Per iniziare quest’articolo prenderò spunto da
“Secondo le testimonianze presenti negli Atti di Pietro, durante la prima persecuzione contro i cristiani, quella ordinata dall'imperatore Nerone (37 – 68), l’apostolo Pietro (in origine si chiamava Simone, ma ricevette da Gesù stesso il nome di Kefa, che in aramaico significa per l’appunto "roccia") sta fuggendo da Roma per evitare il martirio, quando sulla via Appia gli appare la figura di Gesù, vestito da viandante, che cammina nella direzione opposta alla sua: verso la città.Quo vadis, Domine? (Signore, dove vai?) chiede l'apostolo.Eo Romam, iterum crucifigi! (Vado a Roma, per essere nuovamente crocifisso!) gli risponde Gesù.Pietro scoppia in lacrime e comprende che Gesù, con questo segno, gli chiede di non fuggire al suo destino, ma di ritornare a Roma e accettare il martirio. Secondo la tradizione, sarà crocefisso a testa in giù, su sua richiesta, non sentendosi degno di morire nello stesso modo del suo maestro.Questo è un episodio che fin da bambino mi ha sempre sconvolto!Pietro, pur essendo oramai impregnato degli insegnamenti del suo maestro, pur essendo diventato un iniziato a sua volta, pur avendo trasferito a migliaia di persone gli insegnamenti del Cristo, quando si accorge che la sua vita è in pericolo a causa delle terribili persecuzioni imposte da Nerone nella città di Roma, decide di fuggire, come è umanamente normale, come probabilmente avremmo fatto anche noi nei suoi panni.Ma gli appare Gesù, che non lo aiuta a scappare, né gli ordina di rimanere, ma con un gesto altamente simbolico, che ho sempre trovato di un’eleganza e di una forza immense, gli fa capire che A CAUSA DELLA SUA SCELTA lui adesso dovrà andare a Roma e farsi crocifiggere una seconda volta!”
Avete sicuramente notato che a causa della scelta di Pietro,
Gesù si stava recando a Roma per farsi crocifiggere una seconda volta.
Non so se qualcuno di voi ha mai valutato le proprie azioni
quotidiane pensando alle conseguenze che queste recano sul Cristo e su tutto il
genere umano. Forse abbiamo in parte capito che ogni nostra scelta si riverbera
sullo stato di salute del pianeta e dei suoi abitanti, ma abbiamo mai pensato
che se rinunciamo al nostro compito, se non teniamo fede al nostro impegno come
soldati di Gesù, egli sia costretto a farsi crocifiggere di nuovo ogni volta?
Quando l’esercito di una nazione è guerra, un soldato che
diserta viene punito severamente, a volte con la privazione della sua vita.
Certo, se quando per viltà, incoscienza o ignoranza una
persona comune non fa la volontà del Signore, forse nessuno gli potrà rimproverare
nulla; ma noi non siamo nella stessa condizione delle persone del mondo: noi
conosciamo la Verità. Chi più, chi meno, siamo dotati di una coscienza
risvegliata e dovremmo sapere che, una volta “arruolati nell’esercito del
Cristo”, una volta che conosciamo le regole non possiamo infrangerle senza
conseguenze.
E quali sono queste conseguenze?
Per ciascuno di noi, ogni volta che rinunciamo all’impegno
di proclamare ciò che abbiamo in cuore, ogni volta che, in circostanze
difficili, non usiamo la nostra spada con la dignità necessaria per difendere
la Verità o aiutare i nostri simili in difficoltà, quel che accade è un’immediata
diminuzione di energia e di livello di coscienza. Lo stato di grazia in cui
normalmente ci sentiamo, fino a che non è di natura stabile, fino a che non
possediamo davvero un centro di gravità permanente, subisce fluttuazioni o
addirittura può cessare se non accettiamo volentieri la nostra croce e non seguiamo di
continuo Gesù (Luca 9:23).
Ognuno di noi deve rendersi conto che maggiore è lo stato di
coscienza acquisito, maggiori sono le responsabilità che abbiamo e le prove cui
verremo immancabilmente sottoposti.
Salvatore aggiunge:
“L’atteggiamento di Pietro/Kefa non è ancora quello del Monaco Guerriero. Ha ancora paura. Non vuole morire definitivamente. E solo chi è davvero morto può trasmettere la Vita, come insegnava Gesù. Se avete davvero deciso che esiste solo il Padre e non voi come entità separate, allora il martirio – fisico o psicologico che sia – è ciò che vi aspetta.Se la malattia o lo scandalo sono crocifissioni personali, la crisi economica e la guerra rappresentano crocifissioni nazionali, di massa. E questo è un periodo di crocifissione per la nostra intera società. Dobbiamo necessariamente passare tutti attraverso il martirio, per consumare e trasmutare ogni genere di attaccamento e paura. Questa società morirà, e morirà dopo un lungo martirio. Allora, e solo allora, potrà verificarsi la resurrezione di una società nuova.E se Pietro non ha compreso tutto questo, Gesù è costretto, pazientemente, a farsi crocifiggere di nuovo.”
L’invito di Gesù è quindi quello di perseverare nelle prove,
anche quelle piccole della nostra quotidianità: solo così possiamo andare
fieramente a testa alta in mezzo ad un mondo in disfacimento, solo così
possiamo continuare a ricevere le benedizioni necessarie per proseguire il
nostro cammino.