5 gennaio 2014

La malattia: una nuova comprensione si fa strada (6)

Io vivo con una donna di 82 anni, Giuliana, mia zia.
Suo padre, per me il nonno Silvano, io non l'ho mai conosciuto perché nel 1944 un gruppo pseudo-partigiano lo prelevò dalla sua casa; dopo tre giorni di torture sia fisiche che psichiche fu denudato e ucciso a colpi di pistola, in un bosco; il suo cadavere fu ritrovato poco tempo dopo, coperto dalla neve che nel frattempo era caduta dal cielo.

Dopo tre anni vissuti con Giuliana, nei quali ho provato quotidianamente pesanti disagi, fedeli testimoni di mie caratteristiche da indagare e amare per poter essere alchemizzate, in questi giorni qualcosa è cambiato.
Il processo di risveglio della coscienza avviene sia gradatamente che per balzi improvvisi; ciò che è avvenuto in me nei giorni a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno ha seguito questa seconda modalità.

Quella sera, quando mio nonno venne prelevato, fu lei, allora giovinetta dodicenne, ad aprire la porta ai suoi carnefici.
Da molti anni so che lo sviluppo intellettuale ed emotivo di una persona subisce un rallentamento, se non addirittura un drastico arresto, in corrispondenza di un forte evento traumatico. Il padre di Giuliana fu ucciso e già questo fatto costituisce di per sé una tragedia; ma ciò che rese questo evento ancora più drammatico è il fatto che fu lei ad aprire quella porta.
Silvano, come ogni sera, arrivando a casa, prima di cambiarsi d'abito, appese l'orologio a un chiodo accanto alla sua scrivania, salutò con la consueta gentilezza la sua famiglia,
poi, poco dopo.....toc toc......





Silvano aveva alcune caratteristiche del guerriero.
So che parlando con sua moglie, più di una volta aveva detto che piuttosto che rinnegare il suo credo politico si sarebbe fatto uccidere. La morte violenta fu proprio ciò che attirò nella sua vita. Non so dire se questa sua scelta fu caratterizzata da audacia o da follia, ma certo ora riconosco in me parecchie cose di lui: alcune sono qualità apprezzabili, altre sono caratteristiche su cui portare più luce per farle salire di ottava.

Come dicevo fu Giuliana ad aprire l'uscio di casa e per questo lei si convinse che il padre fosse stato ucciso per colpa sua.
Conoscendola da tanti anni sono sicuro che lei non abbia mai sfogato il suo dolore, non abbia mai parlato con qualcuno che potesse aiutarla, confortarla, né in famiglia e né fuori.
La psicoterapia, che ancora adesso in fondo è considerata da molti "una cosa che serve a quelli un po' matti", a quei tempi certo non era molto in voga.
Sia lei che Ornella, mia madre, sono cresciute con forti psicopatie che mai sono state prese in considerazione; mia madre se le è portate con sé nella tomba, senza averle elaborate, Giuliana invece potrebbe ancora fare in tempo almeno a parlarne con me.

Ma vi stavo raccontando del piccolo balzo di consapevolezza avvenuto in me in questo periodo.
Ho visto con mia dolorosa sorpresa quanto sia stato duro con lei; improvvisamente ho compreso che era necessario avere un approccio diverso. Da quell'istante ho sentito nascere in me un sentimento di tenerezza e mi sono reso conto che spetta a me confortare quella bambina traumatizzata.
Zia Giuliana ha un corpo fisico di donna anziana ma un corpo emotivo e mentale da bambina. Buona parte di sé è ancora ferma al 1944.

Non intendo fare nulla di particolare, di specificamente terapeutico con lei. So però che il mio accoglierla anziché respingerla con un senso di fastidio, sta cambiando molto la nostra relazione e forse modificherà un poco il suo sviluppo mentale ed emotivo.
Il Dottor Edward Bach, lo scopritore dei famosi rimedi che portano il suo nome, disse che la cosa più bella che possiamo fare per gli altri è innanzitutto migliorare noi stessi.
Lo stesso concetto viene insegnato da Salvatore Brizzi quando afferma che il risveglio avviene soprattutto per irradiazione, per l'emanazione energetica ricevuta stando in contatto con una persona risvegliata.
Ognuno può portare le persone con cui viene in contatto al suo livello di coscienza anche senza fornire loro molte informazioni su come svegliarsi.

Io dedico buona parte della mia giornata a questo blog, a scrivere o fare musica e ciò ovviamente necessita di concentrazione. Giuliana viene spesso a "disturbarmi" con il suo costante bisogno di attenzione, con il suo bisogno compulsivo che qualcuno le dica "brava!". E' evidente che questo bisogno abbia molto a che fare col suo senso di colpa.
Come un soldatino zelante dedica tutta la sua giornata a pulire la casa e ad accudire altre persone anziane: è chiaro che sta cercando invano di liberarsi dal peso della colpa.
Adesso, ogni volta che mi cerca, non mi sento più infastidito ma la accolgo con amore e la ascolto con attenzione. 
L'atmosfera in casa è cambiata.

Benedico l'Esistenza che mi ha permesso di vivere qui a contatto di Giuliana che, senza saperlo, mi sta aiutando a portare più luce nella mia zona d'ombra.



Sul senso di colpa 
Nei precedenti articoli ho già parlato dei sensi di colpa ma vi riporto qui la parte del mio libro, aggiornata di recente, riguardante questa psico-patologia.

            "Su quest’argomento molte pagine sono state scritte e 
molti “esperti” ritengono che il senso di colpa sia una cosa sana e naturale, un’utilissima protezione; altri affermano che sia solo un fardello da gettare al vento senza pensarci su due volte.

Peccare significa letteralmente “mancare il bersaglio, fallire”.
L’arciere inesperto, ma che già anela al Regno, si esercita nel tiro con l’arco, tenta di centrare il bersaglio e lo fallisce. Continua a lanciare le sue frecce sino a che finalmente la concentrazione migliora e il suo corpo è trasportato in uno spazio sacro in cui la mente sparisce, le mani che tendono l’arco spariscono, la freccia sparisce e rimane solo il centro da colpire, e sa che non sarà lui a farlo ma una forza superiore che guiderà il suo lancio.

In questo bellissimo pianeta, teatro delle nostre sfide quotidiane, ogni volta che commettiamo un errore, manchiamo un bersaglio e pecchiamo, tendiamo a sviluppare un sentimento che è stato definito senso di colpa; questo avviene costantemente nelle situazioni più disparate, come l’esserci dimenticati di chiamare la mamma anziana per sapere come sta, l’aver bruciato nel forno la torta che aspettavano tanto i nostri nipotini o aver lasciato nostro marito per un altro uomo.
Ma come posso trovare una condotta equilibrata in questa marea di pensieri e di emozioni discordanti che brulicano nei miei corpi? Quale opinione posso seguire, quale pietra di paragone usare per non fallire più il bersaglio perfezionando il mio tiro? Io non ho altra risposta che questa: l’unica pietra di paragone per valutare le nostre azioni è la Bibbia e l’unico Maestro al quale rivolgersi per guidare le frecce del nostro arco è Gesù Cristo. Questo è veramente rivoluzionario, questo è realmente controcorrente! 

Nel mondo esistono due tendenze: le persone possono sentirsi permanentemente  in colpa per tutto, anche la più banale sciocchezza, o cercare di spazzare via dalla coscienza i rimorsi perché ritenuti non idonei a godersi la vita. 
O si lasciano immobilizzare dalle conseguenze emotive dei peccati o vivono alla maniera del “mangiamo e beviamo che tanto si vive una volta sola”……passando come un carro armato sopra ogni sentimento umano, nostro e del prossimo.


Perdonare
A differenza delle pseudo-soluzioni duali del mondo, il perdono ci può alleggerire da ogni peso, da ogni pesante rimorso.
Amare e perdonare sono strettamente connessi: non è possibile amare se prima non si è fatto completamente pace con se stessi, se non ci si è rincontrati, conosciuti e apprezzati per ciò che si è scoperto di essere.

Pensa a come ti vede Dio. Dio ti vede per ciò che realmente sei: bellissimo, sfolgorante di luce, carico d'amore, pieno di ogni virtù e qualità perfetta: in definitiva, quando ti guarda, Dio vede se stesso.
Sei un inviato speciale sul pianeta Terra, incaricato direttamente da lui per fare esperienza di sé.
Tu, per compiere questa missione impieghi migliaia di vite e un'enorme  quantità di anni; per lui, che ovviamente non è sottoposto all'ipnosi di cronos, non è che un battito di ciglia. 
Quelle qualità che lui vede pienamente mature e ridondanti, tu ancora ti stai sforzando di svilupparle a costo di enormi sacrifici.
Un tempo eri caparbio, cocciuto, testardo come un mulo; ma pian piano queste tue caratteristiche diventeranno la tua determinazione, la tua incrollabile tenacia.
Sei stato, e ancora forse sei, un vile e un codardo; poco alla volta stai diventando più coraggioso e un giorno sarai senz'altro un audace guerriero.
Quindi Dio non ti vede per ciò che sei adesso, non ti giudica per certe caratteristiche ancora così grossolane. Lui ti ama moltissimo, e ti valuta per il tuo potenziale, per ciò che diventerai e farai, ma che per lui sei già adesso.


Se per il Padre non ha alcuna importanza ciò che hai fatto prima, perché tu devi continuare a giudicarti e condannarti severamente? Tu sei una creatura bellissima e non lo sai, ed è per questo che non ti ami; se ti conoscessi davvero non avresti altra possibilità che amarti, perché ciò che scopriresti sarebbe un giardino interiore di enorme ricchezza. Quando ti ritroverai scoprirai una fonte di acqua pura zampillante, sorgente di Vita per te e coloro che t’incontrano. Quando avrai scoperto chi sei e perché sei qui, sentirai la vita che scorre attraverso di te e ti conduce dove è giusto e piacevole che tu vada.

Quando tu, anima bella, non sei in grado di gestire i tuoi corpi, essi rubano la tua energia per generare quintali di pensieri ed emozioni contrastanti che procurano inevitabilmente stress e smarrimento, frustrazione e confusione.
Ma quando sei Uno con Dio, ogni giorno la vita è un’avventura fantastica, dove sei un cavaliere chiamato a gesta nobili e virtuose, un Uomo al servizio dei poveri di spirito e degli afflitti.

Sino a che provi senso di colpa o senti rancore e inimicizia per qualcuno questo è segno che ancora non ti conosci a fondo, e che dentro di te c’è risentimento e odio per te stesso, o meglio, per ciò che credi di essere o di aver fatto di sbagliato."


Enrico D'Errico