14 aprile 2014

Dal vostro inviato nella capitale

Sto placidamente sorseggiando un orrendo caffè d'orzo, in vetro, come usa qui. Nel frattempo la mia attenzione, che si sta dividendo tra il gusto indescrivibile che ho in bocca, il tintinnio delle tazzine depositate con sgarbo nel lavandino del bar-chiosco proprio di fonte al gasometro, nel quartiere Testaccio, il profumo della mia Camel senza filtro non ancora accesa e le parole inutili che escono dalla bocca dei miei vicini di tavolino - per forza, purtroppo, un attimino, penso che, secondo me, però è un problema (problema è una delle parole più pronunciate su questo bel pianeta!) - mi porta a riflettere anche su una cosa che è da molti giorni che volevo condividere con voi: siamo degli spreconi!
Sono certo che questa "cosiddetta crisi" stia costringendo a riflettere i pochi che riescono a farlo. Finchè c'è abbondanza di cose materiali, nessuno ripeto nessuno, apprezza veramente fin in fondo ciò che ha. Il Padre ha elargito per millenni tutto ciò che serve un essere umano per essere felice; ma quanti l'hanno mai veramente apprezzato? Credo veramente pochissimi.
A questo punto l'esistenza ha, per così dire, chiuso i rubinetti; eppure non c'è nessuno che rifletta veramente su quello che sarebbe necessario fare a questo punto: non solo ridurre gli sprechi ma, soprattutto, studiare la storia dell'umanità, vederne la ciclicità, comprendere che è necessario fare un cambiamento interiore e non correre ai ripari in maniera caotica e inefficace.

Personalmente mi sento perfettamente calato nel pensiero dell'apostolo Paolo, il quale affermava che è possibile sentirsi bene indipendentemente dalle circostanze.

Continua nella seconda parte

Enrico D'Errico
 egosumanima