4 settembre 2013

Tutta la fame del mondo


Per valutare in maniera profittevole anche un problema così apparentemente insormontabile come quello della equa distribuzione del cibo, è necessario elevare il nostro punto di osservazione ampliando la coscienza. Tutte le iniziative sociali che non vengono realizzate secondo questo principio, sono destinate a fallire o a provvedere soltanto momentaneo sollievo se non addirittura a creare dipendenza fra coloro che ricevono aiuto e chi questo aiuto lo fornisce.

Naturalmente l’umanità non è altro che una grossa famiglia. Utilizzando la Legge “come in basso, così in alto”, possiamo osservare che i fenomeni che riguardano i piccoli gruppi familiari in cui viviamo, sono gli stessi che si concretizzano a livello mondiale. I genitori, quasi tutti i genitori di questo vecchio mondo che sta passando, hanno desiderato far figli soprattutto per ricevere qualcosa in cambio: mano d’opera gratuita o a basso prezzo, affetto, assistenza per la vecchiaia.

La sacralità che stiamo scoprendo nell’essere umano, è quella che ci consentirà di accogliere figli con la consapevolezza che sono creature del Padre, anime che si incarnano grazie alla nostra collaborazione; il cuore ritrovato ci permetterà di occuparci personalmente dei nostri cari genitori in vecchiaia e fino alla loro morte. Ma per ora il modo in cui trattiamo i nostri figli e i genitori è ancora primitivo: neonati buttati nei cassonetti della spazzatura, adolescenti obbligati a prostituirsi, vecchi abbandonati nei ricoveri.

La Legge dello specchio, che immancabilmente si presenta sotto forma di eventi di difficile interpretazione, ci farà incontrare persone che si rapporteranno con noi così come noi siamo stati trattati da bambini, e che noi tratteremo secondo il criterio che abbiamo imparato in famiglia: “come mi puoi essere utile a sopravvivere?”
Estendendo la nostra osservazione ai paesi in via di sviluppo (sarebbe più onesto dire in corso di sfruttamento), essi sono la materializzazione esterna di qualcosa che è in noi: essa rispecchia il modo in cui stiamo trattando il nostro bambino interiore, i nostri figli, i genitori, i nostri vicini di casa, i nostri operai e così via.
Produrre un articolo in Polonia o in Pakistan, è per l’industriale che vive nei paesi ricchi (sarebbe più onesto definirli colonialisti), molto più conveniente che farlo dove lui vive e dove ha stabilito il suo ufficio dirigenziale. Ma in genere queste industrie portano vantaggio soprattutto a chi le gestisce, mentre gli operai sono pagati il meno possibile, lavorano in condizioni di elevato stress e tossicità, e gli scarti della fabbrica vengono immessi nell’ambiente senza alcuna precauzione

Aiuto come liberazione della propria coscienza
Quando i paesi socialmente più ricchi sostengono quelli in condizione più disagiata, in genere si comportano esattamente come coloro che, incontrando per strada un povero che chiede l’elemosina, si liberano le tasche da alcune monete di piccolo valore e così facendo tentano di rimuovere dalla coscienza i sensi di colpa che naturalmente sono presenti. Infatti qualcosa dentro di noi ci dice che quelle persone sono in quello stato di indigenza anche perché noi le costringiamo a lavorare per noi a paghe ridicole, e perché spesso sfruttiamo dalla terra tutto ciò che appartiene anche a loro.

Il progresso sociale è intimamente legato alla corretta valutazione e comprensione dei problemi.
E’ indispensabile inserire ogni problema in un contesto. Il mondo è malato?  Si, lo è. Allora possiamo intervenire con delle soluzioni palliative, sintomatiche o inserire la malattia in un contesto che le dia significato. Estrapolando un evento da un contesto non si capisce nulla e i provvedimenti che vengono presi sono ridicoli. 
Se esaminiamo le cose in maniera più saggia e lungimirante possiamo capire che l’evoluzione dell’umanità è ancora ad un livello piuttosto primitivo. Sul pianeta le cose procedono in un modo che sfugge  totalmente al controllo di coloro che vi abitano. È una sorta di circolo vizioso, perché non è possibile prendere provvedimenti utili se si usa una mente di tipo ordinario, la mente carnale, i cui processi sono influenzati proprio dalla stessa atmosfera del pianeta in cui si vorrebbero fare miglioramenti.

La soluzione ai cosiddetti problemi sociali passa attraverso lo sguardo che rivolgiamo al pianeta e alle creature che lo popolano. Se li vedo solo come bestiole da sfamare penserò che basti una ciotola di cibo ogni tanto. Se invece li considero miei fratelli e il mio cuore si riempie di compassione, non potrò permettere che neanche un singolo essere umano soffra la fame, ma sarò piuttosto disposto a morire pur di salvarlo. Ma la salvezza non può riguardare il solo sostegno alimentare. La Salvezza è solo quella che passa attraverso la comprensione dello sguardo con cui il Cristo osservava e osserva tuttora il mondo. Gesù non è più il bimbo nella mangiatoia e non è neanche più sulla croce a soffrire. Cristo è risorto e proprio questa risurrezione prefigura la resurrezione che tutto il genere umano sta vivendo in questo momento di passaggio dal vecchio al nuovo mondo, in questa sorta di balzo quantico che sta portando proprio adesso il pianeta ad una nuova “età dell’oro”, all’avvento del Regno di Dio.

Se non prendiamo esempio da Gesù, il governante dell’universo autorizzato a governare direttamente dal Creatore di ogni cosa, non riusciamo mai a prendere provvedimenti sociali utili.
Quale é  lo sguardo del Cristo mentre si rivolge al genere umano? La scrittura biblica di Matteo 9:36 ci può illuminare in questo. Il Signore mentre osserva le persone le vede come un gregge senza pastore ma le vede anche come singoli individui figli di Dio, persone che soffrono durante la loro esistenza quotidiana e durante il loro cammino evolutivo. Naturalmente Gesù è spinto dalla sua immensa misericordia, e la  profondità della compassione che arriva a provare, è per noi, che viviamo nella coscienza del mondo, di difficile comprensione. La stessa compassione che prova il Padre, e con il suo sguardo privo di sentimentalismo e pregno di estremo amore ha preso provvedimenti già molto tempo fa’ e i cui effetti si fanno notare sul pianeta con tempi che in genere sfuggono alla nostra visione meccanica delle cose.

L’umanità si trovava da secoli in una situazione evolutiva ristagnante, o con un progresso veramente lentissimo. Ecco perché è stato deciso di inviare un Salvatore. Ecco perché Gesù si è incarnato nel seno di Maria, per poi divenire il Cristo all’età di 30 anni e portare a termine quella parte del suo incarico con i tre anni di predicazione finiti poi nel sacrificio della crocifissione che, mediante il sangue, ha impregnato il suolo del pianeta di tutte le qualità che il Cristo possiede. Ecco perché è così importante comprendere con il cuore il piano di Dio, ecco perché possiamo chiedere al Cristo di lasciarsi mangiare da noi attraverso il processo del pane e del vino che si consumano nell’eucaristia. In questo modo noi chiediamo al Cristo di abitare nel nostro, nel suo tempio sacro, il corpo che abbiamo. Mangiando letteralmente corpo e sangue di Cristo diveniamo di giorno in giorno simili a Lui, diveniamo in realtà Lui stesso. Gli spazi di tenebre che occupano il nostro piano vitale fanno posto poco alla volta alla luce. Ecco cos’è l’illuminazione, semplicemente il processo mediante il quale, gradatamente e anche ad andamento di tipo balzo quantico, diveniamo parte del Cristo, il Cristo prende possesso di ciò che è sempre stato suo, l'edificio  che era stato temporaneamente abbandonato alle orde vandaliche dei demoni.
Ecco perché forse proviamo tanto disagio alla vista di case abbandonate in cui i vandali hanno rubato, sfruttato e distrutto ogni cosa: è perché sentiamo una forte assonanza con ciò che stiamo permettendo ai demoni di fare con l’edificio del nostro corpo.

Ti supplico, amico e fratello che leggi queste parole, poniti in silenzio e ascolta.
Tutto l’essenziale è già presente, il Logos continua ad esprimersi perfezionando il perfettibile.



Divieni consapevole che sei come  un arciere che si esercita costantemente con il tiro con l’arco. Nella prima fase dell’addestramento fallisci il bersaglio quasi ad ogni tiro. Pian piano le tue frecce cominciano a non cadere più sul terreno ma a colpirlo, fino ad arrivare al tempo in cui ogni colpo va immancabilmente al centro: è quello il giorno in cui avrai consentito al Padre di impugnare l’arco e tirare al tuo posto, o meglio, il giorno in cui avrai completato l’incarnazione cristica in te

Enrico D'Errico

(Questo articolo è tratto dal mio libro "Io sono un'anima")