Paolo l’apostolo, scrivendo ai membri della
congregazione di Corinto (1° Corinti cap. 7), fornisce indicazioni molto
preziose a coloro che, pur desiderando ardentemente servire Dio, vogliono
prendere moglie o marito. Egli non era sposato e apprezzava molto la sua
condizione perché gli permetteva di dedicarsi al Padre senza distrazioni;
questa è la ragione per cui consigliava di non sposarsi. Ma il suo era un
suggerimento, non un comando.
Invece, imponendo ai giovani sacerdoti di non sposarsi, la
chiesa cattolica romana ha adempiuto la scrittura di Primo Timoteo, al capitolo
4 e ai versetti da 1 a 4, dove viene detto che “in successivi periodi di tempo
alcuni si allontaneranno dalla fede, prestando attenzione a ingannevoli
espressioni ispirate…….mediante l’ipocrisia di uomini che diranno menzogne,
segnati nella loro coscienza come da un ferro rovente, i quali proibiranno di sposarsi.”
Così la chiesa ha creato migliaia di pedofili sodomiti che
tanti bambini hanno rovinato per sempre e che tante famiglie hanno gettato
nella disperazione.
Cerchiamo di imparare tutti questa lezione: repressione
porta a perversione.
Il sesso è naturale e non va demonizzato o represso.
Alcuni sacerdoti desiderano donarsi completamente al Cristo, ma lo fanno
spontaneamente; altri invece s’impongono forti limitazioni, reprimendo un
desiderio sessuale fortissimo. Se poi un prete ha già perduto il favore di Dio
per altre ragioni, certo non riuscirà a padroneggiare da solo quell’impulso
che, ben presto, si trasformerà in un pensiero costante, un’ossessione; presto
o tardi sarà trascinato a commettere qualche azione
abominevole, mentre, se avesse potuto sposarsi, e fosse stato educato a non
considerare il sesso un peccato, magari sarebbe stato anche un buon sacerdote.
Anche Marco, nel suo
Vangelo, al capitolo 7, ai versetti da 6 a 8, parla di un popolo che onora Dio
con le labbra, ma il cui cuore è molto distante da Lui. Così la loro adorazione
è vana perché insegnano comandi di uomini come dottrine. Essi danno più
importanza alle tradizioni umane e trascurano i veri comandi di Dio.
Ma nonostante molti uomini
deviati appartenenti ad alcune religioni di stato, abbiano da sempre affermato che il sesso è un desiderio demoniaco
e che le donne sono pericolose, in ogni tempo numerosi esseri umani sono
riusciti a comprendere profondamente la bellezza, la purezza e la potenza
dell’energia sessuale. Comprendendo che il Padre non può aver creato nel corpo
dell’uomo nulla di peccaminoso, non hanno agito su se stessi in maniera
repressiva. Hanno sicuramente fatto esperienza del desiderio sessuale comprendendo
con stupore e gratitudine che proprio quell’energia avrebbe potuto essere
utilizzata per l’ascesi spirituale, per potersi unire maggiormente al Cristo e
servirlo con più dedizione ed efficacia. Hanno operato in loro un vero e
proprio processo alchemico, trasmutando un desiderio che abitualmente è
localizzato solo nella zona degli organi genitali e ridistribuendolo verso
l’alto in tutto il corpo, passando attraverso il seme di luce situato nel
cuore.
Così, tutti i centri energetici
del corpo che ancora erano parzialmente addormentati si attivano, e
l’intelligenza, che prima era solo al servizio delle pulsioni legate alla
sopravvivenza, diviene strumento nelle mani di Dio; gli occhi diventano fanali
che illuminano chiaramente la strada da percorrere, fari il cui fascio di luce
sia visto da lontano da chi ha bisogno di trovare un porto sicuro dove evitare
ulteriori disastrosi naufragi. La gola diventa luogo sacro dove possano
materializzarsi miracolosamente parole “come mele d’oro in cesellature
d’argento” (Proverbi 25:11), parole lenitive e confortanti, pronunciate nel modo
giusto e al momento opportuno; luogo dove realmente la voce sia il suono stesso
di cui Il Padre ha impregnato la creazione sin da tempi indefiniti. (Giovanni
1:1-5)
De vita monastica
De vita monastica
“In fondo al cuore dei monaci c’è qualcosa che dice loro come non possano essere felici in un’atmosfera dove la gente non cerca altro che il proprio piacere, il proprio tornaconto, la comodità, il successo.
Sono entrati in un monastero non per fuggire la realtà ma per trovarla: essi hanno sentito la terribile insufficienza della vita in una civiltà interamente dedicata alla caccia delle ombre”.*
Il monaco o la monaca non sono un mezzo uomo o una mezza
donna; il monaco e la monaca sono in genere persone intere che non temono di guardarsi
allo specchio; persone che cercano la solitudine non per fuggire dal mondo ma
perché vogliono conoscerlo attraverso la conoscenza di sé. Hanno bisogno di
fare appello a tutto il loro coraggio per spogliarsi a una a una di tutte le
maschere indossate in una vita intera di convenzioni e bugie. Hanno bisogno di
spazio, tempo, silenzio per smetter di partecipare alla farsa collettiva e
capire che la vera festa è da tutta un’altra parte; è proprio qui, al centro
del loro cuore che un bel giorno esploderà, inevitabilmente, contagiato dal
folle amore di Dio per il genere umano. Il monaco è sposo di Maria. La monaca è
sposa di Cristo
Uno dei Padri della Chiesa affermava che se un monaco riesce
a trascorrere del tempo a stretto contatto con una giovane vergine senza
provare passione per lei, significa che ha imparato a tenere al giusto posto i
desideri della carne e a mettere al primo posto il Cristo nella sua vita.
Penso che questa considerazione sia veramente interessante.
Qualche anno fa ho avuto il privilegio di fare proprio questo genere di esperienza
con una giovane donna francese e devo dirvi che è stata una delle cose più belle che ho
ricevuto dall’esistenza. Spero
tanto di potervi parlare colmo dell’emozione provata mentre ero in una stanza
con lei e che voi, ancora una volta mi ascoltiate con il cuore e non solo con
la mente.
Stare in stretto contatto con una donna è qualcosa di
meraviglioso: essa è veramente un prezioso dono del cielo e dobbiamo imparare a
dimostrare apprezzamento per lei e i suoi talenti. È il Padre in persona che ha
creato la donna donandola all’uomo come una perla preziosa di cui avere cura.
Provo una profonda sofferenza quando ricordo quanto male ha
ricevuto la donna su questo pianeta, quanti soprusi ha subìto proprio da chi
avrebbe dovuto proteggerla come un fiore delicato. E giunto il tempo di riparare
i danni che le abbiamo procurato; si, lo abbiamo fatto tutti, ed io per primo
riconosco la mia responsabilità e la mia partecipazione inconsapevole a tutto
ciò. Grazie a Dio possiamo contare sul suo perdono, anche perchè Lui sa molto
bene che non eravamo in grado di capire ciò che stavamo facendo. (Luca 23:34a).
Quindi, d’ora innanzi, ogni volta
che incontriamo una donna, sia essa la benzinaia, nostra madre, la portinaia,
nostra sorella, nostra figlia, nostra moglie, l’impiegata un po’ severa
dell’ufficio postale sotto casa, la nostra segretaria, ricordiamoci che è
Sacra, e che possiamo, se solo cambiamo il nostro sguardo, lenire le ferite che
ha ricevuto nel passato a causa del nostro comportamento insensato. Sii
disposto ad ammettere che c’era una parte di te, come essere vivente di questa
creatura più grande che è la terra, ogni volta che è stata compiuta violenza
sulla donna, ovunque sia stata commessa. Tu ora puoi fare ammenda, puoi pentirti
dei tuoi errori e scusarti per quelli di tutti i tuoi fratelli maschi.
Naturalmente non intendo dire che devi andare dalla tua vicina di casa e dirle
che ti dispiace perché hai inconsapevolmente contribuito alle sevizie che il
marito le infligge ogni settimana! Se fai così prima o poi qualcuno chiederà il
tuo ricovero in un ospedale psichiatrico! No, intendo dire che devi riconoscere
in segreto, nel silenzio dello spazio interiore di risveglio e purificazione
che ti stai creando, che non vuoi avere più nulla a che fare con i
comportamenti aggressivi nei confronti della donna, e che desideri essere
utilizzato dal Padre per lenire le sofferenze inflitte a essa. Non è necessario
che tu apra un monastero per sole donne entro la fine del mese; diventa tu
stesso un rifugio, una rupe sotto cui trovare protezione, e tutti coloro che ti
circondano, inevitabilmente se ne accorgeranno e cercheranno il tuo aiuto. Se
sviluppi compassione per le donne esse lo sentiranno e si rivolgeranno a te per
essere confortate; sapranno che potrai accoglierle e abbracciarle senza
chiedere nulla in cambio, sicure che non saranno ancora una volta costrette a
mercificare il proprio corpo in cambio delle tue attenzioni e del tuo denaro.
Se riesci a vedere quanta bellezza c’è in un altro essere
umano, chiunque esso sia, e qualunque sia il suo atteggiamento nei tuoi e nei propri confronti, sarai portato a desiderare di sostenere il suo percorso e alleviare
il suo dolore. Certo, non potrai andare dalla tua segretaria domani mattina
dicendole
”Signorina: sono pronto a lenire il suo dolore”! Se sai che ha sofferto, ti sarà possibile cominciare a rivolgerle parole con uno spirito nuovo; magari le stesse parole di prima, come “Signorina, è pronta la lettera per il Signor Rossi?” ma con un calore diverso, con un delicato profumo di Casa, parole pregne di impercettibili messaggi e indicazioni per ritrovare la strada smarrita.
”Signorina: sono pronto a lenire il suo dolore”! Se sai che ha sofferto, ti sarà possibile cominciare a rivolgerle parole con uno spirito nuovo; magari le stesse parole di prima, come “Signorina, è pronta la lettera per il Signor Rossi?” ma con un calore diverso, con un delicato profumo di Casa, parole pregne di impercettibili messaggi e indicazioni per ritrovare la strada smarrita.
Enrico D'Errico
* Da “Le acque di Siloe” di Thomas
Merton
Gran parte di questo post è tratto dal libro "Io sono un'anima".