13 novembre 2014

Monsieur Grenouille




Certamente non ho ancora avuto modo di sviluppare il senso dell’olfatto quanto Grenouille, il criminale super dotato protagonista del romanzo di Patrick Süskind “Il Profumo”.
Una delle scene che maggiormente mi colpì al cinema vedendo il film tratto dal libro è quella in cui Grenouille, in età adolescente, era ormai in grado di percepire l’odore di una pietra immersa in una pozza d’acqua stagnante. 


L’olfatto, quando sono tra i fornelli, mi è di grande aiuto: con la mente divisa posso concentrarmi su varie pentole contemporaneamente e dosare così la quantità di fuoco necessaria, ma col naso, prima ancora che con la bocca, posso sentire se i legumi o i cereali sono pronti o ancora indietro di cottura, o percepire se manca sale.

Quando mi accingo a fumare, godo pienamente con tutti i miei sensi ben desti: col tatto sento la bellezza del legno della mia pipa e valuto se il tabacco è al giusto punto di umidità; dopo aver goduto del crepitio del fiammifero svedese, quando accendo il fornello mi beo del rosso vivo del tabacco ardente e del fumo che se ne sprigiona; col senso del gusto le mie papille godono per quel sapore sublime, e con l’olfatto contemporaneamente percepisco anche gli aromi delle volute dense che si sollevano dalla pipa e fuoriescono dalla mia bocca: ah, che meraviglia!

Tutto ciò è avvenuto anche stamattina, mentre mi accingevo a scrivere queste righe, al mio rientro da un paio d’ore dedicate a spaccare e segare tronchi di legno. Che cosa stupenda conoscere i diversi odori del legno! Alcuni ceppi erano molto bagnati, impregnati da mesi di pioggia quasi incessante e il loro odore era buonissimo, ovviamente indefinibile col mezzo verbale….
Ma il legno non comunicava soltanto qualcosa di percepibile con l’olfatto: c’era un che di gioia e sapienza in quel che vedevo, una grande e generosa bellezza fatta di splendide venature, di crescita anelante alla luce, alla virtù evolutiva del sole.

Niente a che vedere con la “voracità olfattiva” di Grenouille; bellissimo il brano tratto dal romanzo dove il bambino pronuncia per la prima volta la parola “legno”:

“Nel sole di marzo, mentre era seduto su una catasta di ceppi di faggio che scricchiolavano per il caldo, avvenne che egli pronunciasse per la prima volta la parola «legno». Aveva già visto il legno centinaia di volte, aveva sentito la parola centinaia di volte. La capiva anche, infatti d'inverno era stato mandato fuori spesso a prendere legna. Ma il legno come oggetto non gli era mai sembrato così interessante da darsi la pena di pronunciarne il nome. Ciò avvenne soltanto quel giorno di marzo, mentre era seduto sulla catasta. La catasta era ammucchiata a strati, come una panca, sul lato sud del capannone di Madame Gaillard, sotto un tetto sporgente. I ceppi più alti emanavano un odore dolce di bruciaticcio, dal fondo della catasta saliva un profumo di muschio, e dalla parete d'abete del capannone si diffondeva nel tepore un profumo di resina sbriciolata.
Grenouille era seduto sulla catasta con le gambe allungate, la schiena appoggiata contro la parete del capannone, aveva chiuso gli occhi e non si muoveva. Non vedeva nulla, non sentiva e non provava nulla. Si limitava soltanto ad annusare il profumo del legno che saliva attorno a lui e stagnava sotto il tetto come sotto una cappa. Bevve questo profumo, vi annegò dentro, se ne impregnò fino all'ultimo e al più interno dei pori, divenne legno lui stesso, giacque sulla catasta come un pupazzo di legno, come un Pinocchio, come morto, finché dopo lungo tempo, forse non prima di una mezz'ora, pronunciò a fatica la parola «legno». Come se si fosse riempito di legno fin sopra le orecchie, come se il legno gli arrivasse già fino al collo, come se avesse il ventre, la gola, il naso traboccanti di legno, così vomitò fuori la parola. E questa lo riportò in sé, lo salvò, poco prima che la presenza schiacciante del legno, con il suo profumo, potesse soffocarlo. Si alzò a fatica, scivolò giù dalla catasta, e si allontanò vacillando come su gambe di legno. Per giorni e giorni fu preso totalmente dall'intensa esperienza olfattiva, e quando il ricordo saliva in lui con troppa prepotenza, borbottava fra sé e sé «legno, legno», a mo' di scongiuro.

Così imparò a parlare.”


"Colui che domina gli odori, domina il cuore degli uomini."
Così viene presentato il romanzo, nella prima di copertina.
Io credo invece che agli odori dobbiamo lasciarci andare, senza controllare nulla: essi sono un dono meraviglioso ricevuto dal divino, e chissà se il vostro Risveglio non possa avvenire proprio così.

Enrico D'Errico
 egosumanima