21 agosto 2013

Avere compassione verso di sé: uno sguardo diverso sui disturbi alimentari


continua dal post "Ho fame di Dio 1"

Credo sia tempo di smettere di condannare le qualità che per nostra natura ci appartengono. Se ci giudichiamo severamente i nostri corpi tenderanno per un po’ a obbedire alle nostre limitazioni, ma poi si ribelleranno e ci spingeranno non solo a riprendere la condotta precedente ma anzi una ancora peggiore. Sono assolutamente sicuro di quanto dico.
Smettete di condannarvi: il Padre non fa così nei vostri confronti, perché dunque dovreste farlo voi? Osservate con tenerezza le vostre tendenze più grossolane, i vostri “peccati”. Trovate il modo di trasformare nel tempo, quell‘azione in una simile ma a un livello leggermente più elevato. Questo è il naturale processo di santificazione cui possiamo sottoporci; un’alchimia sapiente e amorevole trasformerà pian piano ogni nostra qualità, nella corrispondente qualità superiore.

Così, parlando di cibo, se comprendete con sincerità e coraggio che siete dei ghiottoni inveterati, se accettate con onestà che avete un problema che riguarda l’ingordigia, quella che i padri della chiesa chiamavano “gastrimargia”, anziché reprimervi con violenza, magari per diventare poi anoressici o bulimici, perché non cercate di darvi delle risposte? Perché non tentate veramente di assumervi la vostra responsabilità?
Attenti: il digiuno forzato può essere in molti casi una punizione che volete infliggervi, qualcosa che potrebbe portarvi alla morte per denutrizione o a riprendere a mangiare ancor più di prima, per poi vomitare, rimangiare e vomitare ancora……Insomma, un incubo: ecco, siete arrivati all’inferno!
Siete contenti? Lo avete fatto voi, fuggendo dalle vostre “respons-abilità”, mancando di fare appello alla vostra personale capacità di rispondere alle domande che l’esistenza vi pone. Le condizioni del vostro corpo sono come un foltissimo elenco di domande cui non avete mai tentato di dare risposta.

Come cercare quindi di interpretare al meglio il problema della gastrimargia? 
Tutto ciò che esiste in natura è fatto da Dio, è impregnato del Suo Spirito: è in realtà Dio stesso incarnato.  Essendo ovviamente anche l’uomo fatto da Dio, il suo naturale bisogno è ricevere nutrimento dal Padre. Istintivamente siamo continuamente alla ricerca di Dio, e la principale pulsione ad alimentarci è quella di voler “mangiare il Padre”.
Vi ricordate che Gesù, appena nato, fu posto in una mangiatoia? Il messaggio esoterico era chiaro, e voleva proprio dire “mangiatemi”.



Naturalmente però la stragrande maggioranza del genere umano non comprende il perché si alimenta, non sa che lo fa soprattutto per ricevere lo Spirito di Dio nel proprio corpo. Nelle società più “civilizzate” si sono diffuse numerose malattie nell’ambito dell’alimentazione, perché spesso coloro che sono più ricchi, colti ed intelligenti, arrivano a pensare che per vivere non ci sia bisogno di Dio. Si sentono non amati dai genitori e poi dal coniuge, creando nel tempo una netta separazione tra sé e il Padre. Così, essi arrivano a percepire un terribile vuoto interiore che non sono assolutamente in grado di interpretare.
Peccato che anche pochissimi medici capiscano che quella non è altro che fame di Dio.

Enrico D'Errico

……continua nel post “Ho fame di Dio” 2