7 dicembre 2013

Non piangete i morti 1)

I miei lettori abituali sanno che, oltre a pubblicare articoli scritti di mio pugno, amo trascrivere parti di libri importanti che forse hanno avuto finora scarsa diffusione. Con questo post inizia una serie dedicata al libretto di Charles W. Leadbeater "Non piangete i morti"

Charles Webster Leadbeater (1847-1934) è considerato il più grande chiaroveggente del XX secolo. Noto autore di opere teosofiche, è stato uno degli autori più prolifici della Società Teosofica, fondata nel 1875 da Helena P. Blavastky. Leadbeater abbandonò la Chiesa Anglicana, di cui era sacerdote, per seguire le attività della Società Teosofica. Trasferitosi ad Adyar, in India, all’inizio del Novecento, sviluppò la sua attività insieme ad Annie Besant, viaggiando in tutto il mondo per diffondere gli insegnamenti teosofici. Personaggio di spicco in ambito spirituale, fu guida del giovane J. Krishnamurti e di altri grandi pensatori. Per anni Leadbeater ha desiderato spingersi oltre il limite sensoriale dello spazio e del tempo, per conoscere ciò che già è ma che noi possiamo solo descrivere come ciò che sarà, con i limiti della percezione del presente.


"Non piangete i morti"
Fratelli, la morte vi ha rapito una persona cara che forse era tutto per voi ed ora vi sembra che il mondo sia deserto e che la vita sia senza valore.
Sentite che ogni gioia vi ha abbandonati per sempre, che per voi l'esistenza d'ora in avanti non può più essere altro che un angoscioso rimpianto della " ... cara mano svanita, …della diletta voce muta per sempre”.
Inoltre il vostro dolore per la perdita irreparabilmente subita è aggravato dall'incertezza intorno alle condizioni della persona amata che avete perduto, che è ora 'scomparsa nell’ignoto'.
Certo voi sperate che ora sia felice; ma se guardate in alto, il cielo vi sembra vuoto; se chiamate nessuno vi risponde. Dubbio e disperazione vi opprimono e formano una nube che vi nasconde lo splendore del sole. 


Il vostro stato d'animo è naturale ed io lo comprendo perfettamente; il mio cuore è pieno di simpatia per quanti soffrono come voi, ma spero di fare qualcosa di più che simpatizzare: spero di portarvi aiuto e speranza.
Migliaia di altre persone che si trovavano nella vostra triste situazione sono state consolate.
Perché non potreste esserlo anche voi? 

Voi dite: «Come può esservi sollievo e speranza per me?».
Certo, può esservi sollievo e speranza per voi, perché il vostro dolore è fondato su di un equivoco, perché vi affliggete per una cosa che non è realmente avvenuta.

Quando conoscerete come stanno veramente le cose, cesserete di affliggervi.
«…Ma la mia perdita è un fatto», voi direte, «…Come potete aiutarmi, se non vi è dato rendermi la persona cara che ho perduto?»

Io vi comprendo, ma ascoltatemi per un momento e cercate di afferrare tre proposizioni che voglio presentarvi, inizialmente come semplici affermazioni, poi nei loro convincenti particolari. 

1 °) La vostra perdita è solo un fatto apparente, apparente dal vostro punto di vista; ed io voglio portarvi ad un altro punto di vista. Siccome la vostra sofferenza deriva da una grande illusione, dall'ignoranza delle leggi di Natura, io cercherò di aiutarvi sulla via della conoscenza, spiegandovi alcune semplici verità, che potrete poi approfondire a vostro piacimento. 

2°) Non c'è ragione perché voi siate incerti ed inquieti riguardo alle condizioni in cui si trova in questo momento la persona cara, che dite di avere perduto, poiché la vita dopo la morte non è più un mistero. Il mondo d'oltretomba è governato da leggi naturali, precisamente come questo che conosciamo ed è stato esplorato e studiato con precisione scientifica. 

3°) Voi non dovete addolorarvi, perché il vostro cordoglio nuoce alla persona che amate. Se riuscirete ad aprire la vostra mente alla verità non vi affliggerete più.

Voi forse osserverete che le mie sono soltanto asserzioni, ma ditemi, voi su che cosa basate la vostra presente credenza, qualunque essa sia?
Sull'insegnamento di qualche Chiesa, su qualche supposta Sacra Scrittura o sulla credenza generale di coloro che vi circondano, cioè sull'opinione pubblica del vostro tempo.
Ebbene provate a lasciare da parte ogni preconcetto e constaterete che gli insegnamenti delle Chiese non sono identici, che le parole delle Sacre Scritture sono state interpretate in differenti modi, e che anche l'opinione pubblica dei vostro tempo non è basata su di una conoscenza precisa, bensì da un ‘si dice’.
Ma in queste cose che ci interessano così da vicino e così profondamente non ci si può accontentare di mere supposizioni o di vaghe credenze, occorre l'investigazione accurata, la descrizione precisa, insomma. la certezza scientifica.
Ebbene tale investigazione è stata intrapresa, tale descrizione è stata fatta ed è mio desiderio appunto farvi conoscere i risultati di questi studi.
Non vi domando di credermi ciecamente, vi espongo solo i fatti quali mi sono noti e vi invito ad esaminarli. 


Consideriamo dunque ad una ad una le proposizioni che vi ho presentato.
Ma per maggior chiarezza permettete che vi dica prima qualche cosa circa la costituzione dell'uomo; qualche cosa di più di quel che generalmente ne sanno coloro che non hanno fatto studi speciali in proposito. Si dice in genere che l'uomo possiede un'anima immortale, cioè un'anima che si suppone sopravviva alla morte del corpo. Questa affermazione è vaga ed inesatta. Non bisogna dire: «Io spero di avere un'anima», bensì «Io so di essere un'anima», poiché quest'ultima corrisponde alla realtà. L'uomo, è un'anima ed ha, possiede un corpo. Il corpo non è l'uomo, è solo la sua veste. Ciò che si dice 'morte', è il deporre un vestito logoro, ma non implica la fine dell'uomo più di quanto l'implichi il deporre il cappotto. Voi non avete quindi perduto il vostro amico, il vostro caro, ma avete semplicemente perduto di vista l'abito nel quale eravate abituati a vederlo. 
L'involucro è scomparso, ma l'uomo che lo portava esiste tuttora e certo voi amate l'uomo e non il suo involucro. 

Prima però di poter comprendere le condizioni presenti dei vostro amico vi è necessario conoscere le vostre. 
Cercate di far vostra l'idea che voi siete un essere immortale, perché divino in essenza, una scintilla dei fuoco di Dio; che prima di rivestire l'involucro chiamato 'corpo' avete vissuto lunghe età, e che vivrete ancora a lungo dopo che esso si sarà dissolto in polvere. “Iddio creò l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò” (Genesi 1,27). Questa non è una congettura od una pia credenza, ma un fatto scientifico suscettibile di prova, come potete constatare voi stessi, leggendo le pubblicazioni che esistono sull'argomento.
Ciò che voi avete creduto essere la vostra vita è in realtà solo un giorno della vostra vita reale e lo stesso è per il vostro amico; egli non è morto, ma ha soltanto deposto l'involucro più denso.
Malgrado ciò non dovete pensare a lui come ad un soffio incorporeo, perché egli non è in alcun modo diminuito da quanto era prima. Come disse S. Paolo: «Se vi è un corpo materiale, vi è pure un corpo spirituale.
Difatti così sta scritto: (I Corinti 15,44 45). In generale si interpreta male questa frase; si pensa a questi corpi come se fossero successivi e non si comprende invece che tutti noi li possediamo anche ora, uno visibile e l'altro invisibile.
Quando si abbandona il primo, si mantiene ancora quello più sottile, cioè si resta rivestiti dei 'corpo spirituale'. 


Chiarita questa idea avanziamo di un altro passo.
L'involucro di materia più densa non viene deposto solo al momento di ciò che normalmente si definisce 'morte', ma viene fatto ogni volta che ci si addormenta.
Si abbandona il proprio corpo fisico e si erra nel mondo nel corpo spirituale, invisibili al mondo denso, ma chiaramente visibili a coloro che in quel momento si trovino anch'essi a far uso dei loro corpo spirituale. Poiché ogni corpo vede soltanto ciò che è al proprio livello, il corpo fisico vede solo gli altri corpi fisici, il corpo spirituale vede solo gli altri corpi spirituali.
Quando poi si riprende il proprio cappotto, cioè, si ritorna al corpo denso, o, come si dice comunemente 'ci si sveglia', accade talvolta di riportare sotto forma di sogno qualche ricordo, in genere assai confuso e distorto, di ciò che si è visto mentre si era altrove nel corpo spirituale. Il sonno poterebbe definirsi una specie di morte temporanea, con la sola differenza che nel sonno non ci si ritrae del tutto dal corpo denso e che è quindi possibile farvi ritorno, mentre alla morte lo si abbandona definitivamente.
Da tutto ciò consegue che quando voi dormite vi trovate nelle stesse condizioni in cui è passata la persona cara che vi è morta.
E vi spiegherò ora quali siano tali condizioni.

continua in "Non piangete i morti 2)"