21 dicembre 2013

Non piangete i morti 2)

continua da "Non piangete i morti" 1)



Per quanto riguarda la vita post mortem si sono avute molte teorie, basate per la maggior parte su erronee interpretazioni di Sacre Scritture.
Fino a poco tempo fa,
 era universalmente accettato il dogma della punizione eterna che oggi più nessuno, tranne gli ignorantissimi, accetta. Esso era basato sulla traduzione sbagliata di alcune parole attribuite a Cristo, ed i monaci dei medioevo lo mantennero come un utile spauracchio per costringere le masse ignoranti a comportarsi bene.
Con l'avanzare della civiltà gli uomini iniziarono a comprendere che una simile credenza era non solo empia, ma anche ridicola, ed i religiosi moderni l'hanno sostituita con qualche cosa di più ragionevole, ma si mantengono sempre molto vaghi e ben lontani dalla semplicità dei vero.
Tutte le Chiese hanno complicato le loro dottrine, perché hanno voluto insistere sul dogma assurdo ed infondato dell'esistenza di un Dio crudele e collerico, che vuol far del male al suo popolo. Terribile dottrina questa importata dal Giudaismo primitivo, invece che dall'insegnamento di Cristo che mostra Dio come Padre amorevole.

Una volta ammesso il fatto fondamentale che Dio è Amore e che il Suo universo è governato da leggi eterne e sagge, si comincia a comprendere che tali debbono essere tanto le leggi che reggono il mondo di qua della tomba, quanto quelle che reggono il mondo di là. Ma anche a questo proposito le credenze sono vaghe: mentre si parla di un lontano Paradiso, di un lontano Giorno dei Giudizio, ben poco ci si dice di quello che accade qui al momento della morte.
D'altronde coloro che insegnano queste cose non pretendono di avere alcuna esperienza delle condizioni dopo la morte. Essi dicono soltanto ciò che hanno ascoltato ed imparato da altri, non ciò che sanno direttamente.
Come possono quindi soddisfarci? 


In verità l'epoca della fede cieca è tramontata. Viviamo nell'era della conoscenza, scientifica e non possiamo più accettare idee non conformi alla ragione ed al buon senso.
Pensiamo forse che i metodi scientifici non si potrebbero applicare alla comprensione di problemi lasciati finora completamente alla religione? La Società Teosofica e la Società per le Ricerche Psichiche li hanno proprio utilizzati in questo senso ed io intendo appunto esporvi i risultati di tali investigazioni condotte con spirito scientifico.

Noi siamo Spiriti, ma viviamo in un mondo materiale, un mondo che ci è noto solo in parte, poiché ne percepiamo appena quel poco che ce ne viene trasmesso dai nostri sensi fisici, assai imperfetti. Possiamo vedere i corpi solidi; vediamo generalmente i liquidi, se non sono perfettamente limpidi, ma i gas ci sono, nella maggior parte dei casi, invisibili. Le ricerche degli scienziati dimostrano che esistono altre specie di materia molto più tenue dei gas più rarefatti che non si possono percepire né osservare con i sensi ed i mezzi fisici.

Tuttavia si può venire in contatto con queste diverse specie di materia più tenue e si possono investigare per mezzo dei 'corpo spirituale’ di cui ho parlato poc'anzi, il quale ha sensi suoi propri, come li ha il corpo fisico.
La maggior parte degli uomini non ha ancora imparato a farne uso, ma si tratta di facoltà che è possibile acquisire.
Tanto è vero che alcuni le hanno sviluppate e riescono grazie ad esse a vedere molte cose celate alla vista ordinaria.
Essi hanno così constatato che questo mondo è assai più meraviglioso di quanto abbiano mai supposto gli uomini, i quali pur avendo vissuto in esso per migliaia di anni, sono rimasti per la maggior parte completamente ignoranti della parte più alta e più bella della vita. Le ricerche fatte in questo campo hanno già dato risultati sorprendenti e dischiudono orizzonti sconfinati e meravigliosi. Chi lo desidera può trovarne il resoconto nelle pubblicazioni Teosofiche; qui noi ci occupiamo solo di quella parte che riguarda la vita post mortem e le condizioni di coloro che vi si trovano.

La prima cosa che si impara studiando i mondi superfisici è che la morte non è la fine della vita, come abbiamo sempre supposto, ma soltanto il passaggio da uno stadio di vita ad un altro.
Come ho già detto, la morte non è che il deporre un cappotto: dopo di essa l'uomo si trova nel suo corpo spirituale.
Ma benché, per la sua 'sottigliezza' S. Paolo lo abbia chiamato 'spirituale', esso è un corpo e quindi come tale è 'materiale'.
Tuttavia esso è composto da una materia molto più 'sottile' di ogni materia a noi nota fino ad ora, più 'sottile' (o per meglio intenderci potremmo dire 'meno densa') dei più fine gas conosciuto in natura.

Il corpo fisico serve all'uomo come mezzo di comunicazione con il mondo fisico; senza questo strumento infatti egli non potrebbe né ricevere né trasmettere alcuna impressione in tale mondo. Il corpo spirituale serve precisamente allo stesso scopo nel mondo spirituale; esso è cioè l'intermediario per mezzo dei quale lo spirito dell'uomo comunica con il mondo superiore, con il mondo spirituale. Ma questo mondo spirituale non è qualcosa di nebuloso, di lontano ed irraggiungibile. Esso è semplicemente una parte più elevata del mondo che abitiamo ora. Esistono bensì altri mondi assai più alti ancora e più remoti, ma ciò che comunemente si chiama morte non ha nulla a che fare con essi: la morte è soltanto il passaggio da uno stato, o condizione di vita, ad un altro.
Si può obiettare che l'uomo in questo cambiamento diventi invisibile, ma in realtà l'uomo è sempre stato invisibile. Quello che di lui si vedeva prima della morte non era che il corpo da lui abitato, una sorta di 'cappotto', di vestito indossato dal vero uomo in esso celato.
Dopo la morte egli abita in un corpo più sottile che trascende la vista ordinaria (essendo uno dei sensi essenzialmente fisici), ma che non è fuori dalla nostra portata. 


E’ necessario rinunciare alla credenza a cui siamo stati abituati seconda la quale la morte è un avvenimento straordinario, miracoloso; che quando l'anima lascia il corpo, essa in qualche modo svanisca in un cielo oltre le stelle. Certo i processi di Natura sono meravigliosi e spesso per noi incomprensibili, ma essi non vanno mai contro la ragione e contro il buon senso.
Come il fatto di deporre il proprio cappotto o vestito non implica il trasferimento della persona in un altro luogo, così il deporre il corpo fisico non implica il trapasso dell'uomo in. un'altra regione: è vero che gli altri uomini incarnati, ancora dotati cioè di un corpo fisico, non lo vedono più, ma questo è dovuto solo all'insufficiente visione nei mondi superfisici.


E’ noto che i nostri occhi percepiscono solo pochissime delle vibrazioni esistenti in Natura e che quindi noi vediamo solamente quelle sostanze che riflettono tali particolari vibrazioni.
La vista del ‘corpo spirituale' è in grado di rispondere anch'essa a vibrazioni, ma a vibrazioni di un genere dei tutto differente, e proprie di una materia più sottile. Tutto questo è spiegato nei suoi particolari nelle pubblicazioni teosofiche.


Per il momento basta constatare che per mezzo dei corpo fisico si percepiscono i fenomeni dei mondo fisico e che per mezzo dei corpo spirituale si percepiscono quelli dei mondo spirituale. Ricordiamo inoltre che il mondo spirituale non è un altro mondo, bensì una parte più raffinata di questo mondo.
Vi sono altri mondi ripeto, ma di essi non è necessario occuparcene ora. 


La persona che voi credete dipartita, vi è in realtà tuttora vicina, solo voi non vi accorgete della sua presenza perché non potete vederla; ma quando nel sonno lasciate il vostro corpo fisico, vi trovate con lei in piena coscienza e la vostra unione è completa come quando era in vita. Durante il sonno voi siete felice, insieme alla persona che amate; solo nelle ore di veglia sentite la separazione.

Disgraziatamente per la maggior parte degli uomini vi è una interruzione fra la coscienza fisica e la coscienza dei corpo spirituale, in modo che, quantunque in quest'ultimo si ricordi perfettamente il primo, è impossibile per molti riportare alla coscienza di veglia il ricordo di ciò che l'anima fa quando, durante il sonno, è fuori dal corpo fisico. Se tutti avessero questo ricordo la morte non esisterebbe più. Alcuni hanno già raggiunto tale continuità di coscienza e tutti possono ottenerla a poco a poco, perché essa fa parte dello sviluppo naturale delle facoltà umane.
In molti questo sviluppo è già iniziato e quindi qualche barlume del mondo spirituale viene portato al loro cervello fisico; ma quelli che ancora non sanno cosa siano i sogni, perché non ne hanno studiato il meccanismo, non attribuiscono a questi primi barlumi alcun valore. Finora pochi posseggono pienamente coscienza e ricordo di ciò che hanno visto o fatto durante il sonno, ma alcuni pur non riuscendo a vederli, sentono vagamente la presenza dei loro cari defunti, ed altri, benché non abbiano alcun ricordo preciso, si svegliano con un senso di pace e di serenità che è appunto il risultato di quanto è avvenuto nel mondo superiore. 


Ricordiamo sempre che il mondo fisico è l'inferiore e che quello spirituale è il superiore, e che anche in questo caso il maggiore include il minore.

Quando ci si trova in stato di coscienza spirituale si ricorda perfettamente ciò che è avvenuto in stato di coscienza 'ordinaria', perché passando nella prima quando ci si addormenta si depone l'ingombro dei corpo denso, ma quando si ritorna alla vita inferiore e si riprende quel fardello, oscurando con esso le facoltà superiori, il mondo dello spirito cade nell'oblio.

Se dunque desiderate comunicare qualche cosa ad una persona 'morta' basterà formulare la vostra intenzione e la comunicazione in modo chiaro e preciso nelle vostra mente prima di addormentarvi, e certamente essa avverrà non appena incontrerete il defunto. Se si trattasse di consultarlo per ricevere un'informazione, è quasi certo che l'interruzione tra le due forme di coscienza (tra quella spirituale e quella fisica) che avviene durante il risveglio vi impedirebbe di riportare una risposta chiara, ma anche in questo caso vi potrete svegliare con una forma di impressione che sarà molto probabilmente il riflesso dei suo desiderio o della sua decisione. E’ consigliabile però consultare i defunti il meno possibile, perché, come vedremo più avanti, non è bene che essi siano disturbati nel mondo superiore in cui si trovano con questioni che riguardano uno stadio di vita da cui sono per il momento liberati. 


Ma se i morti sono vivi, che genere di vita conducono?
Vi sono molte gradazioni e varietà, ma essa è quasi sempre più felice di quella terrena. Come dice un'Antica Scrittura: 

"Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio e là nessun tormento può toccarli

Alla vista dell'ignorante le persone sembrano morire; la loro scomparsa è considerata come una sventura ed il loro allontanarsi da noi come una completa distruzione, ma esse sono in pace. Liberiamoci dunque da teorie antiquate: chi muore non balza improvvisamente in un cielo impossibile od in un impossibile inferno. Non esiste inferno, nel senso empio della parola, e non esiste inferno in alcun luogo ed in alcun senso, tranne quello che ogni uomo forma per sé stesso.
La morte non porta alcun mutamento all'uomo; essa non lo fa diventare ad un tratto un angelo od un santo né gli conferisce immediatamente la sapienza dei secoli: il giorno dopo la sua morte egli è precisamente lo stesso uomo dei giorno prima, con gli stessi sentimenti, le stesse disposizioni, lo stesso sviluppo intellettuale.
La sola differenza è che egli ha perduto il corpo fisico.
E che cosa significa questo? 


Significa liberazione da ogni possibilità di dolore o di stanchezza; liberazione da ogni faticoso dovere, libertà completa, forse per la prima volta nella sua vita, di fare precisamente quello che vuole.
Nella vita fisica è legato ed impacciato, a meno che non appartenga a quella piccola minoranza che vive di rendita, e si trova sempre nella necessità di lavorare per guadagnare il denaro necessario per procurarsi il cibo, il vestiario e la casa per sé e per coloro che dipendono da lui. In ben pochi casi, forse quelli dell'artista o del letterato, il lavoro è una gioia, ma la maggior parte degli uomini è costretta ad un lavoro che non farebbe se non fosse spinta dalla necessità.


Nel mondo spirituale non occorre denaro, non occorrono né cibo né vestiti né riparo; il suo splendore e le sue bellezze sono a disposizione di quanti vi dimorano, senza bisogno di comprarli. Nella materia rarefatta del corpo spirituale ci si può aggirare liberamente ovunque ed a piacere: chi ama le bellezze delle foreste, del mare, dei cielo, può a suo piacimento visitare i più pittoreschi paesi della Terra.
Chi ama l'arte può trascorrere il suo tempo nella contemplazione dei capolavori dei più grandi uomini. Chi è amante della musica può assistere alle esecuzioni dei più celebri artisti e delle migliori orchestre del mondo.
Ciascuno può dedicarsi interamente alla soddisfazione dei suoi gusti purché il godimento che desidera sia fra quelli dell'intelletto o dei sentimenti superiori e non abbia bisogno dei corpo fisico per essere appagato.
E’ quindi evidente che ogni persona rispettabile e ragionevole è infinitamente più felice dopo la morte che non prima, avendo la possibilità non solo di procurarsi i piaceri che desidera, ma anche di fare progressi nelle cose che più lo interessano.

Non vi sono dunque infelici nel mondo dell'oltretomba? Sì, poiché quella vita è il seguito inevitabile di questa, ed ogni persona è la stessa di ciò che era prima di abbandonare il proprio corpo fisico e 'morire' e se i piaceri che essa amava nel mondo materiale erano bassi e grossolani, si troverà nell'altro mondo nell'impossibilità di soddisfare i suoi desideri.
Il beone soffrirà una sete inestinguibile, non avendo più un corpo con il quale calmarla; il goloso sarà tormentato dalla privazione dei piaceri della tavola; l'avaro non troverà più denaro da accumulare.
Chi si sarà abbandonato in vita a basse passioni le troverà nell'altro mondo come roditrici implacabili: l'uomo sensuale palpiterà ancora di brame che non potrà soddisfare; il geloso sarà lacerato dalla gelosia, ed inoltre non potrà più intromettersi nelle azioni che vorrebbe impedire. Tutti questi tipi di persone soffrono senza dubbio nell'aldilà, ma soltanto coloro le cui passioni sono state grossolane e fisiche per natura. In ogni caso anche allora essi sono padroni dei loro destino: non devono far altro che vincere le loro basse inclinazioni e subito sono liberati dalle sofferenze che esse procurano loro. In breve, non esiste ciò che normalmente si chiama punizione, ma solo il risultato naturale di cause messe in moto. Basta togliere la causa per farne cessare l'effetto, non sempre immediatamente, ma non appena si sia esaurita l'energia della causa ecco che anche l'effetto svanisce.

Vi sono molti che essendo immuni da bassi vizi hanno condotto quel che in genere viene detta una vita mondana, occupandosi principalmente della società e delle convenzioni, e pensando solo a divertirsi. Questi non hanno vere sofferenze nel mondo spirituale, ma spesso lo trovano monotono e non sanno come occupare il loro tempo. Possono tuttavia riunirsi ad altri dei loro tipo, ma solitamente li trovano noiosi, non essendovi ora più nessuna gara nel vestiario ed in altre ostentazioni, mentre le persone più serie che desidererebbero ora avvicinare sono occupate in altre cose e quindi inaccessibili ad essi. Ma chiunque si interessi di cose intellettuali od artistiche si trova infinitamente più felice fuori dal corpo fisico che non in esso. 

Ad ogni modo è sempre possibile sviluppare nel mondo spirituale un interesse razionale se si è saggi abbastanza per desiderare di farlo.

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