11 gennaio 2014

Come una canzone

Essere musicista è bellissimo.
Colgo un'ispirazione sottile che mi giunge dall'alto, che ancora non ha una forma definita, come un vapore lieve, un profumo.
Ma, se pur leggera e impalpabile, essa è allo stesso tempo chiara, precisa e "chiede a gran voce" di essere portata su piani più materiali.

In un attimo quindi la arricchisco di elementi che colgo qui intorno, emozioni, concetti, atmosfere, ricordi o intenzioni, storie del presente o di ciò che sarà il mio futuro.
Arriva poi presto il momento di scendere ancor più nella materia e scelgo quindi il legno degli strumenti ad arco, l'ottone dei fiati, le pelli dei tamburi e comincio a materializzare la melodia e il ritmo.

Questo è il percorso di uno stimolo che giunge dal cielo, passa per il settimo chakra, arriva al cuore e quindi alle mie mani che suonano gli strumenti o torna alla gola che mi serve per cantare.

Oggi ho pensato che la vita è come le mie canzoni.
Quando in una composizione musicale trovo qualche disarmonia, qualche nota stonata o qualche percussione fuori tempo, semplicemente apporto delle modifiche; non mi metto a criticare la musica dicendo che è brutta e non mi piace: l'ho fatta io, perché dovrei lamentarmi?!?

E lo stesso è per la vita che creo: se essa non mi piace non perdo più tempo ed energia per criticarla; mi focalizzo su un aspetto, su una "nota stonata". Una volta che l'ho ben identificata, ora non mi resta che verificare cosa in me l'ha fatta manifestare all'esterno. Quindi porto attenzione, luce e amore su questa mia caratteristica e vedo che, una volta che si è trasmutata, con naturale prontezza, anche le circostanze esterne si "resettano" e quel che non mi piaceva sparisce.

Molti anni fa, in un libro di Michio Kushi, il maestro da cui ho imparato ad alimentarmi bene, lessi queste parole:
"Se guardate una cartina geografica vedete con chiarezza i confini delle nazioni, e ognuna è contraddistinta da un colore preciso, ad esempio il rosso per la Francia, il marrone per la Polonia, il giallo per l'Italia. Ma quando elevate il vostro punto di osservazione e volate su un aeroplano, affacciandovi al finestrino ciò che vedete è solo una terra stupenda con il verde dei prati, il marrone e il nero delle montagne, il blu del mare".

Spostandoci più "in alto", modificando il nostro punto di vista, e cioè la posizione da cui osserviamo le cose, i confini tra "noi" e "fuori" tendono a sparire.

Molte volte ho proprio la sensazione indescrivibile che non esista un confine tra la mia musica e la realtà circostante: ed è allora che l'esistenza si trasforma in uno spettacolo sublime.

Enrico D'Errico