è sempre possibile sviluppare nel mondo spirituale un interesse razionale se si è saggi abbastanza per desiderare di farlo.

continua in Non piangete i morti 3)

19 dicembre 2013

PROCLAMA



ALLA
CHIESA CATTOLICA ROMANA
E ALTRE RELIGIONI ORGANIZZATE


Avete colmato la misura della pazienza del popolo cui eravate preposti come pastori; questo gregge è esausto, impoverito e disperso.
Sono molti ormai coloro che non si fidano più delle vostre false promesse, delle parole melliflue, dei sermoni capziosi e tendenziosi.
Ma sono ancora pochi quelli che hanno il coraggio di ribellarsi alla vostra presunta “sacra autorità”.
E perché? Semplicemente perché avete osato farci credere che senza la vostra mediazione non sia possibile avere accesso a Dio; quindi le persone da voi deluse e sfiduciate, in realtà non sanno più a chi rivolgersi e sono in preda alla paura. Per causa vostra versano in una condizione miserevole.
Come ben disse Madre Teresa di Calcutta, soffrono tutte di “deprivazione spirituale”; viaggiano sul pianeta come automi, come morti viventi.
Voi non avete la più pallida idea della grandezza di Dio ma ci avete fatto credere di essere i portatori della Sua Santa Parola. Le Sacre Scritture, che voi stessi maldestramente utilizzate, nel libro di San Luca parlano di persone che si pongono dinanzi ai cancelli della conoscenza (o del paradiso) senza entrarvi e che impediscono ad altri di farlo: quelle persone siete proprio voi. Ciò che avete fatto è il più grave crimine mai commesso nei confronti dell’umanità.
Ora il periodo che vi è stato concesso per ingannare, defraudare e abusare del gregge a voi affidato, volge al termine.
Vi attendono grandi pene, proporzionate al dolore di cui avete impregnato il pianeta. 
La Bibbia afferma che le vostre acque si stanno ritirando velocemente, stando a significare che state perdendo il sostegno della gente.
Cessate quindi di parlare in nome di Dio: non ne siete più degni da molto tempo.
Noi non crediamo più alle vostre parole e chiediamo al Padre di venire in nostro soccorso mediante Suo Figlio Gesù Cristo.
Umilmente, ma con audacia e perseveranza, molte persone, con uno stato di coscienza rinnovato, lavorano ogni giorno su di sé e per gli altri, affinché il pianeta sia abitato da persone con un cuore rinnovato e affinché tutto il mondo torni a essere lo splendido paradiso che da tempo è destinato ad essere.
Tutti voi avete ancora la possibilità di ammettere le vostre responsabilità. Potete ancora chiedere a Dio di aiutarvi a smettere di servire le forze dell’ombra e schierarvi dalla parte della luce. Possano tutte le persone di buona volontà cessare di avere la benché minima relazione con voi o le altre religioni organizzate, per non subire le loro stesse pene: “Uscite di mezzo a loro, separatevi e cessate di toccare la cosa impura ed io vi accoglierò” ordinano le Sacre Scritture nella seconda lettera ai Corinti, al capitolo 6, versetto 17.
Tutti quelli che hanno fatto parte della falsa religione corrano ai ripari e affermino tempestivamente, sia pubblicamente sia interiormente, di non avere più nulla a che fare con essa.
Che il Padre possa benedire i vostri sforzi e guidare il vostro cammino verso la più completa redenzione.

17 dicembre 2013

Maledetti i Farisei!

Gesù disse, "Maledetti i Farisei! Sono come un cane che dorme nella mangiatoia: il cane non mangia, e non fa mangiare il bestiame."  
Vangelo di Tommaso, verso 102. 




Perché tante persone come noi non conoscono l’anima, non sanno di essere anime? La principale responsabilità è senz’altro da attribuire alla chiesa cattolica romana e le altre religioni di stato. Aiutarci a conoscere noi stessi e le basilari leggi dell’esistenza umana, insegnarci la Religione (dal latino religio - raccogliere, unire), era il loro compito, ma esso è stato del tutto disatteso. Come pastori del gregge avevano la responsabilità e il privilegio di farci conoscere chi siamo e permetterci di ritrovare la nostra natura divina. 

Perché non l’hanno fatto? Perché non ci hanno insegnato la verità? Credo per alcune ragioni fondamentali: una è che in realtà non conoscono la parola di Dio e non ne hanno quindi ereditato alcuna benedizione spirituale. Un'altra è che essendo a conoscenza del potere vivificante dell’energia Cristica, hanno evitato accuratamente di insegnarcela per poterci manipolare a loro piacimento, giacché uomini e donne libere non possono essere utilizzate come fonte di potere e guadagno economico.

Per secoli la classe sacerdotale ha perfettamente adempiuto la scrittura biblica di Luca al capitolo 11, versetto 52 che dice: “Guai a voi che siete versati nella Legge, perché avete tolto la chiave della conoscenza, voi stessi non siete entrati e a quelli che entravano lo avete impedito!”.

Straordinario vero? E’ meraviglioso vedere la forza che è contenuta in queste parole di Gesù ed è stupefacente notare come esse si applichino perfettamente anche a coloro che attualmente affermano di essere versati, cioè esperti, nella Legge di Dio.

Quanta ipocrisia c’è nel pretendere di insegnare ciò che non si conosce per nulla, quanta arroganza nel pensare di essere ancora i depositari della vera conoscenza e avere l’autorità di diffonderla.

I risultati sulla popolazione sono stati devastanti: generazioni e generazioni di persone, famiglie, città e nazioni intere che non sanno nulla di Dio, che non sanno chi sono, quali compiti hanno e che quindi trascorrono vite prive di significato, dormendo.


Enrico D'Errico



Questo post è tratto dal mio libro  "Io sono un'anima"

15 dicembre 2013

Una perla di grande valore



76. Gesù disse, "Il regno del Padre è come un mercante che ricevette un carico di mercanzia e vi trovò una perla. Il mercante fu accorto; vendette la mercanzia e si tenne solo la perla. Così anche voi, cercate il tesoro che è eterno, che resta, dove nessuna tarma viene a rodere e nessun verme guasta." 
Vangelo di Tommaso 

Bisogna essere accorti. Ci sono molte cose da vendere, di cui disfarsi per potersi dedicare alla cura della perla di grande valore. L'enorme carico dei sensi di colpa, l'inutile bagaglio del rancore, il fardello della gelosia, il peso dell'invidia, tutti i beni del mondo che ci impediscono di accorgerci della perla già in nostro possesso.
In mezzo alla mercanzia una sola cosa è veramente preziosa ed eterna e ci può porre in una condizione in cui niente e nessuno potrà più turbarci o infastidirci.
Nel mondo tarme e vermi rodono e guastano. il nostro umore è mutevole e l'equilibrio psico-fisico sempre precario, mille cose ci possono infastidire e far entrare i corpi in fibrillazione. Il pensiero diarroico è come una radio sempre accesa, sintonizzata contemporaneamente su diverse stazioni. Il senso illusorio del tempo è una trappola mortale che ci inchioda alla memoria triste del passato e al pensiero ansioso del futuro.
Quando trovi la perla del Regno te ne prendi cura e ringrazi il Padre per quel dono di immenso valore: vivi ancora nel mondo ma non sei più del mondo; sei come un turista galattico, senza tempo, con un lasciapassare che ti consente di andare ovunque senza pericolo alcuno e senza sentirti mai stanco, ma anzi fiero e orgoglioso di essere ambasciatore di Pace in missione speciale.


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Anche il vangelo di Matteo parla del concetto di accumulare tesori in cielo: 

"Smettete di accumularvi tesori sulla terra, dove i vermi e la ruggine consumano, e dove i ladri sfondano e rubano. Piuttosto, accumulatevi tesori in cielo, dove né i vermi né la ruggine consumano, e dove i ladri non sfondano né rubano. Poiché dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore."
questa è l'illuminante interpretazione di un maestro che ha molto spazio sul mio blog, Omraam Mikhael Aivanhov: "In duemila anni, questa parabola non è mai stata interpretata correttamente poiché non si è compreso che i ladri, i vermi e la ruggine rappresentano i pericoli che minacciano l'uomo nelle sue tre facoltà essenziali: l'intelletto, il cuore e la volontà. Studiamo dunque che cosa sono la ruggine, i vermi e i ladri. La ruggine è nota soprattutto perché attacca i metalli sui quali si deposita. Tutti gli oggetti metallici che vengono utilizzati di frequente per il lavoro sono brillanti, mentre quelli che si lasciano inutilizzati arrugginiscono. Anche nel linguaggio corrente, ad esempio, si sente dire a un musicista che le sue dita sono arrugginite perché non si è esercitato da molto tempo. In qualsiasi campo, tutti coloro che non hanno volontà e non desiderano fare degli sforzi si stanno arrugginendo.
I vermi sono bestiole che attaccano i vegetali. Compaiono e si moltiplicano nell'umidità, mentre la siccità li uccide. Dato che il regno animale corrisponde al piano astrale, al campo del cuore, i vermi sono quindi i sentimenti impuri (l'odio, la gelosia, l'egoismo, la critica, il desiderio di vendetta) che rodono il cuore dell'uomo e gli impediscono di produrre frutti succulenti. Solo il calore dell'amore divino può uccidere quei vermi nel cuore dell'uomo.
Quanto ai ladri, i quali approfittano dell'oscurità per non essere visti e mettere a segno i loro colpi, sono il simbolo dei pericoli che minacciano l'intelletto quando questo ha perduto la luce. Nel momento in cui l'uomo ha perduto la luce, i ladri, ossia le idee bizzarre, i dubbi e le inquietudini s'introducono in lui e lo lasciano impoverito, debole, e possono persino condurlo alla follia. Quante persone sono in ospedali psichiatrici per aver spento la luce nella propria mente! A causa dell'oscurità sono venuti i ladri. Se dunque volete proteggervi dai ladri, accendete la luce.


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8. E disse, "L'uomo è come un pescatore saggio che gettò la rete in mare e la ritirò piena di piccoli pesci. Tra quelli il pescatore saggio scoprì un ottimo pesce grosso. Rigettò tutti gli altri pesci in mare, e poté scegliere il pesce grosso con facilità. Chiunque qui abbia due buone orecchie ascolti!" 
Vangelo di Tommaso 

Nel mondo è necessario essere sia mercanti accorti che pescatori saggi e discernere, nell'enorme mare che ci circonda, le cose che hanno vero valore e che ci permettono di accedere ad un piano di coscienza superiore dove scopriamo che tutto è bellezza e che siamo gli artefici stessi delle cose che riceviamo.

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Lo confesso; generalmente al termine della giornata sono felice e soddisfatto del lavoro svolto per sostenere l'avvento del Regno di Dio; ma talvolta, stufo di vivere in un mondo tanto finto, chiedo addirittura al Padre se non fosse possibile tornare a Casa prima della data pattuita.


Oggi ancora una volta mi sono reso conto di quanto le persone aborriscano la Verità; da un lato sembrano anelare ad essa, ma dall'altro ne hanno paura perché rischia di far crollare il loro mondo di pseudo-certezze.

Avete mai fatto caso a come cambia l'espressione della gente quando pensa di non essere osservata? Poi, appena si sentono sotto lo sguardo del prossimo, in un attimo resettano sul volto i sentimenti che il mondo si aspetta da loro e indossano la maschera più adatta per l'occasione.  


Ogni persona recita costantemente per nascondere la verità a se stessa e agli altri; e per questa finzione vengono impiegate tante energie.





109. Gesù disse, "Il regno del Padre è come una persona che aveva un tesoro nascosto nel suo campo ma non lo sapeva. E quando morì lo lasciò a suo figlio. Il figlio non ne sapeva nulla neanche lui. Diventò proprietario del campo e lo vendette. L'acquirente andò ad arare, scoprì il tesoro, e cominciò a prestare denaro a interesse a chi gli pareva."

Vangelo di Tommaso                                                                                                                   


Generazione dopo generazione nessuno è consapevole del prezioso tesoro custodito al suo interno. Nessuno fa mai un lavoro su di sé per scoprire davvero chi è e il valore che ha. Ma i pochi che riescono a trovare il tesoro comprendono di dover impiegare i propri talenti al servizio del prossimo;
quel tesoro è la verità che rende liberi chi lo trova e altri che vengono in contatto di essa attraverso questo servizio.
Conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi.
(Giovanni 8:32)

Cos'è verità?

Se la conosci non puoi più evitarla.

E' qualcosa che contagia il cuore della gente: esso cominci ad infiammarsi...e arde, arde sempre più, in una fiamma inestinguibile.


Sono fiero di aver fatto la sua conoscenza e ho deciso di servirla e onorarla, ma talvolta sembra un gravoso fardello parlare della verità a coloro che mentono sempre e da sempre, a coloro che non conoscono e non vogliono conoscere.

Diffondere nuovi paradigmi illuminanti in una società che vuole restare nell'ombra è decisamente impegnativo e pericoloso.

George Orwell disse:
"Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario" e "Se la libertà significa qualcosa, allora significa il diritto di dire alla gente cose che non vogliono sentire"


Il mondo è creato da ogni essere vivente e ognuno è responsabile di tutto ciò che sperimenta......


Ma, come dire ad una donna stuprata che lei è responsabile dell'accaduto quanto il suo stupratore?

Come spiegare a mia zia, figlia di un uomo ammazzato come un cane in un bosco del Piemonte, che Silvano, suo padre, mio nonno, ha costruito con cura meticolosa ogni particolare della sua vita e della sua morte?

Il solo modo possibile è supplicare il Padre di vivere nell'Adesso, almeno per il tempo necessario a dire la verità quando ci venga richiesto. 
Inoltre nelle Sacre Scritture Dio dice ai suoi devoti di non preoccuparsi di ciò che diranno al momento in cui si chiederà loro conto della verità perché lui stesso metterà le parole giuste nella loro bocca.

Che il Padre possa sempre dare la forza di dire la verità a coloro che chiedono di poterlo fare e che tutti possano essere santificati per mezzo di essa!

Santificali per mezzo della verità, la tua parola è verità           (Giovanni 17:17)

Enrico D'Errico