15 gennaio 2014

Non piangete i morti 3)

continua da "Non piangete i morti" 2)



Più felici ancora degli artisti e degli intellettuali sono coloro il cui più profondo interesse è stato riposto nei loro simili, quelli il cui maggiore piacere è stato di aiutare, di consolare, di insegnare. 
Poiché sebbene nel mondo spirituale non vi sia più povertà, fame, sete, freddo o cose di questo genere, si trovano tuttavia molti afflitti ai quali si può dar conforto, molti ignoranti ai quali si può insegnare.


Appunto perché in occidente si sa così poco dei mondo dell'oltretomba, vi si trovano molti che hanno bisogno di istruzioni circa la loro nuova vita ed uno che sa può aggirarsi in quel mondo offrendo informazioni consolanti. 
Bisogna tener presente che le parole "qua" e “là” si riferiscono ad un nostro erroneo apprezzamento, poiché il mondo "di là" è qui vicino a noi, continuamente, e non si deve pensare ad esso come se fosse lontano e difficile da raggiungere. 

Ed i morti ci vedono? Odono quello che diciamo loro? 

Certamente essi, ci vedono, nei senso che sono sempre coscienti della nostra presenza, che sanno se noi siamo felici od infelici; ma non odono le parole che diciamo né hanno coscienza dei particolari delle nostre azioni fisiche.
Basta riflettere un momento per comprendere quali debbano essere i limiti della loro facoltà di vedere. Essi dimorano nel corpo spirituale che tutti possediamo e che è un esatto duplicato dei corpo fisico nel quale è esclusivamente concentrata la nostra coscienza durante la veglia.
Abbiamo già detto che, come solo la materia fisica è percepibile al corpo fisico, così la materia spirituale è discernibile per mezzo dei corpo spirituale e quindi i morti vedono di noi solo il corpo spirituale. 
Quando siamo addormentati, usiamo quel veicolo e quindi per i morti siamo svegli, mentre quando ci svegliamo ad essi sembra che ci addormentiamo, perché, pur restando vicino a loro, non prestiamo più attenzione e non possiamo più comunicare con essi. Come quando un nostro amico vivente è addormentato, noi constatiamo la sua presenza, ma non possiamo comunicare con lui.
Così i morti si trovano nella stessa condizione: sono consci della nostra presenza, ma non possono comunicare con noi. 

La maggior parte degli uomini non ricorda nella veglia ciò che ha visto durante il sonno e crede quindi erroneamente di aver perduto i suoi morti, ma ad essi non sembra affatto di aver perduto i cari ancora viventi, perché li vedono.
La sola differenza per essi è che i vivi sono svegli per loro durante la notte ed incoscienti durante il giorno, precisamente il contrario di quel che accadeva quando erano nel corpo fisico. 

Ciò che seguendo l'espressione di S. Paolo noi abbiamo chiamato il "corpo spirituale" (e che più comunemente oggi viene detto "corpo astrale") è il veicolo dei nostri sentimenti, delle nostra passioni e sono quindi le nostre passioni ed i nostri sentimenti che noi mostriamo principalmente ai morti. Se noi siamo lieti essi se ne accorgono immediatamente, anche se non possono conoscere la ragione della nostra gioia e lo stesso fanno se siamo tristi, essi sentono e dividono la nostra tristezza pur non rendendosi conto della ragione del nostro stato.
Questo naturalmente mentre noi siamo svegli, perché non appena ci addormentiamo essi conversano con noi come erano soliti fare quando erano vivi e possono così sapere quanto desiderano sul nostro conto. 
Durante le ore di veglia noi possiamo dissimulare i nostri sentimenti, ma nel mondo superiore questo è impossibile, poiché essi si mostrano immediatamente con mutamenti visibili; e siccome tanti dei nostri pensieri sono collegati a sentimenti, così accade che anche la maggior parte dei nostri pensieri si mostri a quel mondo, mentre tutto ciò che si riferisce al pensiero astratto è assolutamente invisibile al corpo astrale.

Si osserverà che tutto ciò ha ben poca relazione con il Paradiso e con l'inferno di cui ci parlavano durante la nostra infanzia, eppure questi sono i fatti reali celati sotto quei miti. L'inferno non esiste, è vero, ma è evidente che l'ubriacone, l'avaro, l'uomo sensuale, ecc. si preparano per l'aldilà qualche cosa che può somigliare ad esso. Solo che non è eterno: dura finché le passioni non si sono esaurite ed i morti possono farlo cessare all'istante se sanno e vogliono dominare le loro brame terrene ed innalzarsi completamente sopra di esse. L'idea del Purgatorio come è inteso dalla Chiesa Cattolica si riferisce al fatto che le cattive qualità di un uomo debbono essere arse e distrutte attraverso la sofferenza prima che egli possa godere la beatitudine celeste. 

Questa costituisce uno stadio superiore della vita d'oltretomba e corrisponde ad un concetto razionale dei Paradiso. 
Quando tutte le brame egoistiche e basse sono scomparse nell'uomo egli passa in una condizione di estasi religiosa, oppure di elevata attività intellettuale, secondo il suo temperamento e secondo le linee lungo le quali si sono sviluppate le sue energie durante la vita terrena.
E’ questo per l'uomo un periodo di beatitudine suprema, di altissimo godimento intellettuale nel quale egli si avvicina alla realtà più di quanto gli fosse mai stato possibile prima. 
Ed è concesso a tutti, non solo a quelli che sono particolarmente pii e credenti. Non bisogna neppure considerarlo come una ricompensa, bensì come il risultato inevitabile del carattere che ciascuno ha sviluppato durante la vita fisica. 
Come la condotta di un uomo durante la sua gioventù influisce sulle condizioni della sua virilità e della sua vecchiaia, così la sua condotta durante la vita terrena ne determina le condizioni durante la vita d'oltretomba.
Essa d'altronde non è che uno stadio transitorio nella lunghissima vita dell'uomo, poiché essendo la vita d'oltretomba risultato della vita terrena, cioè di una causa finita, non può essere infinita.

La vita dell'uomo è ben più lunga e più grande di quanto generalmente si supponga: la scintilla che è stata emanata da Dio deve tornare a Lui e l'uomo è finora assai lontano dalla divinità. Tutta la vita evolve, poiché l'evoluzione è legge di Dio e l'uomo si sviluppa lentamente insieme a tutto il resto. 
Ciò che viene comunemente chiamato vita umana è in realtà solo un giorno della vera e lunga vita. 
Come nella vita fisica l'uomo si sveglia ogni mattina, indossa i suoi abiti, esce per il lavoro quotidiano ed al calare della sera si spoglia e si riposa per alzarsi di nuovo il mattino seguente e riprendere il proprio lavoro al punto in cui l'aveva lasciato, così quando l'uomo scende alla vita fisica assume la veste del corpo fisico e finito il lavoro di quella giornata (che chiamiamo vita) lo depone nell'atto che si chiama morte e passa nella condizione di riposo che ho descritto poco prima. 
Dopo un certo tempo riveste un altro corpo di carne e ricomincia un altro giorno di vita fisica, riprendendo la sua evoluzione al punto in cui l'aveva lasciata e questo dura finché egli non ha raggiunto la meta che Dio ha fissato per lui.

Tutto questo può sembrare nuovo e .. perché nuovo..perfino grottesco; tuttavia quanto è stato detto è suscettibile di prova ed è stato verificato, molte volte, da più persone anche di diverse culture. In un breve opuscolo non si possono che esporre alcuni fatti, ma chi prova dell'interesse per l'argomento può ritrovarlo diffusamente trattato in molti libri. 

Ci si domanderà forse se i morti non sono turbati dall'ansia per coloro che hanno lasciato sulla Terra. 
Accade talvolta e questo infatti ritarda il loro progresso; noi dobbiamo quindi, per quanto ci è possibile, evitare di disturbarli. I morti devono essere lasciati completamente liberi da tutte le preoccupazioni della vita che hanno abbandonato, affinché possano consacrarsi interamente alla nuova esistenza in cui sono entrati. Coloro che mentre erano in vita usavano ricorrere a loro per aiuto o consiglio devono ora cercare di fare da sé, perché dipendendo ancora mentalmente da loro, rinforzano i legami che li vincolano al mondo da cui debbono per il momento staccarsi.
Ecco perché è sempre opera motto buona prendersi cura degli orfani, perché in questo modo non si fa solo dei bene ad essi, ma si sollevano i genitori morti dall'ansia per i bimbi che hanno lasciato e si aiutano nel loro avanzamento. 

Coloro a cui durante la vita sono state insegnate dottrine religiose errate o paurose, soffrono spesso, appena morti, per il timore dell'avvenire che li aspetta, ma fortunatamente vi sono molti nel mondo spirituale che si consacrano all'opera di consolare e rassicurare quelli che sono così turbati, dando loro una spiegazione razionale dei fatti. 
E non solo vi sono morti che fanno questo, ma anche molti vivi, i quali durante il sonno si dedicano al servizio dei morti in questa maniera. 

Uno dei casi più penosi riscontrabili sulla Terra è quello della morte di un bambino che lascia i genitori desolati a piangere sulla culla vuota. Che cosa avviene dei bimbi in questo strano mondo spirituale? Di tutti quelli che vi entrano essi sono forse i più felici, quelli che si trovano bene più in fretta e perfettamente a loro agio. Essi non hanno perduto i genitori, i fratelli, le sorelle, i compagni di gioco che amavano, ma si intrattengono con essi solo durante la notte, invece che durante il giorno, quindi non provano alcun senso di perdita o di separazione.
Ed anche durante il giorno non si sentono soli, poiché là come qua, i bambini si riuniscono a frotte e giocano insieme in "Campi Elisi” pieni di rare delizie. 

Noi tutti sappiamo quanto i bambini si divertano a rappresentare scene fantasiose, immaginando di essere quello o quell'altro personaggio, in ogni tipo di avventura meravigliosa e fantastica: ebbene, nella materia così sottile di quel mondo superiore, i pensieri assumono all'istante forme visibili e quindi un bambino che immagini di essere un eroe prende temporaneamente l'aspetto di esso. Se desidera un castello incantato, il suo pensiero subito lo costruisce; se vuole un esercito, immediatamente un esercito è ai suoi comandi. Fra i morti le schiere dei bambini sono sempre gioconde, talvolta anzi sfrenatamente allegre. 

Ed anche i bimbi che hanno a disposizioni religiose trovano nel mondo celeste ciò che forma oggetto delle loro aspirazioni poiché gli Angeli ed i Santi esistono realmente e coloro che vi credono e li invocano sono attirati da essi e li trovano più splendidi o più belli di quanto avessero mai immaginato. Neppure coloro che vorrebbero vedere Dio stesso in forma materiale sono delusi, poiché trovano nel mondo spirituale insegnanti amorevoli che spiegano loro che tutte le forme sono forme di Dio, che Egli è dappertutto e che coloro che servono ed aiutano le Sue anche più infime creature, servono ed aiutano Lui.
I bambini in generale si compiacciono di rendersi utili, di aiutare e consolare ed in quel mondo superiore trovano sempre modo di farlo ed intanto nelle loro peregrinazioni di pietà e di amore imparano la verità del detto: “In quanto l'avete fatto ad uno di questi miei più piccoli fratelli, voi l'avete fatto a me”.

Ed i bambini più piccoli, quelli che non possono ancora giocare? Non temete per essi: molte madri li aspettano ansiose di stringerli al loro seno e di accarezzarli come se fossero i loro. Normalmente questi piccoli restano solo breve tempo nel mondo spirituale e quindi ritornano di nuovo sulla Terra, spesso dalla stessa madre e dallo stesso padre. I monaci medievali inventarono la crudele dottrina che i bimbi non battezzati rimarrebbero per sempre nel cosiddetto "Limbo" separati da quanti li amavano.
Ora, è vero che il battesimo è un sacramento di innegabile efficacia, ma nessuno pensi neppure lontanamente che l'omissione di una semplice forma esterna possa sovvertire le leggi eterne e fare di un Dio d'amore uno spietato tiranno. 

Finora abbiamo parlato solo della possibilità di raggiungere i morti innalzandosi al loro livello durante il sonno, che è il modo naturale e normale, ma esiste anche il metodo anormale e non naturale offerto dallo spiritismo, per mezzo del quale i morti possono per qualche istante riassumere il velo di carne e tornare visibili agli occhi fisici. 
Gli occultisti non raccomandano questo metodo, in parte perché esso trattiene la persona morta dal corso naturale della sua evoluzione ed in parte perché tali pratiche sono molto incerte ed è molto facile essere tratti in inganno.
In questo breve opuscolo non posso dilungarmi su tale argomento, ma ne ho trattato ampiamente nel mio libro "LAutre cóté de la Mort'. Si troveranno narrati in esso casi in cui alcuni defunti sono tornati spontaneamente in questo mondo, manifestandosi in vari modi, generalmente perché avevano bisogno di qualche cosa. In tali casi il miglior atteggiamento da assumere è cercare di capire cosa desiderano e soddisfare, se possibile, il loro desiderio in modo che possano tranquillizzarsi. 

Ammettendo quanto ho esposto bisogna legittimamente dedurre che per quanto il dolore per la morte di una persona cara sia naturale, esso è un male ed un errore e che noi dobbiamo vincerlo. 
Non abbiamo ragione di affliggerci per i nostri defunti, poiché essi sono passati ad una vita ampia e più felice. Se ci rattristiamo per il fatto di esserci separati da loro, ci rattristiamo per un'illusione ed il nostro rimpianto è egoistico, perché abbiamo a cuore più la nostra apparente perdita che non il loro vero vantaggio.
Dobbiamo sforzarci di essere completamente altruisti, come deve essere ogni persona che ami veramente. 
Dobbiamo pensare non a noi, non a ciò che ci farebbe piacere, ma solo a ciò che è meglio per i nostri cari e più utile a loro progresso.

Se noi ci abbandoniamo al dolore, alla tristezza, alla disperazione, emaniamo una caligine che oscura il loro cielo. 
Appunto l'affetto che essi nutrono per noi, la loro simpatia, li rendono accessibili a questa nostra diretta influenza e noi dobbiamo adoperare il potere che ci da questo amore per aiutarli e non per ostacolarli. Vegliamo dunque, affinché i nostri pensieri siano sempre buoni ed i nostri sentimenti nobili e puri. 
Ciò richiede sicuramente coraggio da parte nostra, abnegazione e la forza per dimenticare completamente noi stessi nel desiderio ardente di dar loro il più grande aiuto possibile; ma tale è il nostro preciso dovere. 

Se supponiamo che i nostri defunti possano trovarsi in ansia per noi, cerchiamo di mantenerci sereni, in modo che essi non debbano essere inquieti. Se durante la loro vita fisica essi non possedevano nozioni esatte circa il mondo dell'aldilà, il mondo spirituale, cerchiamo subito di acquistarle noi per poterle trasmetterle a loro durante le conversazioni notturne che abbiamo con essi, per poterli sollevare ed incoraggiare. 

Cercate di comprendere l'unità dei tutto: vi è un solo Dio e tutti sono Uno in Lui. Se riusciremo a prendere coscienza dell'idea di questa unità dell'Amore Eterno, non potrà più esservi dolore per noi, poiché comprenderemo che vivi o morti noi siamo del Signore, che in questo mondo come nell'altro In Lui viviamo, ci muoviamo e siamo.. come scrive S. Paolo. 
L'atteggiamento di chi prova cordoglio per i morti è un atteggiamento da persona priva di fede o di conoscenza. Più si sa, più si è fiduciosi perché si sente con maggiore certezza che tanto noi, quanto i nostri morti siamo nelle mani di un Potere e di una Sapienza perfetti, guidati da un perfetto Amore.