11 dicembre 2013

Walden o vita nei boschi 4

continua da Walden o vita nei boschi 3


Cosa è Walden? Per chi è troppo pigro per andarsi a leggere i post meno recenti, ricorderò che Walden è il libro più famoso di un uomo veramente interessante vissuto nel 1800, chiamato Henry David Thoreau. Apparteneva al movimento dei filosofi trascendentalisti di cui era sicuramente l'esponente più carico di fuoco. Per l'epoca in cui viveva la sua visione era decisamente moderna e rivoluzionaria.
Vi riporto in questi articoli alcuni stralci delle parti che mi hanno appassionato maggiormente, ma vi raccomando di acquistare il libro.

' Per più di cinque anni mi procurai così da vivere con il mio solo lavoro manuale, e trovai che lavorando circa sei settimane all'anno potevo affrontare tutte le spese. Tutto l'inverno e buona parte dell'estate li avevo liberi per studiare. Ho provato anche a fare scuola, ma le mie spese erano sproporzionate o piuttosto sproporzionate al mio capitale, perché ero costretto a vestire e a mantenermi, per non dire a pensare e a credere, nella maniera imposta dalle convenzioni, e in quest'affare persi il mio tempo.
Siccome non insegnavo per il bene del prossimo ma per vivere, fu un fallimento. Provai il commercio ma scoprii che mi sarebbero occorsi dieci anni per farmi una solida posizione in quel ramo, e allora, con tutta probabilità, sarei stato in procinto di andare al diavolo. Ero veramente preoccupato che mi succedesse proprio allora ciò che si dice "un buon affare".

In principio, quando ancora cercavo di decidere ciò che avrei potuto fare per vivere, essendomi ancora fresca nella memoria - a biasimare la mia ingenuità - qualche triste esperienza incontrata per essermi conformato ai desideri dei miei amici, pensai spesso e seriamente di cogliere mirtilli: era un lavoro che sarei stato capace di fare, e il magro profitto che ne sarebbe venuto mi sarebbe bastato, ché la mia maggiore abilità è sempre stata aver bisogno di poco.
Nella mia idiozia pensavo che il capitale che questa impresa richiedeva era assai modesto, e che offriva poche distrazioni alle mie abitudini consuete. Mentre i miei conoscenti, senza incertezze, si davano al commercio o alle professioni liberali, io pensavo a quella occupazione come molto simile alla loro; avrei percorso le colline tutta l'estate, a cogliere le bacche che mi capitassero sotto gli occhi, e poi le avrei vendute senza tanto preoccuparmi. Pensavo anche che avrei potuto raccogliere le erbe selvatiche medicamentose, o portare i sempreverdi a certi villici che amano si ricordino loro i boschi, o addirittura in città, a carrettate. Ma in seguito imparai che il commercio corrompe tutto ciò che riesce a toccare e che se si commerciasse in messaggi celesti, la maledizione affaristica colpirebbe anche quel lavoro.

Siccome preferivo certe cose ad altre, e davo importanza soprattutto alla mia libertà, e potevo mangiare poco e stare bene lo stesso, non volli perdere tempo a fare soldi per comperare poi ricchi tappeti o altri mobili di lusso, cibi delicati, o una cassa in stile greco o gotico. Se c'è qualcuno cui l'acquisto di certe cose non interrompe il corso della sua vita poiché, dopo averle acquistate sa come usarle, io lo lascio libero di farlo. Certuni sono "industriosi" e pare che amino lavorare per il piacere stesso di lavorare, e forse perché il lavoro li liberò da guai peggiori: a questi io non ho mai niente da dire. Quelli che non saprebbero che farsene di ozi maggiori di quelli che già godono, io li consiglierei di lavorare il doppio, finché non abbiano provveduto a sufficienza a se stessi, e non abbiano acquistato così una completa libertà. Quanto a me, trovai che l'occupazione dell'operaio a giornata era la più indipendente di tutte, specialmente perché trenta o quaranta giorni di lavoro bastano per mantenere una persona tutto un anno. La giornata dell'operaio finisce al tramonto, e allora egli è libero di dedicarsi alle sue occupazioni predilette, indipendenti dal suo lavoro; ma il padrone, che traffica da un mese all'altro, non ha tregua per tutto l'anno.

In breve io sono convinto, sia per fede che per esperienza, che mantenersi su questa terra non sia una cosa ardua ma un passatempo, se si vive con saggezza e semplicità: ché gli scopi della nazione più semplice sono sempre gli svaghi di quelle più superficiali. Non è necessario che un uomo si guadagni da vivere con il sudore della fronte, a meno che non sudi con molta più facilità di me.

Un giovane di mia conoscenza che ha ereditato qualche acro di terra, mi disse che avrebbe voluto vivere come me se ne avesse avuto i mezzi. Non vorrei che nessuno adottasse il mio modo di vivere, per nessun motivo; ché, prima che lo avesse imparato a sufficienza, io potevo essermene ben trovato un altro per me, e anche perché desidero che al mondo ci siano tante persone diverse quanto più è possibile; ma vorrei che ciascuno fosse così accorto da trovare e seguire la propria strada, non quella di suo padre, sua madre o un suo vicino. I giovani possono costruire, piantare o navigare, e però non li distoglierete mai da ciò che mi confessano vorrebbero fare. E' solo avendo un punto fisso e matematico che si può essere saggi, come il marinaio, o lo schiavo fuggiasco che fissano sempre la stella polare; ma ciò è una guida sufficiente per tutta la vita. Possiamo non arrivare in porto nel tempo stabilito, ma seguiremo il vero cammino. '

Continua in Walden o vita nei boschi 5

Per chi desidera approfondire la vita e l'opera di Thoreau vi segnalo un sito italiano aperto da poco e un blog in lingua inglese.