Osservarsi è meraviglioso.
All’inizio questo Lavoro su di sé è decisamente faticoso e
necessita di sforzo e impegno costante; spesso ci infastidisce il fatto di
vedere che riusciamo a focalizzarci su noi stessi solo per pochi momenti al
giorno, e ci scoraggiamo.
Ma lamentarsi ci fa perdere proprio l’energia che serve per osservarci: ecco quindi il circolo vizioso in cui intrappoliamo noi stessi.
Ma lamentarsi ci fa perdere proprio l’energia che serve per osservarci: ecco quindi il circolo vizioso in cui intrappoliamo noi stessi.
A volte però col tempo riusciamo a gestire meglio le nostre
emozioni inferiori, quindi la presenza aumenta e ci ricordiamo di noi stessi
sempre più frequentemente.
Continuando a lavorare in maniera indefessa, un bel giorno
la grazia scende su di noi a ridestarci finalmente dal sonno.
Naturalmente ciò non significa che chi è risvegliato non
abbia più bisogno di osservarsi: restano - e ci saranno sempre – zone d’ombra
su cui portare luce, meccanismi da stanare, caratteristiche da alchimizzare.
Oggi il Maestro mi ha ripresentato un vecchio compito che
avevo riconsegnato in bianco, irrisolto: riguarda la relazione con Francesco,
mio padre.
Parlare, comunicare con lui mi riusciva molto difficile; io
tentavo ripetutamente di instaurare spazi e tempi in cui potergli parlare,
aprirgli il mio cuore affinché potesse conoscermi e di conseguenza guidasse
il mio cammino. Ma il muro del suo giudizio su di me era irremovibile; era
impossibile scalfire la sua costante determinazione a mostrare il suo disprezzo
e la disistima per quel che ero e ciò che facevo.
Mi chiusi in me stesso sempre più e ormai i nostri contatti
erano sparuti e in genere utilizzati solo per litigare. Soffrivo molto e dentro me
crescevano di giorno in giorno l’acrimonia e l’amarezza. Da un lato sentivo
presente in profondità la mia missione ma non sapevo come liberarmi dalla morsa
dell’angoscia generata dal pesante giudizio di mio padre.
I miei talenti erano già emersi in modo evidente ma mi sentivo costretto a esprimerli quasi di nascosto, come un ladro, come uno che non fa quel che dovrebbe per essere accettato dalla famiglia e dalla società.
I miei talenti erano già emersi in modo evidente ma mi sentivo costretto a esprimerli quasi di nascosto, come un ladro, come uno che non fa quel che dovrebbe per essere accettato dalla famiglia e dalla società.
Francesco, come sapete, faceva il notaio e certo gli era
difficile stimare un figlio poeta, scrittore e musicista; non corrispondevo per
nulla al suo modello ideale per me: percorso di studi brillante, laurea in
legge e quindi una carriera nella magistratura, oppure uno studio legale o
notarile.
La distanza fra noi era molto grande e ormai, quando lui a
75 anni si ritirò in pensione, non avevo neanche voglia di andarlo a trovare per
sapere come stava.
Mamma Ornella – Tagliagambe di cognome!!! – ovviamente aveva
espletato per tutta la vita il suo “sacro compito” di segare le gambe ai componenti
della sua famiglia e vessava il marito in continuazione. Il lavoro di
prendersi cura di lui era svolto da tre persone, incaricate e pagate da lei: un
badante, un autista-giardiniere-stalliere tuttofare, una domestica.
Ma… vi dicevo del Maestro che ti ripresenta il compito….
A volte, quando ormai la capacità motoria di papà si era
ridotta notevolmente, in assenza degli aiutanti incaricati, mi capitò di dovere
per forza farlo camminare, nutrire e lavare. Sapeste quanto mi pesava quel
compito e come mi fosse difficile manifestargli premura e interesse!
Tentavo di trovare ogni scusa possibile per non andare a
casa dei miei e un giorno mio padre morì lasciando dentro me rimorsi e un
compito che non avevo saputo risolvere.
Ecco, oggi, in un lampo di comprensione lacerante e gioiosa,
ho visto con chiarezza che questo compito mi è stato riproposto e stavolta lo
sto risolvendo con successo. Come? Ora ve lo spiego.
Come alcuni di voi sanno sto lavorando per una persona che
mi ha incaricato di insegnarle a prendersi cura di sé; lo sto facendo tramite
l’alimentazione e anche attraverso conversazioni riguardanti l’osservazione. La
situazione però è più complessa del previsto in quanto in casa sua vive anche
il padre, molto anziano e alcolista da almeno 60 anni.
Oltre che svolgere i miei compiti pattuiti mi sono trovato a
dovermi incaricare di gran parte dei lavori domestici, la cura dell’orto, del
pollaio e il taglio del fieno. Svolgo questi lavori con fatica ma al tempo
stesso sono molto gioioso di rendermi utile e di imparare tante nuove cose; ho
vissuto in campagna per molti anni e amo questo genere di vita.
Ora a tutto quel che faccio si è aggiunto pure il prendermi
cura del padre anziano ed è proprio in questa gravosa mansione che ho visto con
stupore che “Il Maestro”, l’Esistenza, il divino, mi hanno riproposto a
distanza di molti anni il compito che, avendo rinunciato ad occuparmi di
Francesco, era necessario svolgessi e risolvessi.
Ogni volta che preparo e servo il pasto al padre della mia
cliente, ogni volta che gli ricordo di prendere le medicine o stiro le sue
camicie, mi sembra di lavorare come se lo stessi facendo direttamente per il
mio babbo. Allora il tempo e lo spazio scompaiono, insieme alla fatica che i
miei corpi stanno sperimentando più che mai.
So che sto sciogliendo un nodo karmico, so che sto liberando
il mio gruppo familiare di un problema che si era incistato e cronicizzato da
molte generazioni.
Sono fiero di me e grato al Maestro che non si è dimenticato
di ripresentarmi il mio compito.
Cogliete al volo ogni opportunità la Vita vi porga lungo il
cammino; non desistete mai dal Lavoro su di voi, continuate a scovare le vostre
debolezze, gli aspetti della personalità più fragili, le qualità ancora
grossolane e, ogni qualvolta l’Esistenza vi presenti ancora i compiti che avete riconsegnato
in bianco, accettateli e risolveteli senza indugio:
osservarsi è meraviglioso.
Enrico D’Errico
egosumanima