3 febbraio 2020

Sulle passioni maggiori




Con questo articolo riprendo a dedicarmi ad un argomento "spinoso e fastidioso". Le persone non amano prendere in considerazione di poter essere golose, vanitose o depresse. A me pare evidente che tutta l'umanità sia affetta dalle patologie descritte nelle passioni maggiori, affetta così profondamente da non rendersene più neanche conto.
Questo post quindi appartiene alla serie sulle passioni maggiori o sette peccati capitali.

Ecco il link per leggere l'articolo precedente sull'accidia, il quale contiene tutti gli altri collegamenti per i post inerenti all'argomento:
https://enricoderrico.blogspot.com/2013/12/laccidia.html

I Padri del deserto nel loro cammino anelavano all'unità con gli altri e con Dio. Desideravano discernere nell'uomo ciò che fa da ostacolo alla realizzazione del suo vero essere, ciò che impedisce lo sviluppo della vita dello spirito nel suo essere, nel suo pensiero e nel suo agire.

Evagrio Pontico distingue otto sintomi alla radice dei nostri comportamenti, sintomi di una malattia dello spirito o malattia dell'essere:
  1. Gastrimargia: non si tratta solo di golosità ma di ogni forma di patologia orale.
  2. Philaguria: non comprende soltanto l'avarizia ma tutte le forme di "stitichezza" dell'essere e di patologia anale.
  3. Porneia: non solo fornicazione, masturbazione ma ogni forma di ossessione sessuale, di deviazione e compensazione della pulsione genitale.
  4. Orgé: la collera, patologia dell'irascibile
  5. Lupé: depressione, tristezza e malinconia.
  6. Acedia: acedia, depressione con tendenza suicida, disperazione, pulsione di morte.
  7. Kenodoxia: vanagloria, inflazione dell'ego.
  8. Uperèphania: orgoglio, paranoia, delirio schizofrenico.
Questi otto sintomi avranno una lunga storia: da San Giovanni Cassiano fino a Gregorio il Grande il quale, nei "Moralia", sopprime l'acedia ma introduce l'inuidia (l'invidia) e dichiara la superbia "fuori gioco" come regina dei vizi, il che porta il numero a sette; così gli "otto sintomi" diverranno "i sette vizi capitali" il cui elenco venne diffuso dalla Controriforma. Il moralismo farà dimenticare poco a poco il carattere "medico" della loro analisi; all'origine questi vizi furono visti come una sorta di cancro psico-spirituale o di cancro del libero arbitrio che rode l'anima e il corpo umano e che distrugge la sua integrità. In effetti, si tratta di analizzare le loro influenze negative sulla libertà, che disorientano l'uomo e gli fanno perdere il senso della sua finalità teo-antropica. 

Nei prossimi articoli esamineremo brevemente alcune di queste patologie cercando, come in un trattato terapeutico, la causa dei sintomi e il rimedio che può essere proposto.
Questo articolo prosegue con quello sulla gastrimargia.

(questo e i successivi post sulle passioni maggiori sono in parte tratti dal libro "L'Esicasmo di Jean-Yves Leloup)