Come potete ben immaginare, non ho alcuna intenzione di entrare in questioni dal tono scientifico convenzionale o argomentare riguardo alle indicazioni delle tendenze più moderne. Mi sembra lapalissiano che se sviluppo un’intolleranza alimentare devo anche vedere se c’è qualche aspetto della vita in cui sono duro e intransigente, se ci sono persone verso le quali sono intollerante, appunto. Forse non amo l’abitudine che ha mia figlia di portare i pantaloni calati sulla pancia, oppure mi danno fastidio i marocchini o i rumeni, o ancora, mi disturbano i dischi anni 70 che mia moglie ascolta così volentieri. Vi sembra sciocco? Beh, mi dispiace per voi, ma guardate che le cose potrebbero proprio stare in questo modo.
Ieri sera ho tenuto una conferenza a Roma, nel quartiere ardeatino, per un piccolo ma vivace gruppo di persone. Una di loro era molto interessata all'argomento delle intolleranze alimentari e, vedendo dalla mia brochure che io tengo un corso su questo argomento, mi ha chiesto se veramente sia possibile risolvere una difficoltà come questa. Io ho risposto che non può bastare solo cambiare alimentazione ma è necessario vedere la propria intolleranza, quello che nel mondo, nelle persone e quindi in noi stessi ci disturba: se non facciamo un lavoro su di noi, le intolleranze alimentari restano. Allora la persona ha replicato "e se ad essere intollerante è un bambino piccolo?"
Così prendo spunto da questa conferenza per ampliare insieme a voi questo argomento che avrebbe necessitato di almeno altre due ore per essere esaminato un po' a fondo.
I bambini, oltre ad essere stati nutriti forse in modo innaturale dai propri genitori, (il che potrebbe già aver creato problemi al loro delicato il sistema digerente) ereditano ovviamente da essi le loro stesse intolleranze psicologiche. Ma oltre a ciò il bambino è un'anima che si incarna come ogni altro essere umano portando con sé la sua preziosa unicità fatta di caratteristiche ben sviluppate e altre ancora ad uno stato primitivo; è ovvio quindi pensare che il bambino che nasce con intolleranze alimentari si sia portato dietro certe problematiche irrisolte da incarnazioni precedenti.
Ancora una volta l’esistenza ci obbliga ad arrivare alla
comprensione della semplice verità che non esiste un dentro e un fuori, un noi
e gli altri, ma un organismo unico fatto di creature destinate a riconoscere la
propria fratellanza in Dio. La legge dello specchio mi permette di scoprire
quello che non so o non voglio sapere di me, tutti quegli aspetti della mia
personalità che m’infastidiscono. Il progresso dell’umanità voluto dal Padre,
passa attraverso questo genere di raffinamento e non sono ammesse persone che
vogliono caparbiamente restare attaccate a una falsa immagine di sé, a una
maschera. Quando impariamo a conoscere e amare nell’altro una parte di noi,
quasi istantaneamente l’intolleranza sparisce, il sintomo diventa superfluo.
Gli scaffali delle librerie sono ormai pieni di libri
sull’argomento delle intolleranze alimentari; potrei dire, per fare un esempio,
che è alquanto singolare che l’uomo non riesca così frequentemente a digerire
il frumento, quando per millenni esso è stato il cibo base nella dieta di buona parte del mondo. Certo, restando sul piano puramente alimentare, possiamo dire
che il grano è proprio uno dei cereali più manipolati dall’uomo, o che il
nostro intestino è debilitato anche per:
- tutte le medicine e specialmente gli antibiotici che assumiamo “quando servono”.
- gli antibiotici che arrivano comunque nel nostro bicchiere attraverso il ciclo dell’acqua che dalla fogna arriva al mare e ai laghi, dove evapora per poi ritornare in terra come pioggia che percola nelle falde da cui estraiamo l’acqua per servire le nostre città, dove vivono persone che assumono antibiotici e la cui urina entra nella fogna e……..etc..etc.
- l’uso di droghe come lo zucchero, il caffè, la cioccolata, gli alcolici, il tabacco o altre sostanze voluttuarie più forti come l’hashish, la marijuana, l’oppio, la cocaina, la morfina, l’eroina, fino ad arrivare alle droghe completamente sintetiche come speed, crack e simili.
- la proliferazione dei parassiti come gli ossiuri e simili.
- l’inquinamento dell’acqua.
- l’inquinamento dell’aria.
- l’inquinamento del suolo.
- l’inquinamento elettromagnetico.
- la masticazione insufficiente.
- l’alimentazione a base di cibo industriale.
Tutto ciò è senz’altro vero ma è solo l’aspetto più
fisiologico del problema, il suo modo di manifestarsi sul piano fisico.
L’esperienza fisica è sempre la conseguenza diretta di ciò che è l’essenza
reale esistente su un piano più sottile e invisibile. I miei corpi assumono un
aspetto diverso secondo le varie influenze che subiscono, quella divina o
quella demonica. Muta non solo il mio aspetto fisico ma anche le mie
caratteristiche emotive e mentali. Un corpo sotto la guida divina sviluppa
qualità come l’accoglienza, la fiducia, la generosità, l’abbandono, l’umiltà,
la tolleranza; mentre invece sotto la guida demonica sviluppa la chiusura
verso il prossimo, l’insicurezza, l’arroganza, la gelosia, l’avarizia, la
superbia, il narcisismo, l’intolleranza.
E’ finalmente giunto il tempo della liberazione, il tempo in
cui ciò che è nascosto può essere svelato. Stiamo entrando
velocemente nel Regno, il luogo in cui la nostra coscienza si risveglia e dove
possono cadere i veli che ancora ci separano dalla presenza di Dio.
Enrico D'Errico
