9 settembre 2013

Siate operai nella messe del Signore

"Vedendo le folle ne ebbe pietà perché erano mal ridotte e disperse come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: Si, la messe è grande ma gli operai sono pochi. Implorate perciò il Signore della messe che mandi operai nella sua messe".

Che ne pensate? 

Non vi sembrano parole straordinarie?
Ma a che livello vi toccano e fino a che punto vi stimolano?

Questa scrittura invita ciascuno di noi a riflettere.
Ci sentiamo fra le pecore o fra gli operai? 
Credo di poter ipotizzare la risposta che forse darebbe la maggioranza di voi. Coloro che seguono il mio blog si trovano, lungo il percorso evolutivo, in una condizione, per così dire, "né carne, né pesce".
Mi spiego meglio. Questa è la condizione di chi, forse dopo un lavoro su di sé anche di anni, comincia a rendersi conto sempre meglio di non essere il corpo che ha ma l'anima che lo utilizza. Siete quindi in grado di gestire meglio i vostri pensieri e le vostre emozioni ma l'anima non ha ancora il pieno possesso dei suoi corpi. Sempre più spesso provate emozioni superiori e siete in grado di vedere belli persino vostra suocera o Bruno Vespa. Ma molti attaccamenti sono ancora presenti e non state veramente costantemente mettendo al primo posto il Regno.

Ecco che quindi, alla luce di quanto detto, in un certo senso, siete sia un po' pecore mal ridotte che operai desiderosi di aiutare Gesù.
Come proseguire questo cammino, incrementando la consapevolezza di essere anime?
La risposta è semplice: continuando a sforzarvi. Senza uno sforzo speciale, un super sforzo, non si ottengono risultati; anche Gesù lo disse usando le parole riportate nel vangelo di Luca al capitolo 13 e ai versi 23 e 24:
"E un uomo gli disse: “Signore, sono pochi quelli che sono salvati?” Egli disse loro: “Sforzatevi con vigore per entrare dalla porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrare ma non potranno..."
Ovviamente ciò che si intende per salvezza è essere sottratti al mondo e alla sua sopravvivenza; un'esistenza meccanica è per l'uomo un vero inferno, mentre risvegliarsi è entrare nel Regno, in paradiso.
Anche Gesù quindi, nella sua risposta, ribadisce la necessità di sforzarsi: molti cercano di entrare senza però aver abbandonato i fardelli dell'attaccamento, della gelosia, della possessività, e rimangono incastrati in questa porta.
Ma col tempo, dopo un lungo periodo di lavoro e di osservazione continua, ci accorgiamo che il momento dello sforzo è superato perché l’attimo di maggiore sforzo coincide sempre con l’assenza di sforzo.
L’assenza di sforzo è resa. Resa al momento presente.
E non c'è più volontà o resistenza al dolore, ma solo accettazione e abbandono alle Braccia dell’Esistenza. Perché il dolore è sempre una resistenza.
Resistenza al ciò che è, al momento presente.
In fondo alla Via, non ci sono più porte.

Ora, pieni di compassione per i nostri simili, come uomini e donne in grado di maneggiare correttamente la spada della verità, imploriamo di essere impiegati dal Signore come operai della messe!


Enrico D'Errico