16 novembre 2013

Il mondo sono io


Molti anni fa, quando mi cincischiavo nel più totale egocentrismo, quando ancora il processo di risveglio era lento e poco efficace, l'esistenza cominciò a rincarare la dose, a far succedere cose sempre più forti per riuscire a destarmi dal sonno.


Una di queste avvenne quando sull'autostrada da Sestri Levante a Genova caricai un autostoppista. Ricordo che in pochi istanti realizzai che forse avevo fatto una sciocchezza: quell'uomo stava impregnando l'ambiente della mia auto con un'energia che non avevo mai toccato così da vicino, un'energia terribile di prevaricazione, violenza, odio, morte e paura. Era da poco sfuggito agli orrori della guerra nella ex Yugoslavia e i suoi racconti truculenti mi obbligarono ad immergermi per una mezz'ora in una delle tante cose che il mio ego aveva sempre evitato: la violenza tra gli uomini. Mi narrò di aver visto (ma io credo anche fatto) cose che non avrei neanche potuto immaginare, come villaggi con intere famiglie torturate e trucidate, spesso appese a pali o alberi, prive di vestiti; disse di aver visto persino donne con in bocca i testicoli tagliati del marito o del padre.


Io ero letteralmente terrorizzato e non vedevo l'ora di arrivare a destinazione per potermi liberare di quell'uomo.



Alcune settimane fa è accaduto il naufragio dei profughi, morti a decine e decine a causa del loro desiderio di allontanarsi dalla miseria, morti a causa dell'immensa bramosia e amore per il denaro di coloro che li ammassano come bestie su navi fatiscenti.


E stamattina, mentre preparavo il pranzo, ho sentito alla radio l'intervista della giornalista Chouchou Namegabe che ha vinto il premio Anna Politkovskaya per essersi distinta grazie al suo lavoro a favore delle donne che in Africa subiscono soprusi a volte fino ad essere stuprate, torturate e uccise in modi inenarrabili e incredibili. La giornalista raccontava che in molti casi le donne, dopo esser state legate agli alberi, venivano stuprate e poi torturate inserendo nella loro vagina oggetti di ogni genere e perfino benzina; in molti casi i loro figli erano costretti ad assistere a queste scene agghiaccianti e a volte sono stati uccisi e le madri obbligate a mangiare le loro carni.


Stamattina ho ribadito a me stesso l'impegno ad allontanarmi dal velo di Maya, dall'illusione, dal sonno della coscienza.


Il mondo è la mia ombra, il mio specchio; ciò che sono si concretizza nel mondo intorno a me, ovunque.


Ed è su questa parola, "ovunque", miei diletti amici, che vi invito a riflettere. E' fondamentale per il progresso evolutivo personale, e quindi dell'intera umanità, che io, che voi comprendiate fino in fondo che tutto ciò che fate e siete si realizza ovunque nel mondo in tutti gli atteggiamenti, i pensieri, le emozioni e le azioni delle persone. Non c'è cosa al mondo che non accada anche a causa di ognuno di noi.


Stamattina ho promesso ancora una volta a me stesso e a mio Padre di osservarmi con amore ma anche con attenzione implacabile per scovare ogni residuo di gelosia, rancore, invidia, ira, vanità per riconoscerla, accoglierla e accettarla come parte di me e quindi alchemizzarla, per trasformarla nella qualità luminosa corrispondente.

Enrico D'Errico