Si tratta di un cattivo equilibrio psicofisico che polarizza ogni nostra energia a livello genitale. Una certa quantità di pulsioni erotiche sommergono la personalità e forti tensioni sessuali trovano il modo di scaricarsi solo nella masturbazione o nell’atto sessuale.
La porneia, a livello più profondo, è trattare il proprio corpo o il corpo dell’altro come una cosa, come materia senza anima, come oggetto di piacere e non come soggetto di amore.
Per i Padri, la castità è molto più che semplice continenza. Si tratta di un atteggiamento di rispetto nei confronti di se stessi e degli altri; è non posare su di essi lo sguardo che si posa sulle cose; palparli con le mani o selezionarli con la mente è un atteggiamento identico. La castità restituisce alla persona il suo mistero, la sua alterità non “consumabile”; la persona è un essere di comunione, di relazione, non un essere di consumo.
Evagrio Pontico propone un consiglio pratico per quelli che soffrono di queste pulsioni genitali dolorose e ossessive: bere di meno poiché, secondo la medicina antica, l’eccitazione sarebbe causata da una eccessiva umidità nel corpo. *
Oltre il lavoro manuale che procura una sana fatica, egli ricorda l’importanza della meditazione sulle Sacre Scritture. Poiché il cervello è il nostro principale organo sessuale, si tratta di sostituire un pensiero di lode ad un pensiero ossessivo. In quei momenti difficili non si tratta di lasciare la mente vuota ma di occuparla con l’invocazione del nome di Dio, di un canto o di qualsiasi altra preghiera.
D’altronde, la vera castità non si ottiene avendo paura di amare ma, al contrario, amando di più! Ossia rispettando l’altro nel suo carattere transpersonale, ”a immagine e somiglianza di Dio”, nella sua alterità che non deve essere svilita dai nostri desideri carnali.
*Ippocrate, De generatione, passim
