28 settembre 2013

Matrimonio e sacerdozio


Paolo l’apostolo, scrivendo ai membri della congregazione di Corinto (1° Corinti cap. 7), fornisce indicazioni molto preziose a coloro che, pur desiderando ardentemente servire Dio, vogliono prendere moglie o marito. Egli non era sposato e apprezzava molto la sua condizione perché gli permetteva di dedicarsi al Padre senza distrazioni; questa è la ragione per cui consigliava di non sposarsi. Ma il suo era un suggerimento, non un comando.

Invece, imponendo ai giovani sacerdoti di non sposarsi, la chiesa cattolica romana ha adempiuto la scrittura di Primo Timoteo, al capitolo 4 e ai versetti da 1 a 4, dove viene detto che “in successivi periodi di tempo alcuni si allontaneranno dalla fede, prestando attenzione a ingannevoli espressioni ispirate…….mediante l’ipocrisia di uomini che diranno menzogne, segnati nella loro coscienza come da un ferro rovente, i quali proibiranno di sposarsi.”
Così la chiesa ha creato migliaia di pedofili sodomiti che tanti bambini hanno rovinato per sempre e che tante famiglie hanno gettato nella disperazione.
Cerchiamo di imparare tutti questa lezione: repressione porta a perversione.

Il sesso è naturale e non va demonizzato o represso. Alcuni sacerdoti desiderano donarsi completamente al Cristo, ma lo fanno spontaneamente; altri invece s’impongono forti limitazioni, reprimendo un desiderio sessuale fortissimo. Se poi un prete ha già perduto il favore di Dio per altre ragioni, certo non riuscirà a padroneggiare da solo quell’impulso che, ben presto, si trasformerà in un pensiero costante, un’ossessione; presto o tardi sarà trascinato a commettere qualche azione abominevole, mentre, se avesse potuto sposarsi, e fosse stato educato a non considerare il sesso un peccato, magari sarebbe stato anche un buon sacerdote.

Anche Marco, nel suo Vangelo, al capitolo 7, ai versetti da 6 a 8, parla di un popolo che onora Dio con le labbra, ma il cui cuore è molto distante da Lui. Così la loro adorazione è vana perché insegnano comandi di uomini come dottrine. Essi danno più importanza alle tradizioni umane e trascurano i veri comandi di Dio.

Ma nonostante molti uomini deviati appartenenti ad alcune religioni di stato, abbiano da sempre affermato che il sesso è un desiderio demoniaco e che le donne sono pericolose, in ogni tempo numerosi esseri umani sono riusciti a comprendere profondamente la bellezza, la purezza e la potenza dell’energia sessuale. Comprendendo che il Padre non può aver creato nel corpo dell’uomo nulla di peccaminoso, non hanno agito su se stessi in maniera repressiva. Hanno sicuramente fatto esperienza del desiderio sessuale comprendendo con stupore e gratitudine che proprio quell’energia avrebbe potuto essere utilizzata per l’ascesi spirituale, per potersi unire maggiormente al Cristo e servirlo con più dedizione ed efficacia. Hanno operato in loro un vero e proprio processo alchemico, trasmutando un desiderio che abitualmente è localizzato solo nella zona degli organi genitali e ridistribuendolo verso l’alto in tutto il corpo, passando attraverso il seme di luce situato nel cuore.
Così, tutti i centri energetici del corpo che ancora erano parzialmente addormentati si attivano, e l’intelligenza, che prima era solo al servizio delle pulsioni legate alla sopravvivenza, diviene strumento nelle mani di Dio; gli occhi diventano fanali che illuminano chiaramente la strada da percorrere, fari il cui fascio di luce sia visto da lontano da chi ha bisogno di trovare un porto sicuro dove evitare ulteriori disastrosi naufragi. La gola diventa luogo sacro dove possano materializzarsi miracolosamente parole “come mele d’oro in cesellature d’argento” (Proverbi 25:11), parole lenitive e confortanti, pronunciate nel modo giusto e al momento opportuno; luogo dove realmente la voce sia il suono stesso di cui Il Padre ha impregnato la creazione sin da tempi indefiniti. (Giovanni 1:1-5)



De vita monastica

“In fondo al cuore dei monaci c’è qualcosa che dice loro come non possano essere felici in un’atmosfera dove la gente non cerca altro che il proprio piacere, il proprio tornaconto, la comodità, il successo.
Sono entrati in un monastero non per fuggire la realtà ma per trovarla: essi hanno sentito la terribile insufficienza della vita in una civiltà interamente dedicata alla caccia delle ombre”.* 

Il monaco o la monaca non sono un mezzo uomo o una mezza donna; il monaco e la monaca sono in genere persone intere che non temono di guardarsi allo specchio; persone che cercano la solitudine non per fuggire dal mondo ma perché vogliono conoscerlo attraverso la conoscenza di sé. Hanno bisogno di fare appello a tutto il loro coraggio per spogliarsi a una a una di tutte le maschere indossate in una vita intera di convenzioni e bugie. Hanno bisogno di spazio, tempo, silenzio per smetter di partecipare alla farsa collettiva e capire che la vera festa è da tutta un’altra parte; è proprio qui, al centro del loro cuore che un bel giorno esploderà, inevitabilmente, contagiato dal folle amore di Dio per il genere umano. Il monaco è sposo di Maria. La monaca è sposa di Cristo



Uno dei Padri della Chiesa affermava che se un monaco riesce a trascorrere del tempo a stretto contatto con una giovane vergine senza provare passione per lei, significa che ha imparato a tenere al giusto posto i desideri della carne e a mettere al primo posto il Cristo nella sua vita.

Penso che questa considerazione sia veramente interessante. 

Qualche anno fa ho avuto il privilegio di fare proprio questo genere di esperienza con una giovane donna francese e devo dirvi che è stata una delle cose più belle che ho ricevuto dall’esistenza.  Spero tanto di potervi parlare colmo dell’emozione provata mentre ero in una stanza con lei e che voi, ancora una volta mi ascoltiate con il cuore e non solo con la mente.

Stare in stretto contatto con una donna è qualcosa di meraviglioso: essa è veramente un prezioso dono del cielo e dobbiamo imparare a dimostrare apprezzamento per lei e i suoi talenti. È il Padre in persona che ha creato la donna donandola all’uomo come una perla preziosa di cui avere cura.
Provo una profonda sofferenza quando ricordo quanto male ha ricevuto la donna su questo pianeta, quanti soprusi ha subìto proprio da chi avrebbe dovuto proteggerla come un fiore delicato. E giunto il tempo di riparare i danni che le abbiamo procurato; si, lo abbiamo fatto tutti, ed io per primo riconosco la mia responsabilità e la mia partecipazione inconsapevole a tutto ciò. Grazie a Dio possiamo contare sul suo perdono, anche perchè Lui sa molto bene che non eravamo in grado di capire ciò che stavamo facendo. (Luca 23:34a).  Quindi, d’ora innanzi, ogni volta che incontriamo una donna, sia essa la benzinaia, nostra madre, la portinaia, nostra sorella, nostra figlia, nostra moglie, l’impiegata un po’ severa dell’ufficio postale sotto casa, la nostra segretaria, ricordiamoci che è Sacra, e che possiamo, se solo cambiamo il nostro sguardo, lenire le ferite che ha ricevuto nel passato a causa del nostro comportamento insensato. Sii disposto ad ammettere che c’era una parte di te, come essere vivente di questa creatura più grande che è la terra, ogni volta che è stata compiuta violenza sulla donna, ovunque sia stata commessa. Tu ora puoi fare ammenda, puoi pentirti dei tuoi errori e scusarti per quelli di tutti i tuoi fratelli maschi. Naturalmente non intendo dire che devi andare dalla tua vicina di casa e dirle che ti dispiace perché hai inconsapevolmente contribuito alle sevizie che il marito le infligge ogni settimana! Se fai così prima o poi qualcuno chiederà il tuo ricovero in un ospedale psichiatrico! No, intendo dire che devi riconoscere in segreto, nel silenzio dello spazio interiore di risveglio e purificazione che ti stai creando, che non vuoi avere più nulla a che fare con i comportamenti aggressivi nei confronti della donna, e che desideri essere utilizzato dal Padre per lenire le sofferenze inflitte a essa. Non è necessario che tu apra un monastero per sole donne entro la fine del mese; diventa tu stesso un rifugio, una rupe sotto cui trovare protezione, e tutti coloro che ti circondano, inevitabilmente se ne accorgeranno e cercheranno il tuo aiuto. Se sviluppi compassione per le donne esse lo sentiranno e si rivolgeranno a te per essere confortate; sapranno che potrai accoglierle e abbracciarle senza chiedere nulla in cambio, sicure che non saranno ancora una volta costrette a mercificare il proprio corpo in cambio delle tue attenzioni e del tuo denaro.

Se riesci a vedere quanta bellezza c’è in un altro essere umano, chiunque esso sia, e qualunque sia il suo atteggiamento nei tuoi e nei propri confronti, sarai portato a desiderare di sostenere il suo percorso e alleviare il suo dolore. Certo, non potrai andare dalla tua segretaria domani mattina dicendole
”Signorina: sono pronto a lenire il suo dolore”! Se sai che ha sofferto, ti sarà possibile cominciare a rivolgerle parole con uno spirito nuovo; magari le stesse parole di prima, come “Signorina, è pronta la lettera per il Signor Rossi?” ma con un calore diverso, con un delicato profumo di Casa, parole pregne di impercettibili messaggi e indicazioni per ritrovare la strada smarrita.

Enrico D'Errico

* Da “Le acque di Siloe” di Thomas Merton
Gran parte di questo post è tratto dal libro "Io sono un'anima".